giovedì 7 agosto 2025

07.08.2025 - Nm 20,1-13 - Mt 16,13-23 - Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

Dal libro dei Numeri - Nm 20,1-13

In quei giorni, tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese, e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria.
Mancava l’acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: «Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! Perché avete condotto l’assemblea del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? E perché ci avete fatto uscire dall’Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni, e non c’è acqua da bere».
Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall’assemblea per recarsi all’ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiame».
Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne radunarono l’assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?». Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame.
Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest’assemblea nella terra che io le do».
Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro.
1. La mancanza dell’acqua diviene un ASSEMBRAMENTO CONTRO Mosè ed Aronne i capi del popolo. È come se loro fossero ritenuti i responsabili di tutto ciò che accade. I figli di Israele non hanno ancora una fede forte nel loro Dio.
2. “Prendi il bastone… convoca la comunità e PARLA ALLA ROCCIA sotto i loro occhi…” È CON LA FORZA DELLA PAROLA che Mosè può cambiare le cose, perché QUELLA PAROLA POSSIEDE LA FORZA DI DIO, la stessa che ha creato e ordinato il mondo e che PUÒ FAR SCATURIRE L’ACQUA DA CIÒ CHE APPARE COME ARIDO.
3. Mosè da una parte obbedisce a Dio, ma nel suo cuore NON CREDE CHE QUELLA PAROLA SI POSSA COMPIERE, E SOSTITUISCE LA FORZA DELLA PAROLA CON LA VIOLENZA DI UN GESTO CHE SEMBRA SFIDARE DIO STESSO. Il dono per il popolo arriva ugualmente, ma non è uguale per Mosè ed Aronne, perché LA LORO SFIDUCIA SEGNERÀ L’ESITO DEL LORO CAMMINO, negando a loro la possibilità di introdurre il popolo nella terra promessa.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 16, 13-23
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».   

 

Questo brano del Vangelo di Matteo è centrale per comprendere l'identità di Gesù e il ruolo di Pietro. Alla domanda di Gesù su chi sia il "Figlio dell'uomo", Pietro risponde con fede: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Gesù riconosce in questa confessione una rivelazione divina e conferisce a Pietro un ruolo fondamentale nella costruzione della Chiesa, simbolizzata dalla "pietra". Tuttavia, quando Pietro cerca di dissuadere Gesù dal suo cammino di sofferenza, Gesù lo rimprovera duramente, chiamandolo "Satana" e sottolineando la necessità di pensare secondo Dio e non secondo gli uomini. Questo episodio sottolinea la dualità di Pietro: destinatario di una grande missione, ma anche vulnerabile agli errori umani. Anche noi come Pietro troppo spesso pensiamo secondo prospettive umane e non divine, dimenticando che la missione di Gesù comporta necessariamente la sofferenza e la croce come parte del piano salvifico di Dio.


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07.08 - SAN GAETANO DA THIENE

Vicenza, ottobre 1480 - Napoli, 7 agosto 1547
   Nacque a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nel 1480, e fu battezzato con il nome di Gaetano, in ricordo di un suo celebre zio, il quale si chiamava così perché era nato a Gaeta. Protonotario apostolico di Giulio II, lasciò sotto Leone X la corte pontificia maturando, specie nell'Oratorio del Divino Amore, l'esperienza congiunta di preghiera e di servizio ai poveri e agli esclusi. È restauratore della vita sacerdotale e religiosa, ispirata al discorso della montagna e al modello della Chiesa apostolica. Devoto del presepe e della passione del signore, fondò (1524) con Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti (Teate), poi Paolo IV (1555-1559), i Chierici Regolari Teatini. Per la sua illimitata fiducia in Dio è venerato come il santo della provvidenza.
NELLO STESSO GIORNO:

SAN SISTO II E COMPAGNI Papa e martiri

m. 258 - (Papa dal 30/08/257 al 06/08/258)

Santi Sisto II, papa, e compagni, martiri. Il papa Sisto, mentre celebrava i sacri misteri insegnando ai fratelli i precetti divini, per ordine dell’imperatore Valeriano, fu subito arrestato dai soldati sopraggiunti e decapitato il 6 agosto; con lui subirono il martirio quattro diaconi, deposti insieme al pontefice a Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Nello stesso giorno anche i santi Agàpito e Felicissimo, suoi diaconi, morirono nel cimitero di Pretestato, dove furono pure sepolti.

SS. CARPOFORO E COMPAGNI, protomartiri - COMO

m. Como, 303-305

Carpoforo, Essanto, Cassio, Severino, Secondo e Licinio furono, secondo la leggenda, sei soldati romani della Legione Tebea martirizzati durante il regno dell'imperatore Massimiano. Condannati a morte per non aver voluto sacrificare agli dei romani, avrebbero tentato di fuggire verso le Alpi, ma sarebbero stati raggiunti e catturati. Sarebbero stati giustiziati a Como attorno al 303-305.

LA FORESTA È IL SUO CONVENTO

LA FORESTA È IL SUO CONVENTO

Nel cuore dell'Amazzonia, il frate cappuccino Paolo Maria Braghini porta avanti una missione pericolosa ma fruttuosa tra le popolazioni indigene. Navigando tra tempeste, alligatori e insetti velenosi, testimonia un Vangelo incarnato, radicato nella cultura locale.

Ma chi è fra Paolo? Fra Paolo Maria Braghini è un missionario cappuccino, classe 1975, originario di Sesona nel Varesotto, terra di confine tra Lombardia e Piemonte. Ultimo di tre fratelli, papà idraulico e imprenditore, mamma impiegata amministrativa e poi casalinga. Dopo il liceo scientifico e dopo il fidanzamento si trasferisce ad Assisi per diventare un frate minore cappuccino. Da vent’anni vive come missionario nell’Alto Solimões, una grande regione della foresta amazzonica, in Brasile. Il territorio della “sua” missione con gli altri frati si estende per settantadue villaggi che raggiungono in canoa.

E così inizia il racconto:

Il cielo si era fatto scuro nel giro di pochi minuti. Mentre rientrava con la canoa da una missione di rifornimento, frate Paolo Maria Braghini, cappuccino italiano in Amazzonia, comprese che una tempesta stava per abbattersi. Le acque del fiume si gonfiarono, la corrente divenne impetuosa. La fragile imbarcazione si rovesciò e, insieme al suo compagno ticuna, il frate fu trascinato nei flutti. Nuotarono a fatica fino alla riva, esausti, assediati da insetti velenosi, zanzare e formiche rosse. Solo dopo un'ora di marcia nella notte trovarono riparo presso una comunità indigena. “Solo per grazia di Dio siamo vivi”, raccontò più tardi.

Ma quella che per molti sarebbe un'avventura drammatica, per fratel Paolo è un giorno normale.

 Dal 2005, il missionario serve nella parrocchia di San Francesco d'Assisi, a Belém do Solimões, in piena Amazzonia brasiliana. Qui, ai confini tra Brasile, Perù e Colombia, percorre i fiumi per raggiungere 72 comunità sparse nella giungla, dove i pericoli sono costanti: alligatori, serpenti, motori in avaria.

 Quando arrivò, la parrocchia era abbandonata da quindici anni. Nessun prete, nessun sacramento. Solo pochi laici cercavano di mantenere viva la fede. Alcune comunità non avevano mai visto un battesimo. Con piccoli gesti, fra Paolo ha ricostruito la vita spirituale: lezioni di chitarra per i giovani, laboratori di cucito per le donne, e il coraggio di una presenza fedele, anche nei momenti più bui.

 Tu saresti disposto a mettere da parte la comodità della tua vita per portare speranza dove nessuno vuole andare? Sei disposto a vivere una fede che non fa rumore, ma cambia davvero la vita degli altri?

 Il Vangelo nella lingua della foresta

 Il cuore della missione sono i Ticuna, il più numeroso popolo indigeno dell'Amazzonia. Oggi celebrano la Messa nella loro lingua, accompagnano la catechesi con canti tradotti, e hanno dato alla Chiesa il loro primo diacono. “Crediamo in loro”, dice fratel Paolo. “Possono e devono essere pastori delle proprie comunità. Noi li amiamo e li rispettiamo”.

 Il frate promuove progetti culturali che uniscono fede e identità. Ha tradotto più di duecento canti biblici con i giovani ticuna e lavora alla versione completa dei Vangeli nella loro lingua. La Bibbia per bambini è già disponibile e viene usata nella catechesi. Anche la Caritas sostiene il progetto con una scuola di informatica, unico punto di accesso a internet per intere comunità.

 Per entrare nei villaggi, come Eware primo e secondo, bisogna avere un permesso del FUNAI. Lì vivono quasi cinquemila persone, raggiungibili solo in canoa.

“Vivere con i popoli indigeni è un privilegio”, dice. “Ci insegnano il valore della vita semplice, il legame tra creatura e Creato. Qui il messaggio di San Francesco diventa carne”.

 Il Sinodo per l'Amazzonia voluto da Papa Francesco nel 2019 ha rafforzato la sua missione: “Ci ricorda che Dio si è fatto carne in ogni cultura. Quando la Chiesa alza la voce per i popoli indigeni, ci sostiene. E noi andiamo avanti. Senza paura”.

 E tu? Continuerai a scrollare o inizierai a camminare? Cosa stai facendo del Vangelo che hai ascoltato mille volte? La fede vera si sporca i piedi nel fango, non si accontenta dei like. Forse Dio ti chiama proprio lì dove non pensavi di andare.

 

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mercoledì 6 agosto 2025

06.08.2025 - Dn 7,9-10.13-14 - Lc 9,28-36 - TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

Dal libro del profeta Danièle Dn 7,9-10.13-14
Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

1. Daniele vide nella visione notturna QUATTRO BESTIE MOSTRUOSE che dominano il mondo e vide anche la loro fine, la loro distruzione. Ma in questa visione contempla anzitutto un Trono dove è assiso L’ “ANTICO DI GIORNI” da cui esce un fiume di fuoco. È IL PADRE ETERNO, è il Giudice, è il Signore del mondo e della storia.

2. Continuando a guardare Daniele vide uno simile a un “FIGLIO D'UOMO”: un’immagine Celeste che non vuol dire semplicemente uomo. In contrapposizione alle quattro bestie C’È UNO UMANO VERAMENTE UMANO a cui L'Antico di giorni AFFIDA TUTTO IL POTERE e il suo potere sarà eterno, non finirà mai, IL SUO REGNO NON SARÀ MAI DISTRUTTO. 

3. Questa è una profezia messianica: viene mostrato il Figlio dell'uomo nella gloria sulle nubi del cielo. Gesù adopera volentieri il termine “Figlio dell'uomo” PER PARLARE DI SÉ STESSO e nella festa della Trasfigurazione questa pagina apocalittica dell'Antico testamento CI AIUTA A CAPIRE LA FORMA DIVINA DELL'UOMO GESÙ. Gesù è vero Dio e vero Uomo...

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,28b-36

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

1. Gesù nella preghiera viene trasfigurato, mostra così la sua vera natura (l'uomo riuscito), che si trova GIÀ PRESENTE pienamente nella sua umanità, ma che gli OCCHI DEI DISCEPOLI E I NOSTRI NON RIESCONO A VEDERE. Secondo i criteri del mondo Gesù è un fallito! MA LUI È IL VOLTO DEL PADRE...

2. Se noi continuiamo ad essere cristiani è perché ANCHE NOI sul monte Tabor della nostra vita ABBIAMO VISTO IL SIGNORE GESÙ TRASFIGURATO, bello, e lo vogliamo seguire... Gesù non è solo un’emozione di passaggio, ma una PRESENZA PERMANENTE E CONVINCENTE... ASCOLTATELO...

3. Conviene stare ATTACCATI A QUESTA ESPERIENZA, essa rende possibile il cammino dei giorni difficili, riaccende la speranza dei giorni vuoti, e permette sempre nuovi inizi. CI RICORDA IL NOSTRO DESTINO E IL NOSTRO FUTURO...

 

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06.08 - TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

"Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello,
e li condusse sopra un alto monte, in disparte.
E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette
come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce".

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martedì 5 agosto 2025

05.08.2025 - Nm 12,1-13 - Mt 14,22-36 - Comandami di venire verso di te sulle acque.

Dal libro dei Numeri - Nm 12,1-13

In quei giorni, Maria e Aronne parlarono contro Mosè, a causa della donna etìope che aveva preso. Infatti aveva sposato una donna etìope. Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Il Signore udì. Ora Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra.
Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aronne e a Maria: «Uscite tutti e tre verso la tenda del convegno». Uscirono tutti e tre. Il Signore scese in una colonna di nube, si fermò all’ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti.
Il Signore disse:
«Ascoltate le mie parole!
Se ci sarà un vostro profeta,
io, il Signore,
in visione a lui mi rivelerò,
in sogno parlerò con lui.
Non così per il mio servo Mosè:
egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa.
Bocca a bocca parlo con lui,
in visione e non per enigmi,
ed egli contempla l’immagine del Signore.
Perché non avete temuto
di parlare contro il mio servo, contro Mosè?».
L’ira del Signore si accese contro di loro ed egli se ne andò; la nube si ritirò di sopra alla tenda ed ecco: Maria era lebbrosa, bianca come la neve. Aronne si volse verso Maria ed ecco: era lebbrosa.
Aronne disse a Mosè: «Ti prego, mio signore, non addossarci il peccato che abbiamo stoltamente commesso! Ella non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezzo consumata quando esce dal seno della madre». Mosè gridò al Signore dicendo: «Dio, ti prego, guariscila!».
1. Aronne e Maria SI LASCIANO PRENDERE DALLA GELOSIA E DALL’INVIDIA nei confronti del fratello Mosè a causa della donna kushita (etiope?) che Mosè aveva sposato, e dalla rivendicazione della competenza profetica contro l’unicità della mediazione di Mosè. Brutta bestia la gelosia e l’invidia…
2. La tensione tra Mosè, Aronne e Maria si risolve davanti alla tenda del convegno. Dio parla ad Aronne e Maria, CONFERMANDO MOSÈ COME PROFETA PARTICOLARE. Non nega la possibilità di altra profezia, MA MOSÈ RESTA L’UOMO DI FIDUCIA…
3. Proprio perché è l’uomo di fiducia, MOSÈ, PUÒ CHIEDERE A DIO L’ATTO DI MISERICORDIA PER MARIA AFFLITTA DALLA LEBBRA. Così la condanna che poteva essere definitiva viene limitata a una temporanea scomunica dall’accampamento, per sette giorni. MOSÈ FA PREVALERE LA CARITÀ, LA MISERICORDIA, LA PIETÀ, LA COMPASSIONE SULLA GIUSTIZIA.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 14,22-36

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

 

Quanto ti fidi di Gesù? Il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo; non ci sottrae alle tempeste della vita. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, quella presenza di Gesù, una presenza che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio.
La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso. Questa è la garanzia.
Anche noi gridiamo: «Signore, salvami!». L’atto di fede comincia proprio con un grido! Chi non sa gridare non riuscirà mai a sperimentare la salvezza di Gesù. Se soffochiamo tutto dentro, e non vogliamo ammettere di stare per annegare, quale salvezza sarà possibile? La preghiera autentica è un grido che parte dal profondo di noi stessi. E questo grido è consapevolmente rivolto a Gesù, l’unico che può tirarci fuori dal vortice dei problemi. E allora potremo esclamare come i discepoli del vangelo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»

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Pietro vuole mettere alla prova Gesù («se sei tu»...). È una prova in realtà della sua fede, che crolla al primo “vento contrario”: la paura. Di che cosa abbiamo paura? ci chiede Gesù ripetendo a oltranza la sua password: coraggio!

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05.08 - DEDICAZIONE DELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

   Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore, innalzata a Roma sul colle Esquilino, che il papa Sisto III offrì al popolo di Dio in memoria del Concilio di Efeso, in cui Maria Vergine fu proclamata Madre di Dio. 
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IL FIGLIO È VESCOVO, LA MADRE È SUORA: LA STORIA CHE COMMUOVE IL BRASILE

IL FIGLIO È VESCOVO, LA MADRE È SUORA: LA STORIA CHE COMMUOVE IL BRASILE

Il sogno di una bambina che non voleva sposarsi

 Nel cuore del Mato Grosso do Sul, tra villaggi rurali e strade sterrate, c’è una donna che ha trasformato la sua lunga sofferenza in una luminosa vocazione. Si chiama Sebastiana Onofre Lima. Oggi tutti la conoscono come Suor Sebastiana, ma per oltre cinquant’anni è stata semplicemente "mamma", "vedova", "contadina", e per qualcuno persino "dimenticata". Eppure, in silenzio, non ha mai smesso di credere in un sogno custodito nel cuore fin da bambina: diventare suora.

 Ma la sua vita aveva preso tutt’altra direzione. Si era sposata giovanissima, non per amore ma per dovere. Suo padre, come accadeva spesso in tempi di povertà, la diede in sposa per aiutare la famiglia. Nacquero nove figli. Una madre instancabile, piena di fede, che ogni sera – dopo aver messo a letto la famiglia – si inginocchiava e continuava a pregare.

 “Non volevo sposarmi, volevo farmi suora,” ripeteva.

 Queste parole, pronunciate con candore negli anni, non sono mai state dimenticate da suo figlio, Henrique. Lui la ascoltava, da piccolo, mentre lei parlava a Dio nel silenzio della casa. E un giorno, quando suo marito era ormai sul letto di morte, fu lui stesso a dirglielo:

“Aiuta tua madre ad andare in convento, è il suo sogno.”

 Quel sogno, dopo 36 anni di matrimonio, si è finalmente avverato. A 55 anni, Sebastiana ha varcato la soglia del convento, accolta dalle sorelle Redentoriste. Ha detto sì. Non al marito, non al padre, ma finalmente a Dio.

 Madre e figlio: due vocazioni, un’unica fede

 Henrique aveva sei anni quando sentì la chiamata di Dio. L’aveva vista ogni giorno, lì in casa: una fede viva, quotidiana, tenace. A 14 anni entrò in seminario. Ma la vita non gli rese facile il cammino: a 22 anni dovette interrompere tutto per aiutare la famiglia. Lavorò come camionista, nei campi, nelle strade. Nessuna tonaca, solo fatica e polvere.

 Ma la vocazione non si spegneva. Nel 1991 riprese gli studi. E nel 1999, a 35 anni, Henrique fu ordinato sacerdote. Venti anni dopo quella voce bambina, e con l’intercessione di quella madre che pregava per lui, giorno e notte.

 Nel 2016, Papa Francesco lo ha nominato vescovo di Dourados. La madre era lì. Non con fiori e abiti eleganti, ma con il velo della consacrazione sul capo. Perché anche lei, ormai, era diventata suora. E non una qualunque: una donna che accompagnava altre vedove, altre madri spezzate, verso la guarigione e la fede.

 “Sono felice come suora,” dice oggi suor Sebastiana.

“Il mio desiderio è sempre stato tirare fuori queste persone dal deserto e condurle a una vita dignitosa.”

Sua madre non è solo una madre. È la sua promotrice vocazionale. Quella che ha vissuto il Vangelo prima di insegnarlo. E lui, oggi vescovo, lo sa bene:

“Sono sicuro che prega molto per me, per la diocesi, per tutta l’opera. Non c’è dubbio che sia un grande sostegno.”

 È raro vedere madre e figlio vivere due vocazioni parallele, così diverse ma così profondamente unite. Una serve i poveri e le donne ferite. L’altro guida una diocesi. Entrambi camminano sulla via di Dio, con lo stesso cuore che batte all’unisono: quello della fede trasmessa, custodita, realizzata.

Quando una madre crede, può accendere in un figlio la luce di una vocazione eterna.

 

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lunedì 4 agosto 2025

04.08.2025 - Nm 11,4-15 - Mt 14,13-21 Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

Dal libro dei Numeri - Nm 11,4-15

In quei giorni, gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: «Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna».
La manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l’olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull’accampamento, cadeva anche la manna.
Mosè udì il popolo che piangeva in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese e la cosa dispiacque agli occhi di Mosè.
Mosè disse al Signore: «Perché hai fatto del male al tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, al punto di impormi il peso di tutto questo popolo? L’ho forse concepito io tutto questo popolo? O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: “Portalo in grembo”, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo? Essi infatti si lamentano dietro a me, dicendo: “Dacci da mangiare carne!”. Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!».
1. Tra gli Israeliti c’era anche gente non disposta al sacrificio, alla preghiera, alla fedeltà a Dio, ma che era uscita dall’Egitto nella SPERANZA DI UNA VITA IN BREVE TRANQUILLA E COMODA. Questa gente è il focolaio di infezione delle mormorazioni buie e menzognere… Facciamo attenzione anche oggi…
2. Tutto il popolo è caduto nel peccato della lamentela, che è vera perdita della fede. NON CI SI FIDA PIÙ DEL SIGNORE. Non lo si vede più come il loro Salvatore. MOSÈ ASCOLTA QUESTO LAMENTO E SE NE DISPIACE. L’ira del Signore si accende. Quando il Signore interviene, INTERVIENE SEMPRE PER CREARE NUOVAMENTE LA VERA FEDE in Lui in tutto il suo popolo.
3. Mosè vede la sua pochezza, il suo niente, la sua umana impossibilità a governare questo popolo. Non ce la fa. È un MOMENTO DI VERO SCONFORTO questo che vive Mosè. ECCO COSA CHIEDE: LA MORTE. Se Dio lo ama, lo deve fare morire. Lo deve liberare da questo incarico così gravoso e pesante. SE SI CONSERVA LA FEDE, SI CONSERVA TUTTO. SE SI PERDE LA FEDE, TUTTO SI PERDE.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 14,13-21
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista ], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

Questo passo del Vangelo di Matteo narra la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù, dopo aver appreso della morte di Giovanni Battista, si ritira in un luogo deserto ma viene seguito da una grande folla. Mosso a compassione, guarisce i malati e, al calar della sera, sfama cinquemila uomini (oltre a donne e bambini) con cinque pani e due pesci. 
Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre. I discepoli pensano che sia meglio congedare la folla, perché possa andare a procurarsi il cibo. Gesù invece dice: date loro voi stessi da mangiare. I discepoli ragionano secondo il mondo, per cui ciascuno deve pensare a sé stesso. Gesù ragiona secondo la logica di Dio, che è quella della condivisione”.
Questo miracolo evidenzia la compassione di Gesù, il suo potere divino e la sua capacità di provvedere abbondantemente ai bisogni del popolo.

 

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04.08 - SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY

Dardilly, Francia, 8 maggio 1786 - Ars-sur-Formans, Francia, 4 agosto 1859
   Memoria di san Giovanni Maria Vianney, sacerdote, che per oltre quarant’anni guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata nel villaggio di Ars vicino a Belley in Francia, con l’assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza. Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell’ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, avanzò a tal punto da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio. 

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domenica 3 agosto 2025

Qo 1,2;2,21-23 - Col 3,1-5.9-11 - Lc 12,13-21 - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 03 Agosto 2025
Dal libro del Qoèlet - Qo 1,2;2,21-23

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!

1. VANITÀ DELLE VANITÀ: TUTTO È VANITÀ. Il concetto di vanità si potrebbe renderlo con “INCONSISTENZA”. In ebraico Qoelet si adopera il termine Evel che vuol dire “SOFFIO” nel senso di respiro che se ne va. È il vento, l'alito che non riesce a essere ghermito, tutto è un soffio svanisce, sparisce, VANITÀ DELLE VANITÀ SOFFIO DEI SOFFI, TUTTO È UN SOFFIO TUTTO È INCONSISTENTE.

2. E fa l'esempio di una persona che ha accumulato tanti beni terreni con fatica e DEVE LASCIARE TUTTO AD ALTRI che non hanno faticato. Si è affannato, si è agitato, ha accumulato molto, ha desiderato, ha combattuto, ha speso la sua vita, e CHE VANTAGGIO NE HA TRATTO? Deve lasciare tutto. VANITÀ DELLE VANITÀ TUTTO È INCONSISTENTE. 

3. Di fronte alla vanità della vita, abbiamo bisogno di un centro di gravità permanente cioè un PUNTO DI RIFERIMENTO STABILE, SOLIDO. QUESTO PUNTO È DATO DA CRISTO, dalla sua parola, Lui è la pietra di fondamento, TUTTO IL RESTO È VANO INCONSISTENTE INSTABILE, LA SUA PAROLA INVECE È ROCCIA DI FONDAMENTO.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi - Col 3,1-5.9-11

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

1. SIAMO RISORTI CON CRISTO di conseguenza dice l'apostolo CERCATE LE COSE DI LASSÙ. Alzate lo sguardo, tenete lo sguardo fisso su Gesù che è seduto alla destra di Dio. GUARDATE A LUI, PENSATE COME LUI, ALZATE IL LIVELLO ALLE COSE DEL CIELO.

2. Ciò significa VALORIZZARE tutto quello che abbiamo sulla terra nella prospettiva dei beni eterni. Ciò significa FAR MORIRE ciò che appartiene alla Terra (impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria) per DARE VITA a un rapporto nuovo con le cose, in vista del bene, costruendo relazioni che permangono.

3. Se c'è una tale unione a Cristo, non vi è più distinzione tra Greco o Giudeo, circonciso e incirconciso, tra barbaro, Scita, schiavo, libero, ma CRISTO È TUTTO E IN TUTTI. QUELLO CHE CONTA È ESSERE NUOVA CREATURA IN CRISTO aderire al Signore Gesù.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».  

 

1. Gesù NON è il mediatore dei nostri affari, MA il fondamento della nostra vita! Lui NON segue il criterio umano della divisione dei beni MA segue il criterio della giustizia di Dio. NO ALL'ACCUMULO SI ALLA CONSEGNA DEI BENI AL FRATELLO BISOGNOSO. E TU?

2. L’UOMO RICCO SBAGLIA MIRA, punta sull'accumulo dei beni, e i suoi tesori sono l’illusione di trovare in questo possesso la propria sicurezza. FAI ATTENZIONE: IL FASCINO DEL POSSESSO, L'EGOISMO, LA CUPIDIGIA, ti porta a chiudere ogni relazione col prossimo, e TI FA VIVERE DA ISOLATO. QUESTO È GIÀ VIVERE NELL’INFERNO.

3. VUOI INVECE LA VITA PIENA? Non cercarla nelle cose. SPOSTA IL TUO DESIDERIO. VIVI DELL'EUCARESTIA che è un “DIVIDERE-CON” gli altri. Tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo SONO BENI RICEVUTI DA DIO DA CONDIVIDERE. QUESTO È IL VERO TESORO, QUESTA È LA GIUSTIZIA DI DIO!

BUONA DOMENICA...

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Che cosa ci vuole dire la parabola dell'uomo ricco? Che la vera ricchezza è dentro. "L'esterno non aumenta neanche di un grammo la tua felicità". Gesù dice: "Tu, tuo fratello e tutti quelli che confidano solo nelle ricchezze perderanno la vita... l'anima... la parte feconda, creativa, vera della vita". Ma Tu ti stai prendendo cura della tua anima? Del tuo mondo interiore o lo stai lasciando morire? Pensaci prima che sia tardi....

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«Il povero vuole diventare ricco / il ricco vuole diventare re / e il re non è soddisfatto finché non ha il potere su ogni cosa» (B. Springsteen). Così va il mondo. E Gesù chiede: la vita da cosa dipende?

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LECTIO DIVINA - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

OMELIA - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

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Mt 22,15-22 - RITO AMBROSIANO - VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO

VIII Domenica dopo Pentecoste
Domenica 03 Agosto 2025
Lettura del Vangelo secondo Mt 22,15-22

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 22,15-22

In quel tempo. I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo il Signore Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro.
Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.
1. «I farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù». GESU' DA FASTIDIO, spesso anche noi facciamo come i farisei: giudichiamo Gesù perchè NON FA quello che noi vorremmo e non abbiamo la pazienza di ASCOLTARE ciò che lui vorrebbe da noi.

2. I suoi ascoltatori dovevano capire che il Messia (che attendevano) non era Cesare, e che Cesare non era Dio. Il regno che Gesù veniva ad instaurare era di una dimensione assolutamente Superiore. Come rispose a Ponzio Pilato: "Il mio regno non è di questo mondo", non segue le leggi di questo mondo (=Cesare).... CAPITO? CHI SEGUO IO GESU' O CESARE?

3. «Date a Cesare quello che già appartiene a Cesare» è l’invito a RIPRENDERE la nostra immagine di Dio che lui stesso ha impresso nei nostri cuori perché fossimo nel mondo la testimonianza della sua presenza, rendendolo credibile attraverso la credibilità delle nostre scelte e delle nostre azioni. DIMOSTRIAMO NEI FATTI DI ESSERE IMMAGINE DI DIO..

BUONA DOMENICA...

 

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03.08 - SANT' ASPRENO DI NAPOLI

fine del I secolo e gli inizi del II
   Primo vescovo di Napoli, visse tra la fine del I secolo e gli inizi del II, epoca a cui si fanno risalire gli inizi della Chiesa partenopea. Vari antichi documenti, tra i quali il Calendario marmoreo di Napoli, fissano la durata del suo episcopato in 23 anni. Secondo una leggenda si sarebbe convertito dopo essere stato guarito da san Pietro, che lo consacrò poi vescovo. Fece costruire l'oratorio di Santa Maria del Principio, su cui sarebbe poi sorta la basilica di Santa Restituta e la chiesa di San Pietro ad aram. Dopo san Gennaro è il secondo dei 47 protettori di Napoli i cui busti sono custoditi nella Cappella del tesoro in Duomo, dove sarebbe anche conservato il bastone con cui san Pietro lo guarì.
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NELLO STESSO GIORNO:

 SAN PIETRO GIULIANO EYMARD Sacerdote e fondatore - MILANO

La Mure d'Isère, Francia, 4 febbraio 1811 - 1 agosto 1868

San Pietro Giuliano Eymard, sacerdote, che, dapprima appartenente al clero diocesano e poi membro della Società di Maria, fu insigne cultore del mistero eucaristico e istituì due nuove Congregazioni, l’una maschile e l’altra femminile, per promuovere e diffondere la devozione verso il Santissimo Sacramento. Morì nel villaggio di La Mure presso Grenoble in Francia, dove era nato.