lunedì 1 dicembre 2025

01.12.2025 - Is 2,1-5 - Mt 8,5-11 - Molti dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli.

 

Dal libro del profeta Isaìa - Is 2,1-5

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.
1. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. IL MONTE SION, IL TEMPIO DI DIO È CRISTO GESÙ. Tutti i popoli vengono a Lui. IN LUI È LA SALVEZZA, DA LUI E PER LUI È LA REDENZIONE. Camminiamo nella luce del Signore!

2. GERUSALEMME SARÀ LA CULLA DELLA VERA FEDE, DELLA VERA SALVEZZA, DELLA VERA LEGGE. Gesù esce da Gerusalemme. Lo Spirito Santo sgorga da Gerusalemme. L’Eucaristia viene da Gerusalemme. La Chiesa viene da Gerusalemme. Gesù Crocifisso viene da Gerusalemme. Camminiamo nella luce del Signore!

3. “Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli”. GIUDICE E ARBITRO È IL SIGNORE. GIUDICE E ARBITRO È ANCHE IL SUO MESSIA. I frutti che la fede nel Signore generano sono un rapporto nuovo tra i popoli, tra le stesse genti. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri. QUANDO LA FEDE NON PRODUCE QUESTI FRUTTI, È SEGNO CHE ESSA ANCORA NON È VERA. NON È VERA FEDE NEL SIGNORE. Camminiamo nella luce del Signore!

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 8,5-11
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

 

Il centurione ha bisogno di Gesù e chiede il suo aiuto. Nello stesso tempo, è consapevole della sua indegnità e si affida all’autorità di Gesù, e gli domanda di comandare alla malattia anche in distanza, così come lui comanda ai soldati. Impressiona la fede del centurione, una fede che non cerca segni, conferme, rassicurazioni, una fede che si fida al punto di dire a Gesù: “Non sono nemmeno degno che tu venga, basta che tu lo dica, che tu lo voglia, e sono certo che tutto cambierà”. Credere è aver fede proprio in assenza di segni. E Gesù, per quest’uomo, riserva uno dei complimenti più belli del Vangelo: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».
Impariamo a guardare con umiltà e fiducia al Signore che viene a noi in questo tempo di Avvento, senza pretendere nulla!

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La fede più grande è di un romano, di un occupatore, di un nemico, uno che ragiona da romano e viene da lontano, "dall'oriente e dall'occidente". E noi che pensiamo di essere il centro del mondo?

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01.12 SAN CHARLES DE FOUCAULD

SAN CHARLES DE FOUCAULD

 Charles de Foucauld nacque il 15 settembre 1858 a Strasburgo in una famiglia cristiana, ma perse entrambi i genitori a soli sei anni. Cresciuto con la sorella sotto la tutela del nonno materno, ricevette una solida educazione religiosa e completò gli studi superiori a Nancy. Dotato di grande intelligenza e curiosità, entrò a Saint-Cyr e intraprese la carriera militare, ma la vita mondana e la ricerca di avventure non gli diedero soddisfazione. Durante un viaggio di esplorazione scientifica in Marocco ottenne fama come esploratore, ma rimaneva insoddisfatto interiormente.

 La conversione definitiva avvenne nel 1886 grazie all’influenza spirituale dell’abbé Huvelin e alla riscoperta della fede cristiana. Completamente rinnovato, Charles decise di consacrare tutta la vita a Dio, imitando Gesù Povero e vivendo “l’ultimo posto” in umiltà. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, entrò nella Trappa e poi visse a Nazareth come domestico delle Clarisse, cercando di incarnare la vita nascosta e umile di Gesù. La spiritualità del mistero di Nazareth divenne il cuore della sua vita, fondata su silenzio, preghiera, lavoro e imitazione delle virtù evangeliche.

 Ordinato sacerdote nel 1901, si trasferì in Algeria, prima a Beni-Abbès e poi tra i Tuareg a Tamanrasset, vivendo povero tra i poveri e dedicandosi alla carità, alla preghiera e all’offerta del Sacrificio Eucaristico. La sua presenza discreta e fraterna tra cristiani, musulmani e giudei testimoniava un Dio-Amore, praticato nella vita quotidiana.

Morì il 1° dicembre 1916, assassinato da razziatori, compiendo pienamente la sua vocazione di imitare Gesù povero e umile fino alla morte. Charles de Foucauld, pur non essendo un fondatore nel senso stretto, aprì la via a molti altri nella sequela di Cristo.

 

Per noi oggi

 La santità sfida l’apparenza: non serve essere famosi o fare grandi gesti per essere santi; la coerenza silenziosa e nascosta può avere un impatto eterno.

 La povertà è potere: liberarsi dalle sicurezze materiali e dai ruoli sociali permette di rendere visibile l’amore di Dio in modo più autentico e universale.

 La fede si scopre nelle crisi: le delusioni, i dubbi e i fallimenti non sono ostacoli, ma terreni fertili in cui Dio può forgiare la nostra vocazione più profonda.



Beato Charles de Foucauld Fusco detto Carlo di Gesù è stato un monaco, sacerdote ed eremita francese, dopo essere stato militare in carriera ed esploratore si convertì alla fede e alla ricerca di Dio. Entrato tra i Trappisti iniziò il noviziato nella Trappa di Notre-Dame-des-Neiges e poi in Siria.
Nella ricerca di un ideale di povertà e di penitenza ancora più radicale lasciò la Trappa per vivere da eremita, prima in Palestina e poi a Béni-Abbés, un'oasi situata sulla riva sinistra del Saoura a sud di Orano, nel Sahara occidentale (Algeria francese).
Desideroso di fondare una nuova congregazione religiosa, non ci fu nessuno che si unì a lui. Visse con i Tuareg testimoniando il Vangelo non con le parole ma con il suo stile di vita e le sue opere. Fu ucciso durante una razzia il 1° dicembre 1916.
Fu beatificato il 13 novembre 2005 da papa Benedetto XVI.

 

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domenica 30 novembre 2025

Is 2,1-5 - Rm 13,11-14 - Mt 24,37-44 - I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

Domenica 30 Novembre 2025

Dal libro del profeta Isaìa - Is 2,1-5

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore. 

1. Isaia annuncia LA FINE DEI GIORNI quando il MONTE SION, quello su cui è costruito il tempio di Gerusalemme, diventerà il MONTE PIÙ ALTO DELLA TERRA, il vertice a cui tutti tendono. TUTTI I POPOLI SI RADUNERANNO E TENDERANNO A GERUSALEMME in un movimento concentrico e centripeto, tutti vanno verso il Signore. IN DIO C’È LA SALVEZZA.

2. Ci sarà una RICONVERSIONE INDUSTRIALE: cambieranno gli strumenti di guerra in attrezzi da lavoro, spezzeranno le spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci. ELIMINERANNO LA POLEMICA - polemica deriva da Polemos che in greco vuol dire guerra – SI PASSERÀ DALLA POLEMICA ALLA COLLABORAZIONE, al lavoro costruttivo. Questo è l'obiettivo a cui tendere. 

3. “Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli”. GIUDICE E ARBITRO È IL SIGNORE. I frutti che la fede nel Signore generano sono UN RAPPORTO NUOVO tra i popoli, tra le stesse genti. QUANDO LA FEDE NON PRODUCE QUESTI FRUTTI, È SEGNO CHE ESSA ANCORA NON È VERA. NON È VERA FEDE NEL SIGNORE. Camminiamo nella luce del Signore!

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 13,11-14

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo. 

1. Si avvicina sempre di più il GIORNO DEL NOSTRO INCONTRO CON LO SPOSO. È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, la salvezza è più vicina ora di quando siamo diventati credenti. IL GIORNO È VICINO QUINDI NON DORMIAMO e di conseguenza GETTIAMO via le opere delle tenebre e INDOSSIAMO le armi della luce. Capito?

2. Anche se la luce appena si intravede, CAMMINIAMO come in pieno giorno. ABBANDONIAMO le opere delle tenebre e RIVESTIAMOCI con l’armatura dei soldati di Cristo. COMPORTIAMOCI ONESTAMENTE COME IN PIENO GIORNO. Sii trasparente nel tuo agire!

3. “ESSERE SVEGLI” significa essere rivestiti del Signore Gesù Cristo, essere armati di luce, ESSERE LUCE comportandosi onestamente. Come dice Paolo NON LASCIAMOCI ANDARE in orge e ubriachezze, lussurie e impurità, litigi e gelosie, ma RIPRENDIAMO IL CAMMINO. Iniziamo un nuovo anno da persone “sveglie”.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

1. Gesù dice che LA VENUTA DEL FIGLIO DELL’UOMO SARÀ “COME FURONO I GIORNI DI NOÈ”. Anche noi NON riduciamo la nostra vita al puro soddisfacimento dei bisogni e ad appagare gli istinti sociali, il cui nome è interesse, guadagno, vantaggio. ACCOGLIAMO IL FIGLIO DELL’UOMO, OGGI…

2. Per questo ci dice:” VEGLIATE… E STATE PRONTI”. Vegliare è l’esatto contrario di quel” non si accorsero di nulla” … E FURONO TRAVOLTI. Se si veglia, invece, ci si accorge di TUTTO. COLTIVIAMO IL SILENZIO, LA MEDITAZIONE, L’INCONTRO COL SIGNORE, OGGI… Quante volte Gesù passa nella nostra vita e non ce ne accorgiamo!

3. Allora È NECESSARIO CHE CI ACCORGIAMO DI CHI, ACCANTO A NOI, SOFFRE, È EMARGINATO, MALATO, IMMIGRATO; DELLA FAMIGLIA che passa un momento di difficoltà. L’Avvento è il momento in cui IL SIGNORE CI INVITA A COGLIERE IL SUO DELICATO BUSSARE ALLA PORTA DEL NOSTRO CUORE per aprirci ad una vita che ci farà sempre di più uscire da noi stessi…

BUON AVVENTO...

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 VEGLIATE

"Solo chi attende, cioè tende-a, "vive la vita”: siamo vivi perché sempre attendiamo qualcosa, ma proprio quando la raggiungiamo, inizia un'attesa nuova. Ci chiediamo, allora: "che cosa deve dunque accadere?". E ha mai fine questa attesa?". Noi cristiani abbiamo il compito di tenere sveglio il mondo, che rischia di perdere la propria anima. Ma per tenere sveglio il mondo, dobbiamo vivere nella vigilanza, per non mancare l'appuntamento con Dio. BUON INIZIO AVVENTO....

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Inizia l’avvento. L’Avvento ci educa all’attesa: non tutto si può avere subito. L’attesa ci insegna la misura, l’impegno, il limite e l’autocontrollo. Solo attendendo scopriamo il valore delle cose e la speranza di ciò che verrà. Così impariamo che il tempo non è nemico, ma via per incontrare Dio. BUON AVVENTO!

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LECTIO DIVINA -  I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

OMELIA -  I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

 
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Mt 11,2-15 - RITO AMBROSIANO - III Domenica di Avvento - Le profezie adempiute

RITO AMBROSIANO
III Domenica di Avvento - Le profezie adempiute
DOMENICA 30 novembre 2025
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 11,2-15
In quel tempo. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!». 
1. Il Battista si chiede con inquietudine se non si è ingannato su Gesù. FORSE PER LUI È UN MOMENTO DI VERA CRISI O DUBBIO PROFONDO, infatti decide di interpellare Gesù stesso attraverso i suoi discepoli chiedendo: ”Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. E TU COME RISPONDI AI DUBBI SULLA FEDE?

2. Gesù non risponde direttamente alla domanda di Giovanni, ma RIMANDA ALLE SUE OPERE. Impariamo a leggere OGGI le opere di Dio. Le opere che Gesù ci propone per riconoscerlo come Messia SONO SEMPLICEMENTE GESTI DI AMORE. Tu sei un segno per gli altri… AMA…

3. Dunque: il Precursore non si è sbagliato nell'attribuire al Messia il compito di attuare il giudizio di Dio. GESÙ LO FARÀ, MA NON ORA. ORA È IL TEMPO DELLA MISERICORDIA di Dio verso gli uomini. VIVI QUESTO TEMPO CON INTENSITÀ…

BUONA DOMENICA…

 

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30.11 SANT'ANDREA APOSTOLO

SANT’ANDREA APOSTOLO E MARTIRE

 Sant’Andrea (circa. 5 avanti Cristo  –  60 dopo Cristo), fratello di Simon Pietro, è noto per essere stato il primo apostolo a condurre Pietro a Gesù. Discepolo di Giovanni Battista, riconobbe in Gesù l’Agnello di Dio e, entusiasta, condivise subito la scoperta con suo fratello: «Abbiamo trovato il Messia», trasformando così la vita di Pietro e prefigurando la sua futura missione come fondamento della Chiesa. Questo primo gesto evangelico mostra Andrea come esempio di condivisione gioiosa e premurosa della fede.

 Andrea è presente in episodi chiave dei Vangeli, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci e l’incontro con i Greci desiderosi di conoscere Gesù, evidenziando la sua partecipazione attiva alla missione di Cristo. Dopo l’Ascensione, predicò in Asia Minore e nella Scizia, diffondendo il Vangelo fino all’area che oggi comprende Romania, Ucraina e Russia meridionale.

 Subì il martirio a Patrasso, in Grecia, scegliendo di essere crocifisso su una croce a forma di X, simbolo della sua umiltà rispetto alla croce di Cristo. Patrono di fabbricanti di corde, paralitici, pescatori, pescivendoli e giovani donne che cercano marito, Andrea rappresenta il modello del discepolo che accoglie la verità con entusiasmo e la condivide senza esitazione, fino al sacrificio estremo della vita.

 

Per noi oggi:

 Non tenere per te la verità che trovi – Andrea corse subito da Pietro per condividere la scoperta del Messia; oggi, quante verità o passioni importanti rimangono chiuse nella nostra indifferenza o paura di “disturbare” gli altri?

 Il coraggio di scegliere il diverso – Scelse la croce a forma di X per umiltà e coerenza; nella nostra società spesso uniforme e comoda, siamo disposti a prendere posizioni scomode per ciò in cui crediamo veramente?

 Fede attiva significa azione concreta – Andrea non si limitò a riconoscere Gesù, ma lo annunciò e predicò fino al martirio; oggi, quante volte ci limitiamo a opinioni o sentimenti interiori senza tradurli in gesti concreti di cambiamento o servizio?


Festa di sant’Andrea, Apostolo: nato a Betsaida, fratello di Simon Pietro e pescatore insieme a lui, fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano, lo seguì e condusse da lui anche suo fratello. Dopo la Pentecoste si dice abbia predicato il Vangelo nella regione dell’Acaia in Grecia e subíto la crocifissione a Patrasso. La Chiesa di Costantinopoli lo venera come suo insigne patrono.

TEMPO DI AVVENTO (ANNO A) - 2025 - DAVANTI ALLA MADONNA DELLA PACE, LASCIA CHE IL CUORE DIVENTI CULLA.


TEMPO DI AVVENTO (ANNO A) - 2025

DAVANTI ALLA MADONNA DELLA PACE, LASCIA CHE IL CUORE DIVENTI CULLA.

 

L’Avvento è il periodo di quattro settimane che apre l’anno liturgico della Chiesa. È un tempo di preparazione e di attesa per la nascita di Gesù, il Messia promesso. Come l’anno civile inizia il 1° gennaio, così l’anno liturgico comincia con la Prima Domenica di Avvento.

 

Il colore liturgico è il viola, simbolo di penitenza e speranza; la terza domenica, detta Gaudete, è invece segnata dal rosa, colore della gioia perché il Natale si avvicina.


Il Vangelo di Matteo, guida dell’anno A, sottolinea la dimensione comunitaria del cammino di fede: è nella comunità, pur imperfetta, che si sperimenta la presenza di Emmanuele, Dio con noi. L’attesa non è individuale, ma vissuta come popolo di Dio che ascolta, si converte e si lascia guidare.


Le domeniche di Avvento ci invitano a un percorso spirituale concreto:

 

·        Vegliare (prima domenica): essere pronti, come Noè, all’arrivo del Signore.

·       Convertirsi (seconda domenica): ascoltare la voce di Giovanni Battista che chiama alla rinascita.

·        Rallegrarsi (Immacolata): accogliere con gioia l’annuncio dell’angelo a Maria.

·        Farsi piccoli (terza domenica): riconoscere in Gesù il Maestro che parla ai semplici.

·        Fidarsi (quarta domenica): imitare Giuseppe nella sua fede silenziosa e obbediente.

 

Nel Santuario della Madonna della Pace, il Tempo di Avvento assume un significato ancora più profondo. Maria, Madre della Pace, ci accompagna in questo cammino di attesa, insegnandoci a custodire nel cuore la Parola e a vivere nella fiducia.

 

Davanti alla sua immagine, i fedeli sono invitati a pregare per la pace nelle famiglie, nella Chiesa e nel mondo intero. Ogni candela accesa della corona d’Avvento diventa un segno di speranza che illumina le nostre giornate.

 

Il Santuario si fa luogo di silenzio, ascolto e comunione: qui ciascuno può affidare le proprie attese e le proprie fatiche alla Vergine che ha saputo dire “sì” con umiltà. Maria ci guida a riconoscere Gesù come il vero dono che porta pace ai cuori inquieti.

 

L’Avvento, vissuto ai piedi della Madonna della Pace, diventa così un tempo di riconciliazione, di preghiera e di rinascita spirituale, in cui impariamo a vegliare, gioire e fidarci come Lei.

 

 

Per noi oggi

 

1.     Siamo davvero in attesa o solo spettatori distratti del Natale? Forse abbiamo riempito il cuore di luci e rumori, ma non di silenzio e ascolto. L’attesa vera è fatta di desiderio, di spazio lasciato a Dio che viene, non solo di preparativi esteriori.

 

2.     Abbiamo il coraggio di convertirci concretamente, cambiando atteggiamenti e priorità? La conversione non è un’idea, ma una scelta quotidiana: perdonare, accogliere, rinunciare all’indifferenza. È lasciare che il Vangelo trasformi la nostra routine e il nostro modo di guardare gli altri.

3.     Sappiamo fidarci come Giuseppe, anche quando Dio non parla come ci aspetteremmo? Fidarsi significa camminare anche nel buio, credendo che la volontà di Dio, pur misteriosa, è sempre amore. Come Giuseppe, siamo chiamati a credere più alla voce interiore dello Spirito che alle paure del mondo.

 

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sabato 29 novembre 2025

29.11.2025 - Dn 7,15-27 - Lc 21,34-36 Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire...

 

Dal libro del profeta Daniele - Dn 7,15-27

Io, Daniele, mi sentii agitato nell’animo, tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato; mi accostai a uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione: «Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; ma i santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per sempre, in eterno».
Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era diversa da tutte le altre e molto spaventosa, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo, che divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava, e anche intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell’ultimo corno che era spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel corno aveva occhi e una bocca che proferiva parole arroganti e appariva maggiore delle altre corna.
Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi e li vinceva, finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell’Altissimo e giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno.
Egli dunque mi disse: «La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la schiaccerà e la stritolerà.
Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re e proferirà parole contro l’Altissimo e insulterà i santi dell’Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge. I santi gli saranno dati in mano per un tempo, tempi e metà di un tempo.
Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. Allora il regno, il potere e la grandezza dei regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e gli obbediranno».
1. Daniele non comprende la visione. Può un uomo ricevere la stessa gloria ed eternità di Dio? Daniele si accosta ad uno dei vicini a Dio e domanda a lui spiegazione: Le quattro bestie sono QUATTRO RE che sorgeranno dalla terra. SONO RE, MA SONO ANCHE BESTIE. Ma il Signore guarderà con benevolenza i suoi santi. A LORO DARÀ IL SUO REGNO PER SEMPRE, IN ETERNO.

2. Daniele nel mentre attende la risposta, vede che un corno della bestia muove guerra ai santi e li vince. Ma sopra la bestia, ogni bestia della terra, regna il Signore. IL SIGNORE VIENE IN SOCCORSO dei figli del suo popolo E RENDE LORO GIUSTIZIA, LI LIBERA DALLA BESTIA.

3. Passato il tempo concesso alla bestia, SUBITO VI SARÀ IL GIUDIZIO e ogni potere sarà tolto alla bestia e la bestia stessa sarà sterminata. Fino all’avvento dei cieli nuovi e della terra nuova MALE E BENE CONVIVERANNO SEMPRE, SENZA ALCUNA SEPARAZIONE. Con l’avvento dei cieli nuovi male e bene saranno separati. LA SEPARAZIONE SARÀ DEFINITIVA E IRREVERSIBILE. È un invito a rimanere fedeli, anche nel martirio…

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 21,34-36
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Stare svegli e pregare. Il sonno interiore nasce dal girare sempre attorno a noi stessi e dal restare bloccati nel chiuso della propria vita coi suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori, ma sempre girare intorno a noi stessi. E questo stanca, questo annoia, questo chiude alla speranza.
Vegliare e pregare – cioè riconoscere la presenza di Dio mentre viviamo e operiamo -  è il non lasciarsi spazzare via dall’irruenza del giorno finale. Allora, quel giorno sarà bellissimo e grandioso, comparire davanti a Gesù, il Figlio dell’uomo che viene a prenderci. Lo pregustiamo oggi già nella sorpresa degli avvenimenti provvidenziali, piccoli o grandi, che accadono ogni giorno.

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Cuori appesantiti, è il rischio che evidenzia Gesù. Gli affanni e i vizi ci rendono pesanti, incapaci di sfuggire al “laccio”. Stiamo attenti agli altri e li giudichiamo o riusciamo a vigilare su noi stessi?

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29.11 SAN FRANCESCO ANTONIO FASANI

SAN FRANCESCO ANTONIO FASANI (1681-1742)

 San Francesco Antonio Fasani (1681-1742), detto “Padre Maestro”, nacque a Lucera in una famiglia profondamente cristiana che favorì la sua vocazione fin dall’infanzia. Chiamato Giovanniello, dimostrò presto doti morali e intellettuali promettenti e fu avviato agli studi presso il Convento dei Frati Minori Conventuali di Lucera. Entrato nell’Ordine assunse i nomi di Francesco e Antonio, consacrandosi a una vita evangelica e apostolica. Completò studi filosofici e teologici a Agnone e ad Assisi, dove fu ordinato sacerdote nel 1705, acquisendo fama di profondo conoscitore della filosofia e della teologia.

 Per trentacinque anni visse a Lucera dedicandosi con zelo al ministero sacerdotale e alla formazione dei confratelli. La sua vita spirituale si caratterizzava per la profonda unione con Dio, la pratica dei consigli evangelici e l’intensa devozione all’Immacolata Concezione. Considerava Maria guida e rifugio dei peccatori, diffondendo il culto mariano attraverso prediche, canti e immaginette. La predicazione fu uno strumento centrale del suo apostolato: organizzava corsi di missione, quaresime, novene ed esercizi spirituali, con l’obiettivo di estirpare vizi e peccati, promuovere la virtù e condurre alla conversione.

 Grande fu il suo impegno verso i poveri, i malati e i carcerati: distribuiva elemosine, visitava i malati e confortava i condannati a morte, esprimendo concretamente la carità cristiana. La celebrazione della Messa e l’amministrazione dei sacramenti, in particolare la Confessione, costituivano il centro della sua vita sacerdotale, che mirava a rendere i fedeli pienamente partecipi della vita divina. Il suo zelo apostolico produsse abbondanti frutti di conversione e rinnovamento spirituale tra la popolazione della Daunia e del Molise.

 Quando nel 1742 fu colpito dall’ultima malattia, la offrì a Dio con fede e letizia, pronunciando le parole che avevano segnato la sua esistenza: “Volontà di Dio, Paradiso mio”. Morì a Lucera, dove aveva operato con fedeltà e dedizione, e il popolo lo celebrò come santo, confermando l’appellativo di “Padre Maestro”. La sua vita rimane testimonianza di carità, zelo sacerdotale e profonda devozione mariana.

 

Per noi oggi:

 La santità non è riservata ai grandi: anche gesti quotidiani di carità e attenzione agli ultimi trasformano la vita.

 La cultura e la fede possono camminare insieme: saper comunicare in modo semplice rende la spiritualità accessibile a tutti.

 Essere testimoni di Dio implica coraggio: affrontare ostilità e difficoltà senza compromessi per amore degli altri e di Cristo.


A Lucera in Puglia, san Francesco Antonio Fasani, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che, uomo di raffinata cultura pervaso da un grande amore per la predicazione e la penitenza, si adoperò al tal punto per i poveri e i bisognosi da non esitare mai a privarsi della veste per coprire un mendicante e offrire a tutti il suo cristiano sostegno.

 

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venerdì 28 novembre 2025

28.11.2025 - Dn 7,2-14 - Lc 21,29-33 - Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.

 

Dal libro del profeta Daniele - Dn 7,2-14

Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mare Grande e quattro grandi bestie, differenti l’una dall’altra, salivano dal mare. La prima era simile a un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono strappate le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d’uomo.
Poi ecco una seconda bestia, simile a un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: «Su, divora molta carne».
Dopo di questa, mentre stavo guardando, eccone un’altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d’uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il potere.
Dopo di questa, stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d’una forza straordinaria, con grandi denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
Stavo osservando queste corna, quand’ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che proferiva parole arroganti.
Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Continuai a guardare a causa delle parole arroganti che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e la durata della loro vita fu fissata fino a un termine stabilito.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.
1. Visione di Daniele: quattro venti si abbattano impetuosamente sul Mare Grande (=Mediterraneo). QUATTRO VENTI IMPETUOSI, IN UNA SOLA VOLTA, SONO SEGNO DI GRANDI DISASTRI. È uno sconvolgimento generale. Nella storia sta per accadere qualcosa il cui governo non è in mano agli uomini. 

2. QUESTA TEMPESTA NON CONTROLLABILE DALL’UOMO PRODUCE QUATTRO BESTIE. Sono differenti l’una dall’altra e tutte e quattro salgono dal mare. LE QUATTRO BESTIE DOMINERANNO SU TUTTO IL MONDO. Il loro insegnamento, e le loro guerre saranno in tutto il mondo. Esse SI OPPORRANNO ALLA VENUTA DEL SIGNORE, ma la vittoria del Signore sarà schiacciante e definitiva.

3. Daniele vede venire con le nubi del cielo UNO SIMILE A UN FIGLIO D’UOMO. Le nubi lo portano fino al Vegliardo e fu presentato a lui. A Colui che era simile ad un figlio d’uomo, VIENE DATO LO STESSO POTERE DEL VEGLIARDO E LA STESSA SUA GLORIA. Quanto è del Vegliardo è anche suo. UNO CHE È SIMILE AD UN FIGLIO D’UOMO È IL FIGLIO ETERNO DEL PADRE. È il suo Unigenito eterno e immortale che si fa carne.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 21,29-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l’estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Il mondo subirà le sue trasformazioni cosmiche nel corso dei secoli, i cieli e la terra passeranno, ma, Gesù ci dice: "Le mie parole non passeranno". Le parole del Vangelo non conducono verso la distruzione del mondo, ma all’annuncio della vita nuova. Non dobbiamo lasciarci sommergere dall’onda delle tragedie che incombono sulle rive della storia, e dei piccoli o grandi drammi che taglieggiano la nostra giornata. Gesù ci dice: “il regno di Dio è vicino". Questo non è un riferimento alla fine del mondo. Gesù ci vuole far capire che la realtà che viviamo è preziosa, che la nostra vita quotidiana è un tempo propizio per la salvezza, ogni momento che Dio ci da è un occasione favorevole per vivere corrispondendo al suo amore, ogni occasione che abbiamo per fare il bene è un dono prezioso che va sfruttata e che non è detto che torni.

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In teoria cerchiamo cose che non passino, in pratica seguiamo le mode, che non fanno altro che passare. «Il cielo e la terra», cioè tutto, passerà. Tranne le sue parole. Scegliamo: le mode o le parole?

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28.11 SAN GIACOMO DELLA MARCA

SAN GIACOMO DELLA MARCA (1393-1476)

 San Giacomo della Marca fu un frate osservante francescano noto per la predicazione instancabile e per l’impegno a rafforzare la fede nel quindicesimo secolo, assieme a Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano.

 Laureato in diritto a Perugia, inizialmente esercitò come giudice e notaio, ma la meditazione sulla Redenzione lo portò a entrare nell’ordine francescano. Influenzato dall’insegnamento di san Bernardino, diffondeva la devozione al Santissimo Nome di Gesù e predicava in volgare, affrontando temi morali come superstizione, lusso, gioco, bestemmia e usura.

 Per aiutare i bisognosi, promosse i Monti di Pietà e si dedicò a opere pubbliche, costruzioni e legislazione comunale. La sua attività di predicatore lo portò in Italia e in vari Paesi europei, dove contrastò movimenti ereticali come i fraticelli, i bogomili e gli hussiti, e partecipò a missioni volte a difendere l’Europa dai Turchi.

 Uomo di grande erudizione, fondò una biblioteca a Monteprandone con circa duecento codici, comprendenti testi religiosi, giuridici e classici. La sua vita, segnata da austerità, penitenza e malattia, terminò nel 1476 con la ripetuta celebrazione del sacramento dell’estrema unzione e le parole: «Gesù, Maria… benedetta la Passione di Gesù».

 

Per noi oggi:

 La fede autentica non si accontenta di parole: richiede impegno, coraggio e azioni concrete nella società.

 Anche nella vita quotidiana moderna, possiamo usare competenze e talenti professionali al servizio degli altri, come fece Giacomo con diritto e giustizia.

 La cultura e la spiritualità non sono alternative: leggere, conoscere e meditare rafforza la fede e l’impegno sociale.


E' nato a Monteprandone (Ascoli Piceno) nel 1394, fu discepolo di san Bernardino da Siena, dal quale ricevette a 22 anni il saio francescano. Come il maestro, anch'egli si diede alla predicazione, in Italia, Polonia, Boemia, Bosnia e in Ungheria dove si recò per ordine del Papa. Oratore ardente, si scagliò soprattutto contro i vizi dell'avarizia e dell'usura. Proprio per combattere quest'ultima, san Giacomo della Marca ideò i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare le proprie cose, non più all'esoso tasso preteso dai privati usurai ma ad un interesse minimo. Già debilitato per la vita di penitenza e colpito da coliche fortissime, morì a Napoli, nel 1476. Le sue ultime parole furono: «Gesù, Maria. Benedetta la Passione di Gesù».

 

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giovedì 27 novembre 2025

27.11.2025 - Dn 6,12-28 - Lc 21,20-28 - Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

Dal libro del profeta Daniele - Dn 6,12-28

In quei giorni, alcuni uomini accorsero e trovarono Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio. Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al suo decreto: «Non hai approvato un decreto che chiunque, per la durata di trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi dio o uomo all’infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni?». Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le leggi dei Medi e dei Persiani». «Ebbene – replicarono al re –, Daniele, quel deportato dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, o re, né del tuo decreto: tre volte al giorno fa le sue preghiere».
Il re, all’udire queste parole, ne fu molto addolorato e si mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni sforzo per liberarlo. Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli dissero: «Sappi, o re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che qualunque decreto emanato dal re non può essere mutato».
Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e lo si gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!». Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la sigillò con il suo anello e con l’anello dei suoi dignitari, perché niente fosse mutato riguardo a Daniele. Quindi il re ritornò al suo palazzo, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta nessuna concubina e anche il sonno lo abbandonò.
La mattina dopo il re si alzò di buon’ora e allo spuntare del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino, il re chiamò Daniele con voce mesta: «Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?». Daniele rispose: «O re, vivi in eterno! Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male».
Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio. Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli. Non erano ancora giunti al fondo della fossa, che i leoni si avventarono contro di loro e ne stritolarono tutte le ossa.
Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: «Abbondi la vostra pace. Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l’impero a me soggetto si tremi e si tema davanti al Dio di Daniele,
perché egli è il Dio vivente,
che rimane in eterno;
il suo regno non sarà mai distrutto
e il suo potere non avrà mai fine.
Egli salva e libera,
fa prodigi e miracoli in cielo e in terra:
egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni».
1. Daniele viene trovato a pregare il suo Dio. GLI INVIDIOSI SPIONI DI SEMPRE SEMBRANO QUESTA VOLTA AVERE LA MEGLIO; neppure il re può cambiare il decreto. Il Re deve ordinare che si prenda Daniele e lo si getti nella fossa dei leoni. Il re addolorato, augura a Daniele che il DIO DA LUI SERVITO E CHE SERVE CON FEDELTÀ E PERSEVERANZA LO VENGA A SALVARE.

2. Il re è fermamente convinto che IL DIO VIVENTE PUÒ LIBERARE DANIELE. Digiuna tutta la notte, si astiene dalla compagnia delle suo molte donne e si alza molto presto per andare di persona a vedere se la sua speranza è vera. Trova Daniele vivo. Non è stato divorato dai leoni. DANIELE GLI ANNUNZIA IL GRANDE PRODIGIO COMPIUTO DAL DIO VIVENTE VERSO DI LUI. 

3. LA GIOIA DEL RE È PIENA. DANIELE È SALVO. Ora può ordinare che venga tirato dalla fossa, senza infrangere alcun decreto. Ora è suo dovere farlo uscire. IL MALE FATTO A DANIELE RICADE SUGLI INVIDIOSI E SUGLI SPIONI e questa volta i leoni non risparmiano le loro vite. Il re di Babilonia RICONOSCE LA VERITÀ DEL DIO DI DANIELE e ordina a tutti i suoi sudditi che rispetti sia il Dio di Daniele che i suoi adoratori.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 21,20-28
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».  

 

Gesù profetizza la distruzione di Gerusalemme e gli eventi apocalittici che seguiranno. Egli avverte i suoi discepoli di fuggire quando vedranno la città circondata da eserciti, poiché saranno giorni di grande calamità. La devastazione colpirà duramente, con segni celesti che terrorizzeranno l'umanità. Tuttavia, Gesù invita i suoi seguaci a non perdere la speranza, poiché questi eventi preannunciano la sua venuta con potenza e gloria. La liberazione dei fedeli sarà imminente, un motivo di consolazione in mezzo al caos. Dobbiamo risollevare e alzare il capo perché proprio nei momenti in cui tutto sembra finito il Signore viene a salvarci; lo attendiamo con gioia anche nel cuore delle tribolazioni, nelle crisi della vita e nei drammi della storia. Impariamo ad attendere il Signore!


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