martedì 31 ottobre 2023

31.10.2023 - Rm 8,18-25 - Lc 13,18-21 - Il granello crebbe e divenne un albero.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 8,18-25

Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
1. GIÀ e NON ANCORA della salvezza: già salvi ma non ancora pienamente. SIAMO FIGLI DI DIO PER DONO, MA DOBBIAMO DIVENTARLO PER SCELTA; siamo figli di Dio per fede, ma un giorno lo vedremo faccia a faccia; siamo figli di Dio fragili e crocifissi, ma un giorno saremo gloriosi; amiamo il Padre in modo confuso e tentennante, ma un giorno saremo trasformati dal suo amore. NOI VIVIAMO NELL’ATTESA DI UN COMPIMENTO.

2. C’È SPROPORZIONE TRA L’OGGI DELL’UOMO E IL FUTURO DI DIO. L’uomo rischia di restare prigioniero dei suoi limiti, non cogliendo il progetto di Dio sulla storia. Bisogna ALLARGARE LO SGUARDO AL FUTURO PROMESSO, PER AVERE LA FORZA DI ESSERE FEDELI NEL PRESENTE, per resistere nelle prove, per superare le tentazioni disseminate lungo il cammino di ogni credente e di ogni Chiesa.

3. Il contrasto tra i LIMITI della realtà umana e la GRANDEZZA della promessa di Dio DÀ UN SENSO NUOVO ALLE COSE, le illumina con la luce della fede. Allora il male e la violenza presenti nella storia dell’umanità si trasformano nelle doglie del parto di un mondo nuovo; LE DEBOLEZZE UMANE DIVENTANO OCCASIONE PER FARE SPAZIO ALLA FORZA DELLO SPIRITO; i dubbi diventano invito a fidarsi di Dio e ad affidarsi nelle sue mani.

----------------------------------------------------

+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 13,18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 

 

Il vangelo di oggi ci presenta un Dio piccolo, piccolissimo. Un seme, un pizzico di lievito, nulla più. Piccolo di dimensioni, ma con dentro una bomba di energia: la grandezza di Dio non sta nel suo ingombro, ma nelle sue potenzialità. Che, tradotto, significa che la grandezza dell’amore (quello vero, quello che vince la morte) non risiede nell’appariscenza o nella visibilità pubblica, ma nel silenzioso e tenace crescere della speranza. Così si propaga il Regno di Dio.
Credere in questo non è facile ma ci aiuta a non scoraggiarci di fronte alle avversità, ma a confidare nell'aiuto di Dio.
Ricordati che nei momenti di buio e di difficoltà non devi abbatterti, ma rimanere ancorato alla fedeltà di Dio, alla Sua presenza che sempre salva. Ricordati questo: Dio sempre salva.

------------------------------------------------

Da piccolo a grande. Questa è la logica del Regno di Dio, secondo la dinamica del seme e del lievito; realtà nascoste, quasi impercettibili, ma che “formano” tutto il resto. Qual è la nostra logica?

-------------------------------------------------- 


📲 I MIEI SOCIAL:

AMIAMO LA VITA! MA COME LA VIVIAMO?

Amiamo la vita! Ma come la viviamo? 

Una autrice russa scriveva: «Amo la vita. Tutto il mio tormento consiste nella paura di non poterne godere abbastanza a lungo e appieno. Le giornate mi sembrano troppo brevi. Il sole tramonta troppo presto. Le estati finiscono così in fretta. La morte arriva così presto...» (Irène Némirovsky).

Amo la vita! Tutti noi l’amiamo! Ma, poi, come la viviamo? Per questo vale l’invito di Gesù a vivere la vita ad occhi aperti, con attenzione. In tensione verso qualcosa che arriverà nel momento in cui meno ce l’aspettiamo.

Amo la vita: ma devo essere sempre vigilante, sempre in piedi, sempre pronto. Scriveva san Basilio: «Che cosa è specifico del cristiano? Vigilare ogni giorno e ogni ora, ed essere pronti nel compiere pienamente la volontà di Dio, sapendo che nell’ora che non pensiamo il Signore viene».

La vita non va vissuta così, come viene. Ma deve essere una continua ricerca, una corsa, in volo. In noi ci sono straordinarie possibilità. Se continuiamo ad accontentarci delle piccole cose, non saremo mai capaci di compiere quelle grandi.

Finché ne abbiamo il tempo e le possibilità, viviamo di vita! Ripetiamo anche noi la bella preghiera del Salmo: «O Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta, arida, senza acqua... La tua grazia vale più della vita». Buona vita!

 

📲 I MIEI SOCIAL:


domenica 29 ottobre 2023

Mt 13,47-52 - RITO AMBROSIANO - II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

RITO AMBROSIANO

II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE
DOMENICA 29 Ottobre 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 13,47-52

1. “IL REGNO DEI CIELI È SIMILE…”. Che cos'è il Regno dei cieli? È GESÙ STESSO, CRISTO È IL RE, CRISTO È IL REGNO. Il Regno dei cieli si risolve dunque nel RAPPORTO PERSONALE CON CRISTO. Va cercato, va protetto, va vissuto... OGNI GIORNO…

2. La rete del Regno viene buttata in mare senza programmi: L’AMORE DI DIO NON SCEGLIE A PRIORI, MA SI RIVOLGE A TUTTI. Solo alla fine si potrà vedere la differenza tra i giusti e i malvagi e sarà un giudizio operato da Dio stesso, non dagli uomini. VIVI DELL’AMORE DI DIO… 

3. Sarai tu il DISCEPOLO del regno dei cieli. DALLA PAROLA DI DIO OGNI GIORNO POTRAI ESTRARRE “COSE NUOVE E COSE ANTICHE”. Sono le meraviglie della Parola di Dio che fa nuove e divine le nostre piccole e povere vite!  Siamo INFINITO…

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 13,47-52

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».


📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 26 ottobre 2023

A CHI APPARTIENE LA TUA VITA?

A chi appartiene la tua vita?

«A chi appartiene la tua vita? La mia vita appartiene a me». Questo è un pensiero comune fra i giovani. 

Ciò che unisce la domanda e la risposta è l’aggettivo possessivo: la mia vita. E qui sorge il primo dubbio: può essere la vita oggetto di un possesso? È come quando si parla dei “propri” figli: mio figlio, mia figlia... ma non ci suona forse un po’ eccessivo, fuori tono, alla fine sbagliato? Se non ci suona così ci pensano i “nostri” figli a ricordarci che non sono poi del tutto “nostri”. I figli sono vite umane, sono storie, sono quindi realtà che vivono di libertà, non assoggettabili dunque a niente e nessuno. Non si posseggono né si comprano le vite, le persone. I nostri figli non sono davvero nostri, li generiamo ma non possiamo pretendere di possederli.

Questi figli a loro volta hanno una vita, che è stata generata, a prescindere dalla loro volontà e consapevolezza; si può dire che “hanno” una vita? Cosa vuol dire qui il verbo “avere”? Vuol dire per caso “possedere”? L’aggettivo possessivo, il cui uso è inevitabile se si vuole comunicare tra noi esseri umani, può essere davvero applicato ad una “cosa” come la vita? Io posseggo molte cose (una casa, un’automobile, un telefonino, un ombrello...) ma ci sono alcune cose non “ho” ma che “sono” me: il mio corpo, la mia vita, la mia storia… qui dico “mio” per distinguerle dalle altre cose degli altri, ma non per indicare il possesso di un oggetto. Il corpo, la vita, la storia sono “soggetti”, non “oggetti”.

Ripartiamo dai nostri figli (che non sono nostri) e riflettiamo sul fatto che anche noi siamo figli, siamo tutti figli. Cioè siamo stati generati, qualcuno ci ha donato la vita. Senza il nostro aiuto o consenso: «Sono nato senza chiederlo, senza volerlo morirò» canta De Gregori.

Qui entra in campo un altro elemento, fondamentale, il dono. Se non è un oggetto da possedere la vita infatti assomiglia più a un dono, qualcosa che riceviamo a prescindere dai nostri meriti, un “di più”. La logica del dono è quella della condivisione: «chi dona non si priva di ciò che dà» canta il poeta Borges e così l’aggettivo possessivo può anche applicarsi ma solo se passa dalla prima persona singolare alla prima persona plurale, dall’io al noi. Chi riceve un dono è spinto dal dono stesso a condividerlo, a “rimetterlo in circolo”, a donare anche lui. A donare innanzitutto al donatore e poi agli altri che conosce e ama. E così accade che chi è stato figlio cercherà, in diversi modi (i modi sono tanti e tanto diversi), di generare altri figli. Un figlio farà altri figli, renderà nonni i suoi genitori, così il dono della vita circola nelle generazioni. Il dono è qualcosa di totalmente libero. Se subentra la dimensione del possesso, se dall’io non si passa al noi, allora la circolazione si interrompe, la catena generazionale si spezza. La vita viene “presa”, catturata e non più donata.

Terzo elemento, anche questo fondamentale: la felicità. Uno dei motori dell’esistenza umana e del mondo. Ebbene sembra che la felicità umana sia collegata strettamente con il secondo elemento, con il dono. Fare e ricevere doni pare che sia per l’uomo fonte sicura di felicità. Se non può donare l’uomo si sente infelice. E donare vuol dire donarsi, cioè “spossessarsi”, smettere di prendere ma lasciare, smettere di appartenere a sé stessi, ma appartenere agli altri. Chi vive l’esperienza dell’amore lo sa: i due amanti si appartengono reciprocamente, hanno donato la propria vita l’uno all’altro e in quell’appartenere all’altro non pesa la mancanza di libertà perché in realtà nell’amore non c’è minore libertà.

Al contrario è proprio nell’appartenere non al proprio “io” ma all’altro che risiede il massimo della libertà e felicità. Il Vangelo in questo è molto chiaro: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,12). Ma qui stiamo parlando di fede cristiana, quella fede che è basata sul fatto che Dio è amore.

Che forse è quello che manca all’affermazione racchiusa nella risposta ai giovani da cui siamo partiti. C’è un ragazzo che risponde così: «la mia vita appartiene a me». Verrebbe la curiosità di chiedere cosa ne pensa la sua fidanzata, quella a cui lui spesso ripete: «tu sei tutta la mia vita, tu sei la vita mia!».

 

📲 I MIEI SOCIAL:


martedì 24 ottobre 2023

A CHI TI AFFIDI?

A chi ti affidi?

Lei non sentiva l'amore a casa, lui conduceva una vita infelice. Fu allora che ho iniziato a temere davvero per il mio matrimonio. Ho pensato di iniziare a pregare e ho chiesto a Dio la fede. Mi dicevo “Se ci sei Dio aiutami” e gli ho dato fiducia. In me nasceva la fiducia in Dio e con la fede arrivò la grazia dell’amore disinteressato

Ho iniziato a non preoccuparmi più di me stesso, delle mie paure, ho iniziato a vivere mettendo al centro mia moglie e le persone che frequentavo. Anche se sono piuttosto riservato e riservato per natura e ho spesso avuto problemi con le relazioni interpersonali, la mia conversione ha portato al desiderio di interagire con le persone. Ho iniziato a costruire relazioni e a creare amicizie.

Alla fine ho trovato la “liberazione”. Ho notato che le persone possono essere disarmate dall'amore e dall'altruismo. Anche coloro che avevano qualcosa contro di me o che mi facevano del male hanno reagito diversamente quando hanno visto che non li stavo combattendo, ma tendendo loro la mano tesa...

In me cresceva l’amore per Dio e compresi che non potevo far nulla senza l’aiuto di Dio. Ma purtroppo quando ti senti forte, sei più debole. Ho iniziato a godermi la vita negli svaghi, ho iniziato a perdere qualche Messa. La sera mi sentivo troppo stanco per pregare e la fiammella della fede iniziava a spegnersi. Sono arrivato al punto di non trovare tempo per andare a Messa convinto di vivere una vita piena.

Iniziai a far uso di sostanze, cercavo emozioni, sballo, tutto mi attirava e mi reprimeva, proprio come gli stati d'animo depressivi. Un incidente in auto mi fece ritornare in senno, ho rischiato di morire. Tornai in me, non potevo crederci: "Signore, cosa è successo?" C'era così tanto di buono, e all'improvviso era pari a zero, un declino totale.

Col senno di poi, posso valutare che, vedendo il mio orgoglio e riponendo speranza in me stesso, forse il Signore ha permesso che accadesse una cosa del genere. Dopo qualche tempo ho potuto riprendere il cammino dell'intimità con Lui.

Al Signore chiedevo: “Cosa vuoi che faccia? E mi ripetevo che volevo fare qualcosa di buono nella mia vita, offrire qualcosa a Dio. Ho sentito da un mio amico che qualcun altro che si trovava nella mia stessa situazione ha trovato aiuto nell'affidarsi a Gesù attraverso Maria. 

Mi sono affidato a Gesù attraverso Maria per proteggere la mia vita spirituale. Con Maria sento un rapporto speciale, il rapporto con una Madre. Ogni giorno recito il rosario meditando i misteri di Gesù. E questo lo condivido con mia moglie. Il rosario ha per noi un potere curativo, mi sembrava come se uscissi da una fossa, da una valle oscura, verso l'alto.

Eucarestia e preghiera sono diventati il collante nella nostra famiglia, in più ogni giorno leggo e medito il Vangelo del giorno. È tornata la gioia! Maria ci sta insegnando a trattare sempre Dio come un buon Padre e ad avere fiducia in Lui.

Quando ancora ero in crisi e non sapevo se seguire la via dell'affidamento, mi è venuto in mente che S. Giovanni Paolo II ha vissuto questo, dicendo a Maria: "Totus Tuus" ("Tutto tuo"). Il Papa polacco mi ha sempre parlato e mi è stato vicino. Quindi se vuoi seguire l’esempio di un uomo che aveva tanti carismi, vai avanti affidati al Gesù per mezzo di Maria. È la strada che conduce al cielo!

 

domenica 22 ottobre 2023

Lc 24,44-49a - RITO AMBROSIANO - I DOPO LA DEDICAZIONE - ‘IL MANDATO MISSIONARIO’

RITO AMBROSIANO

I DOPO LA DEDICAZIONE - ‘IL MANDATO MISSIONARIO’
Domenica 22 Ottobre 2023
Lettura del Vangelo secondo Luca- 
Lc 24,44-49a
1. "ALLORA APRÌ LORO LA MENTE PER COMPRENDERE LE SCRITTURE" La Parola di Dio non dà una comprensione automatica: occorre un'apertura. È GESÙ, CON IL SUO SPIRITO, che apre la mente a questa intelligenza delle Scritture. INVOCHIAMOLO SEMPRE!
2. IL CONTENUTO DELLA TESTIMONIANZA È LA MISERICORDIA E IL PERDONO. Gesù non è entrato nella storia e nell'umanità per condannare, ma PER SALVARE, CIOÈ PER DARE VITA E VITALITÀ. È questo che VA ANNUNCIATO E PROCLAMATO… CORAGGIO…
3. GESÙ COINVOLGE DIRETTAMENTE OGNI UOMO CHE IN LUI CREDE affinché testimoni l’amore di Dio e il suo perdono, offerti a tutto il mondo, a tutti i tempi, a tutti gli uomini... COINVOLGE TE…
BUONA DOMENICA...
 
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca- Lc 24,44-49a

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».


📲 I MIEI SOCIAL:

sabato 21 ottobre 2023

21.10.2023 - Rm 4,13.16-18 - Lc 12,8-12 - Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 4,13.16-18

Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede.
Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».
1. ABRAMO È EREDE IN VIRTÙ DELLA GIUSTIZIA CHE VIENE DALLA FEDE. Non è un merito di Abramo l’essersi fidato. DIO LO HA GIUSTIFICATO, LO HA MESSO IN BUONA RELAZIONE con sé e ABRAMO SI È FIDATO, ha accolto la promessa e proprio perché l’ha accolta ha ricevuto la promessa. 

2. Se la promessa è dono gratuito di Dio e la fede è l’accoglienza di questo dono, la promessa diventa sicura per tutti, perché CHI SI È IMPEGNATO È DIO E LUI MANTIENE IL SUO IMPEGNO. Dunque Abramo è padre, non solo di quelli secondo la carne, ma di tutti quelli che, come lui, si sono fidati di Dio.  

3. Abramo è padre di tutti i popoli. La sua paternità è spirituale in quanto trasmette la fede, trasmette una vita, una educazione, SA TRASMETTERE QUELLA BUONA RELAZIONE CON DIO. Da Abramo deriva quella fede nel Dio che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono.

---------------------------------------------------------

+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,8-12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». 

 

Gesù ci conosce e noi e noi Lo riconosciamo, cioè lo accogliamo e lo manifestiamo come Dio e Salvatore. Questo rende liete e forti le nostre giornate e tutta la vita, anche davanti a difficoltà e persecuzioni. 
Dio ci ha donato un un potere enorme che posso esercitare in ogni istante: il potere dell’amore. Ci ha donato il suo stesso Spirito. Chi bestemmia lo Spirito bestemmia l’Amore che ama.
Lo Spirito di Dio passa attraverso di me, umanizza me. Nel lasciarmi attraversare, divento capace di amare, capace di trascendere le mie ferite, i miei traumi, le vicende dolorose che ho vissuto e mi insegna in qualsiasi momento ciò che è conforme all'amore, ciò che devo dire e fare. Invece ogni volta che mi chiudo al bene che posso fare all’altro, impedisco allo Spirito di scegliere proprio me per vivificare l’universo e perdo l’occasione di essere sanato. E Gesù esclama: che peccato!

-----------------------------------------

Spesso ci preoccupiamo per cosa dobbiamo dire e come discolparci, ma è fatica inutile. Gesù ci dice di affidarci allo Spirito. Prima va però svuotato il nostro ego ... io non ce la posso fare, io. Giusto?

------------------------------------------ 

 

📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 19 ottobre 2023

MIO FIGLIO, CHE FARE?

Mio figlio, che fare? …

“Si ammala sempre. Mi fa impazzire! Devo sempre occuparmi di Lui? Questo bambino mi fa sempre arrabbiare", sono solo alcune delle cose che i genitori si dicono tra di loro, magari senza sapere che i figli li stanno ascoltando e se ne potrebbero risentirne.
I bambini vedono e sentono, sono furbi! Però a differenza degli adulti, i bambini non hanno ancora gli strumenti per ignorare i commenti sprezzanti, per prendere le distanze. Se poi i genitori dicono cose sprezzanti in loro presenza, queste si imprimono immediatamente nella loro mente e influenza notevolmente il loro modo di percepirsi.
Se poi i bambini sentono costantemente rimproveri dai loro genitori, cominciano a vedere sé stessi come un peso. I commenti negativi dei genitori possono danneggiare la fiducia in sé stessi. Molto probabilmente lasceranno una ferita psicologica legata ad un bisogno insoddisfatto di sentirsi amati e rispettati.
Pertanto, anche quando i vostri figli vi fanno arrabbiare, è bene non esagerare con reazioni istintive. È meglio allontanarsi un momento, magari dicendo «adesso vado di là perché mi sto arrabbiando». Per il bambino anche questo è un insegnamento: imparerà che arrabbiarsi è normale, che è possibile accorgersene subito e perfino parlarne. 
  • È bene evitare anche minacce e punizioni: quando si è arrabbiati si rischia di esagerare e di perdere di vista l’oggetto iniziale del conflitto per concentrarsi sulla minaccia di punizione. 
  • È bene trovare sempre del tempo per parlare, magari dopo essersi fermati a pregare. Parlare fa sempre bene, parlare di ciò che vi ha fatto arrabbiare e non di “com’è” in generale vostro figlio: i giudizi negativi portano a difendersi o a chiudersi, e non facilitano i cambiamenti. 
  • È bene chiedersi se davvero sei arrabbiato perché tuo figlio ha lasciato le scarpe da ginnastica in mezzo al corridoio, o se tu sei stanco e stressato per altri motivi. Può essere molto costruttivo riuscire a interrompere una scenata dicendo: «Scusa, oggi non ce la faccio più, è una giornata difficile. Aiutami, dai, mettiamo a posto le scarpe e facciamo merenda». Dimostreremo a nostro figlio che è possibile gestire le proprie emozioni e gli insegneremo che anche quelle più tumultuose lasciano sempre un po’ di spazio per fare marcia indietro.
  • È bene anche saper chiedere scusa, dimostrandoti umile nei suoi confronti, soprattutto se hai valutato di aver esagerato. Il perdono è vita, il perdono è ricucire il rapporto di fiducia, il perdono ci rende umani. Non lasciar finire la giornata senza chiedere scusa, senza fare la pace col tuo bambino … 
Se la casa è solida il bambino non cercherà un altro adulto a cui confidare la sua frustrazione. Ricordagli sempre che è e sarà sempre amato, qualunque cosa accada. 

 

📲 I MIEI SOCIAL:

martedì 17 ottobre 2023

COSA SUCCEDE SE NON PUOI MANIFESTARE IL TUO DOLORE, LA TUA SOFFERENZA?

Cosa succede se non puoi manifestare il tuo dolore, la tua sofferenza?

Sono le tue emozioni o la mancanza di esse a dirigere i tuoi comportamenti. Le emozioni sono il nostro carburante. Senza emozioni non si va molto lontano.

Tutti noi proviamo delle emozioni: quello che succede produce delle vibrazioni dentro di noi. Non tutti poi sentono le proprie emozioni. Infatti l’emozione (in latino e-movere, movimento da dentro) non è il sentimento (sentire). Il sentimento è la percezione, la consapevolezza dell’emozione. Alcune persone dicono: “Io non provo nulla!”. È vero e non è vero: tu non provi, non senti nulla, non che non ci sia nulla dentro di te. È proprio questo il problema: tutti hanno emozioni.

Ma cosa succede se non puoi esprimerla? Cosa succede se non si può manifestare il proprio dolore, la propria sofferenza? Succede che te lo tieni dentro. Lo prendi e lo metti da qualche parte per non sentirlo. Così ti corazzi, diventi insensibile, impermeabile. E ti sembra di star bene, di aver superato certe cose, che certi dolori sono passati, lontani: non ti riguardano.

Così ci abituiamo a non avere più emozioni; così ci abituiamo a certi modi di vivere che ci fanno morire; così ci facciamo andare bene e sopportiamo ciò che non può essere sopportato. Ma uno insensibile ai propri sentimenti, come può sentire i sentimenti degli altri?

Le persone vogliono la felicità. Ma la felicità è la sensazione della vita che scorre dentro di noi. È la libertà di poter vivere tutto ciò che si incontra: la gioia, l’amore, l’estasi, la tenerezza e l’affetto ma anche il pianto è vita, anche il dolore è vita, anche la rabbia è vita, anche la tristezza è vita. Le persone vogliono vivere con passione, con intensità. Ma dimenticano che passione vuol dire sentire (pathos, sentire, patire, percepire, provare). Passione è lasciare che ogni sentimento viva in te. “C’è spazio per tutto nel mio cuore” (Etty Hillesum).

Vivere la rabbia non vuol dire spaccare la faccia a qualcuno o far qualcosa: vuol dir accettare che ci sia. Perché la rabbia può ferire o farci venire la colite, l’ulcera o la gastrite, ma è anche un motore di energia. Vivere la tristezza non vuol dire “piangere il morto” o “fare le vittime” o “fustigarsi sempre”. Vuol dire accettare che nella vita ci sono delle separazioni, delle delusioni, degli abbandoni, e questo ci rattrista.

Essere vivi vuol dire lasciar vivere tutto ciò che c’è dentro perché tutto fa parte di noi. Quando mi sento, mi rispetto e mi conosco. Quando ti sento, ti rispetto e ti conosco. L’amore esiste di continuo. Sono gli uomini che possono diventare insensibili.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

domenica 15 ottobre 2023

Mt 21,10-17 - RITO AMBROSIANO - DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO, CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI

RITO AMBROSIANO

DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO, CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI
Domenica 15 Ottobre 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - 
Mt 21,10-17
1. La cacciata dei venditori del tempio: Il gesto fortissimo e clamoroso di Gesù, riguarda il significato profondo e la vera ragione dell’esistenza del tempio di Gerusalemme. IL TEMPIO DOVEVA ESSERE IL LUOGO DI CELEBRAZIONE DEL GRANDE INCONTRO D’AMORE TRA DIO E IL SUO POPOLO. Il luogo della supplica e della lode, del pentimento e del perdono. Ma, dice il Signore, è diventato una spelonca di ladri… E LE NOSTRE CHIESE??
2. La cacciata dei venditori è seguita dall'ingresso nel tempio di CIECHI E STORPI che Gesù guarisce. Ecco il senso di questo luogo d’incontro con Dio: CERCARE E RICEVERE IL BENE CHE EGLI VUOLE DONARE A TUTTI, a partire da chi è in condizione più ferita. LA RICERCA PARTE DALL'ASCOLTO!...
3. Importanti le gioiose acclamazioni dei BAMBINI, sicuramente LIBERI DA PREOCCUPAZIONI “COMMERCIALI”, e quindi RICCHI DI SEMPLICITÀ E DI IMMEDIATEZZA nella loro lode al Signore. DOBBIAMO FARCI BAMBINI…
BUONA DOMENICA...
 
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 21,10-17

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea». Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: / “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. / Voi invece ne fate un covo di ladri». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: / “Dalla bocca di bambini e di lattanti / hai tratto per te una lode”?». / Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.


📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 12 ottobre 2023

IO E LA PAURA…

IO E LA PAURA…

La paura è la più perfida delle seduzioni. Sa entrare nella nostra mente e nel nostro cuore, e oscurarli, portandomi a fare delle scelte secondo l’istinto di sopravvivenza. Nessuno è immune, anche Pietro ha dato ascolto a quella voce di paura che si è trasformata in visione, atroce, ha sentito sulla pelle tutto il dolore, quello che stava per avventarsi se avesse mantenuto la sua parola, e a quella voce che gli diceva “fuggi”, “nega”, “rinnega”, ha dato ascolto.
Ed è fuggito. Scappato.
Eppure, era proprio lui l’uomo angolare, quello su cui edificare tutto il futuro.
Cristo lo sapeva, glielo dice: “prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”.
Allora perché scegliere proprio lui come prima pietra?
Un uomo che rinnega, che fugge al suo destino, che tradisce il Maestro, perché proprio lui?
Cristo sapeva, sapeva che avrebbe rivisto Pietro, sapeva che il suo discepolo avrebbe finalmente affrontato e sconfitto la sua paura.
Perché Pietro, a Roma, dopo aver incontrato il Messia, torna indietro.
Abbraccia il martirio. Sconfigge così la paura diventando Chiesa viva.
Alla paura contrappone tutto il suo cuore, il suo coraggio sino a quel momento vacillante, torna indietro per abbracciare la sua Croce.
Quanti, ogni giorno, rinnegano e si rinnegano in nome della paura?
Quanti abbandonano il mondo perché lo temono?
Non è un caso, non può esserlo quando si parla di Dio.
Con la scelta di Pietro, Cristo dice all’uomo di tutti i tempi: “Comprendo la tua paura, so con quale perfidia soffi nelle tue orecchie, so quanto è facile cedere a essa e infine rinnegare, fuggire. Ma conosco ancora meglio la misura del tuo cuore, e so, so che alla fine riuscirai a sconfiggerla e ad abbracciare il tuo destino”.
È la sfida dell’uomo, ci riguarda tutti, e si gioca sempre nell’unico tempo che conti per l’uomo: il presente. Con le sue prove. Le sue croci.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

martedì 10 ottobre 2023

CI SEI ANCHE TU?

Ci sei anche Tu?

L’ottobre missionario è un mese di «cuori ardenti e piedi in cammino», che la Chiesa universale celebra a tutte le latitudini, per ricordare e riscoprire la vocazione di ogni battezzato, quella di essere un credente che comunica, annuncia e testimonia l’amore di Dio. Cuori ardenti, piedi in cammino — un riferimento all’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus che compiono un tratto di strada affiancati da Gesù — è il titolo del messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2023, cuore del mese missionario, che si celebra il 22 ottobre in tutte le chiese, parrocchie, associazioni e movimenti cattolici del mondo. È quella la sorgente dell’impegno di tutti. 

Il punto di partenza per le iniziative che si organizzano nelle comunità dei cinque continenti è, infatti, l’esperienza dei discepoli di Emmaus che, nell’incontro con il Cristo risorto, si trasformano in “missionari attivi”: Gesù è la Parola vivente, che può far ardere, illuminare e trasformare il cuore. L’immagine dei “piedi in cammino” ricorda, poi, la missio ad gentes, il mandato, consegnato dal Signore risorto alla Chiesa, di portare il Vangelo a persona e ogni popolo, «fino ai confini della terra».

Ogni cristiano può collaborare concretamente al movimento missionario con la preghiera e l’azione, con offerte di denaro e con la propria testimonianza, anche offrendo spiritualmente al Signore una sofferenza o una malattia. 

Le offerte “missionarie” consentono a promuovere e finanziare migliaia di progetti, senza particolarismi né distinzioni, in favore di comunità prive di una piena autonomia finanziaria o che versano in situazioni di emergenza dovute a guerre, carestie o calamità naturali.

Ogni parrocchia, ogni comunità, anche la più povera, nel villaggio sperduto nel cuore dell’Africa o dell’Asia, è chiamata a offrire il suo contributo. Viviamo nello spirito dell’essere una Chiesa unita che alimenta e vive, pur a distanza, la comunione fraterna e il camminare insieme.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

domenica 8 ottobre 2023

Lc 17,7-10 - RITO AMBROSIANO - VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO
VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE
Domenica 08 Ottobre 2023
Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 17,7-10

1. Gesù domanda agli apostoli: chi di voi servirebbe il proprio servo? NESSUNO, è lui che deve servire. DIO INVECE SI PRESENTA COME COLUI CHE È DISPOSTO A SERVIRE IL SUO SERVITORE. Capovolge la loro mentalità. Ma è matto???? SII MATTO PER AMORE…

2. Guarda i girasoli: s'inchinano al sole, ma se vedi uno che è inchinato un po' troppo significa che è morto. TU STAI SERVENDO, PERÒ NON SEI UN SERVO. Servire è l'arte suprema. DIO È IL PRIMO SERVITORE; LUI SERVE GLI UOMINI, MA NON È SERVO DEGLI UOMINI. È LIBERO, PENSACI…

3.E quando NOI abbiamo fatto tutto quello che ci è stato ordinato possiamo dire: SIAMO SERVI INUTILI. No inutile ma SENZA PRETESE, che significa: Abbiamo agito per solo amore perché ci FIDIAMO del Signore e VOGLIAMO ESSERE COME LUI. La fede è la fiducia nel Signore SENZA pretese, sapendo che Lui mi serve. Siamo davvero FORTUNATI! …

BUONA DOMENICA...
+ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 17,7-10

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sèrvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

 

📲 I MIEI SOCIAL:

sabato 7 ottobre 2023

07.10.2023 - Bar 4,5-12.27-29 – Lc 10,17-24 Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.

Dal libro del profeta Baruc - Bar 4,5-12.27-29

Coraggio, popolo mio, tu, memoria d’Israele!
Siete stati venduti alle nazioni
non per essere annientati,
ma perché avete fatto adirare Dio
siete stati consegnati ai nemici.
Avete irritato il vostro creatore,
sacrificando a dèmoni e non a Dio.
Avete dimenticato chi vi ha allevati, il Dio eterno,
avete afflitto anche colei che vi ha nutriti, Gerusalemme.
Essa ha visto piombare su di voi l’ira divina
e ha esclamato: «Ascoltate, città vicine di Sion,
Dio mi ha mandato un grande dolore.
Ho visto, infatti, la schiavitù in cui l’Eterno
ha condotto i miei figli e le mie figlie.
Io li avevo nutriti con gioia
e li ho lasciati andare con pianto e dolore.
Nessuno goda di me nel vedermi vedova
e abbandonata da molti;
sono stata lasciata sola per i peccati dei miei figli,
perché hanno deviato dalla legge di Dio».
Coraggio, figli, gridate a Dio,
poiché si ricorderà di voi colui che vi ha afflitti.
Però, come pensaste di allontanarvi da Dio,
così, ritornando, decuplicate lo zelo per ricercarlo;
perché chi vi ha afflitto con tanti mali
vi darà anche, con la vostra salvezza, una gioia perenne.

1. Il profeta si rivolge direttamente agli esiliati, agli schiavi in Babilonia e chiede loro di avere coraggio. Ma su cosa va fondato il coraggio? Coraggio, popolo mio, tu memoria d’Israele! IL CORAGGIO VA FONDATO SU DIO. VA COSTRUITO SULLA PAROLA DEL SIGNORE, SULLE SUE PROMESSE, SULLE SUE PROFEZIE..
2. Israele è stato umiliato, è caduto in preda agli stranieri. DIO PERÒ NON VUOLE LA SUA ROVINA. Gerusalemme, immagine e figura di tutto il popolo, si rivolge alle città amiche e PIANGE LA SUA SITUAZIONE E SI RACCOMANDA ALLA PIETÀ DI TUTTI.
3. La città santa, madre simbolica dei deportati, li sorregge con un INVITO ALLA PREGHIERA E ALLA SPERANZA. Dio non li ha dimenticati. OCCORRE CHE SI CONVERTANO E TORNINO A LUI E ALLORA DARÀ LORO LA SALVEZZA E UNA GIOIA SENZA LIMITI. 

------------------------------------------------------

+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 10,17-24
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». 

 

Grazie alla presenza di Gesù il demonio è sconfitto. Se i discepoli sono festanti per la loro esperienza di vittoria sul male, Gesù indica quale deve essere la vera ragione della loro gioia, e cioè la consapevolezza del dono della salvezza, del sapersi amati, scelti da Dio. Questo è il significato del rallegrarsi perché i loro nomi sono scritti nei cieli. Non dobbiamo però vantarci come se fossimo noi i protagonisti: protagonista è uno solo, è il Signore!
All’esultanza dei discepoli fa da contrappunto l’esultanza di Gesù stesso, che trabocca nel cosiddetto “inno di giubilo”. In esso Gesù riconosce la verità della propria vocazione di figlio anche attraverso la fede dei piccoli, cioè di coloro che - pur essendo sfavoriti, secondo il sentire degli uomini di religione - con gratitudine ed umiltà hanno accolto la predicazione dei settantadue discepoli.  Tutto questo è scoperto e celebrato nella forza dello Spirito, l’Unico che consente all’uomo di poter leggere le varie situazioni nella luce della volontà di Dio.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 5 ottobre 2023

05.10.2023 - Ne 8,1-4.5-6.7-12 - Lc 10,1-12 - La vostra pace scenderà su di lui.

 

Dal libro di Neemìa - Ne 8,1-4.5-6.7-12

In quei giorni, tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse allo scriba Esdra di portare il libro della legge di Mosè, che il Signore aveva dato a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I leviti spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi. Essi leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non vi rattristate!». Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni e a esultare con grande gioia, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate.

1. Il «popolo» assiste in piedi alla lettura della Parola e risponde «Amen» alla benedizione che Esdra rivolge a Yhwh. Alza le mani in segno di intercessione, si inchina, si prostra e piange. Tutta la scena indica che LA PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA DI DIO RICHIEDE UN ATTEGGIAMENTO APERTO E DISPONIBILE per cogliere il significato della Parola nella propria vita. L’ “AMEN” pronunciato ad alta voce e in modo corale È LA RISPOSTA ALLA NUOVA CHIAMATA a vivere NELL’ALLEANZA con Dio e NELL’OBBEDIENZA alla sua Parola.
2. Il pianto del popolo tradisce, forse, dopo il momento della comprensione, la frustrazione, perché la Legge appare troppo esigente oppure perché non è stata osservata appieno. ESDRA INVITA, PERÒ, L’ASSEMBLEA ALLA GIOIA. È GIOIA poter riascoltare la Parola, È GIOIA potersi riunire come popolo santo di Dio..
3. E LA GIOIA SI ESPRIME IN UN VERO E PROPRIO PASTO COMUNITARIO che include cibi prelibati insieme a vino dolce e che PRESUME LA CONDIVISIONE del cibo con chi non lo ha preparato. Il popolo di Israele vive una VERA ESPERIENZA DI RIGENERAZIONE a partire dall’ascolto della parola di Dio, rigenerazione che sfocia in una grande festa.

-----------------------------------------------------------

+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 10,1-12
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

 

Nell’inviare i settantadue discepoli, Gesù dà loro istruzioni precise, che esprimono le caratteristiche della missione. La missione si basa sulla preghiera: è itinerante, richiede distacco e povertà, porta pace e guarigione, segni della vicinanza del Regno di Dio. 
È annuncio e testimonianza, richiede franchezza e libertà evangelica di andarsene senza condanne e maledizioni. Se vissuta in questi termini, la missione della Chiesa sarà caratterizzata dalla gioia.
“Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. Davanti alla messe enorme ci sentiamo insufficienti, di fronte ai lupi feroci, come agnelli inermi. La forza sta tutta in Colui che ci ha mandato. Gesù è stato l’agnello di Dio fino all’estreme conseguenze. Chi di noi ha la forza di vivere così? Probabilmente nessuno, ma è proprio qui che viene in nostro aiuto lo Spirito Santo. Infatti senza lo Spirito Santo nessuno di noi potrebbe vivere davvero il Vangelo.

---------------------------------------------------------

La missione è difficile, ma il messaggio è semplice: «È vicino a voi il regno di Dio». E questo va “detto” con la vita, esercitando la vicinanza. Che senso avrebbe dire, da lontano, di essere vicini?