domenica 22 giugno 2025

Gen 14,18-20 - 1Cor 11,23-26 - Lc 9,11-17 - SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

Domenica 22 Giugno 2025
Dal libro della Gènesi - Gen 14,18-20

In quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».
E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.

1. Melchìsedek, il cui nome significa RE DI GIUSTIZIA, è re di Salem, cioè RE DI PACE. Melchìsedek è un RE SACERDOTE. Sacerdote del Dio di Gerusalemme “Antico” che si chiamava “Elyon” che vuol dire Altissimo, Dio altissimo è sinonimo dello stesso Dio degli Ebrei.

2. Melchìsedek va incontro ad Abramo, gli OFFRE PANE E VINO e lo BENEDICE da parte di Dio. Come è possibile? Abramo è portatore della benedizione di Dio e viene benedetto da uno straniero. Capiamo che Melchìsedek è simbolo di un sacerdozio umano e sacro che PREFIGURA IL SACERDOZIO DI CRISTO. 

3. Infatti Cristo sacerdote HA OFFERTO PANE E VINO CIOÈ SÉ STESSO. Questa offerta RESTA PRESENTE come pane e vino nella nostra liturgia COME FONTE DELLA NOSTRA FORZA, è l'antidoto al peccato, è l'energia per vivere da Cristiani, per camminare verso la metà, per raggiungere la pienezza della misericordia. È la nostra benedizione...

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 11,23-26
 
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

1. Questo è il mio corpo… Questo è il mio sangue… Mangiando e bevendo SI PARTECIPA ALLA SUA MORTE (dono della vita) E ALLA SALVEZZA CHE ESSA COMUNICA.  Il Signore si mette volontariamente NELLE TUE MANI, SI AFFIDA A TE. Senza condizioni. SI FA DONO, SI ABBANDONA, SI OFFRE. Tu fai lo stesso!
2. In quelle poche parole «QUESTO È IL MIO CORPO, CHE È PER VOI» mette a disposizione ciò che ha di più caro, la sua vita, PER DIVENTARE SOSTEGNO E LUCE per il mondo.
3. Dio ha instaurato così la “NUOVA ALLEANZA” nel suo sangue. DIO INSTAURA A BENEFICIO DELL'UMANITÀ IL DEFINITIVO ORDINE DI SALVEZZA NEL SUO SANGUE. Celebrare il rito eucaristico significa dunque per la comunità cristiana ENTRARE A FARVI PARTE.

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Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,11-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

1. «Voi stessi date loro da mangiare» I Dodici Apostoli sono CHIAMATI A STARE CON GESÙ E IMMERGERSI COME LUI NELLE SITUAZIONI CONCRETE DEL MONDO. Come seguo io Gesù? Seguirlo vuol dire USCIRE da noi stessi E FARE della nostra vita un dono a Lui e agli altri. CHIAMATI ALLA SEQUELA...

2. Di fronte alla necessità della folla, ecco la soluzione dei discepoli: OGNUNO PENSI A SE STESSO; congeda la folla! Ma la soluzione di Gesù va in un’altra direzione: «Voi stessi date loro da mangiare». Come è possibile? E' POSSIBILE CON LA COMUNIONE… CHIAMATI ALLA COMUNIONE…

3. «Voi stessi date loro da mangiare» CHE COSA DANNO I DISCEPOLI? Quel poco che hanno: cinque pani e due pesci. Quei pani e quei pesci che NELLE MANI DEL SIGNORE SFAMANO TUTTA LA FOLLA. Si sono FIDATI della parola di Gesù ed È ACCADUTO il prodigio: "Tutti mangiarono a sazietà"... CHIAMATI ALLA CONDIVISIONE…

BUONA DOMENICA...

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CORPO E SANGUE DI CRISTO

L'Eucaristia è il Sacramento che Gesù ci ha lasciato per non lasciarci! Gesù si è voluto mettere nella condizione di nutrimento interiore e vivificante della nostra esistenza. Voleva rendere possibile la nostra "comunione" con lui, cioè una UNIONE INTIMA, PROFONDA, PERFETTA. Una specie di simbiosi mistica. Tutti siamo invitati!

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LECTIO DIVINA - SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

OMELIA - SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

 


Mt 6,25-33 - RITO AMBROSIANO - II DOMENICA DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO
II DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Domenica 22 giugno 2025
Lettura del Vangelo secondo Mt 6,25-33

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 6,25-33

In quel tempo. Il Signore Gesù ammaestrava le folle dicendo: «Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta».
1. "Non preoccupatevi dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo, che cosa indosseremo. Il Padre vostro celeste SA CHE NE AVETE BISOGNO." Il nostro Padre che è nei cieli è ONNIPOTENTE ma, nello stesso tempo, è infinitamente MISERICORDIOSO: il suo cuore è vicino alla nostra miseria realmente. ABBI FEDE…

2. Ci sono almeno 6 MOMENTI in cui la Provvidenza di Dio si manifesta nella nostra vita. 1. Quando il male prevale 2. Quando non ce la facciamo 3. Quando la croce che dobbiamo soffrire è più pesante di quanto le nostre spalle possano reggere 4. Quando pecchiamo 5. Quando dobbiamo essere strumenti della Divina Provvidenza 6. Quando abbiamo già fiducia. LA PROVVIDENZA DIVINA CI TENDE SEMPRE LA MANO. SEMPRE…

3. E concludo con una famosa storia: Un uomo aveva CHIESTO A DIO DI SALVARLO da un’inondazione. Prima sono venuti i vigili del fuoco, ma l’uomo si è rifiutato di entrare nella loro barca perché aveva chiesto aiuto a Dio. Poi è arrivata la protezione civile, ma neanche nella loro imbarcazione l’uomo osa entrare, perché è a Dio che ha chiesto aiuto. Infine viene raggiunto da un elicottero della polizia, ma l’uomo si rifiuta ancora una volta. Quando muore, l’uomo va in cielo e chiede a Dio: “DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?” Al che Dio risponde: “UOMO, TI HO MANDATO PRIMA I POMPIERI, POI LA PROTEZIONE CIVILE E INFINE LA POLIZIA, E TU LI HAI RIFIUTATI TUTTI!”.

BUONA DOMENICA

 

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22.06 - SAN TOMMASO MORO

Londra, Inghilterra, 7 febbraio 1478 - 6 luglio 1535

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NELLO STESSO GIORNO:

SAN PAOLINO DI NOLA Vescovo

Burdigala (Bordeaux), Francia, 355 - Nola, Napoli, 431

San Paolino, vescovo, che, ricevuto il battesimo a Bordeaux e lasciato l’incarico di console, da nobilissimo e ricchissimo che era si fece povero e umile per Cristo e, trasferitosi a Nola in Campania presso il sepolcro di san Felice sacerdote per seguire da vicino il suo esempio di vita, condusse vita ascetica con la moglie e i compagni; divenuto vescovo, insigne per cultura e santità, aiutò i pellegrini e soccorse con amore i poveri.

SAN GIOVANNI FISHER VESCOVO E MARTIRE

Beverley, Inghilterra, ca. 1469 - Londra, Inghilterra, 22 giugno 1535

Santi Giovanni Fisher, vescovo, e Tommaso Moro, martiri, che, essendosi opposti al re Enrico VIII nella controversia sul suo divorzio e sul primato del Romano Pontefice, furono rinchiusi nella Torre di Londra in Inghilterra. Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, uomo insigne per cultura e dignità di vita, in questo giorno fu decapitato per ordine del re stesso davanti al carcere; Tommaso More, padre di famiglia di vita integerrima e gran cancelliere, per la sua fedeltà alla Chiesa cattolica il 6 luglio si unì nel martirio al venerabile presule.


sabato 21 giugno 2025

21.06.2025 - 2Cor 12,1-10 - Mt 6,24-34 - Non preoccupatevi del domani.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 12,1-10

Fratelli, se bisogna vantarsi – ma non conviene – verrò tuttavia alle visioni e alle rivelazioni del Signore. So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. Di lui io mi vanterò!
Di me stesso invece non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato: direi solo la verità. Ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi più di quello che vede o sente da me e per la straordinaria grandezza delle rivelazioni.
Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

1. Paolo continua a vantarsi quasi per costrizione e, pur consapevole che questo atteggiamento “non è utile al credente”, passa a trattare delle sue visioni private. Sa, soprattutto, che PER UN VERO MINISTRO DI CRISTO, OSTENTARE I PROPRI MERITI È NOCIVO SUL PIANO PERSONALE E PER IL CATTIVO ESEMPIO verso gli altri. 

2. Paolo si rivolge alla sua comunità di Corinto, lamentandosi per le difficoltà incontrate nella sua missione, che chiama “spina nella carne” (la cui natura non è chiara). È NELLE DIFFICOLTÀ CHE PAOLO TROVA L'AIUTO A NON MONTARE IN SUPERBIA E SENTE CHE IL SIGNORE NON GLI HA FATTO MANCARE LA SUA GRAZIA, la sua vicinanza, il suo conforto. Alla sua RICHIESTA D'ESSERE SOLLEVATO DALLE TRIBOLAZIONI Dio risponde "TI BASTA LA MIA GRAZIA; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza"

3. Paolo è talmente convinto che il Signore MAI gli farà mancare il suo aiuto. Paolo ha ben compreso e accolto la “logica evangelica” della POTENZA CHE SI ATTUA NELLA DEBOLEZZA. Paolo è consapevole che quanto più non fa leva su di sé e sulle proprie forze, tanto più diventa un vero discepolo di Cristo che FA RISPLENDERE L’INTERVENTO DELL’ONNIPOTENZA DIVINA IN LUI, PERMETTENDOLE COSÌ DI “PRENDERE DIMORA IN LUI”.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,24-34
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

 

Gesù paragona la ricchezza a un "Padrone", per dirti che non puoi servire la ricchezza se intendi servire Dio. Sentiamo dentro di noi il bisogno di accumulare certezze umane sacrificando tempo e rapporti personali. E non siamo mai sazi- Ma se avessimo un po' di fede e ci affidassimo alla Provvidenza avremmo meno angoscia del domani.
Va detto anche che finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci sarà mai giustizia. Se invece, confidiamo nella Provvidenza di Dio e cerchiamo il suo Regno, nessuno mancherà il necessario per vivere dignitosamente. Cercare il regno di Dio e la sua giustizia significa fare la volontà di Dio con fede, con fiducia. E’ questo l’unico affanno che ci è permesso di avere!


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21.06 - SAN LUIGI GONZAGA

Castiglione delle Stiviere, Mantova, 9 marzo 1568 - Roma, 21 giugno 1591


venerdì 20 giugno 2025

20.06.2025 - 2Cor 11,18.21-30 - Mt 6,19-23 - Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 11,18.21-30

Fratelli, dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch’io.
In quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.
Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza.
1. L’Apostolo scende sullo stesso piano dei suoi oppositori, utilizzando l’arma carnale del vanto, proprio come stanno facendo i suoi denigratori. Paolo riesce, a ridimensionare la negatività insita nel vanto e si sente libero di vantarsi; e lo fa di gusto!

2. Ciò che attesta la superiorità dell’Apostolo rispetto ai suoi rivali è la CAPACITÀ DI AFFRONTARE PERICOLI E PATIMENTI PER PORTARE LA NOVITÀ DEL VANGELO E FONDARE NUOVE COMUNITÀ CRISTIANE.

3. “Se bisogna vantarsi, mi vanterò volentieri delle MIE DEBOLEZZE”, quelle che MANIFESTANO L’OPERA DELLA GRAZIA DIVINA nella sua esistenza. Infatti senza le nostre debolezze, saremmo tentati (e non saremmo i primi) di fare a meno anche di Cristo.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,19-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

 

«Soldi, vanità e potere» non rendono felice l’uomo. I veri tesori, le ricchezze che contano, sono «l’amore, la pazienza, il servizio agli altri e l’adorazione di Dio». «Il consiglio di Gesù è semplice: non accumulate per voi tesori sulla terra!». E aggiunge: «Guarda, questo non serve a niente, non perdere tempo!».
Bisogna dunque puntare ad accumulare le vere ricchezze, quelle che «liberano il cuore» e ti rendono «un uomo con quella libertà dei figli di Dio». Si legge in proposito nel Vangelo che «se il tuo cuore è schiavo, non sarà luminoso il tuo occhio, il tuo cuore». «Un cuore schiavo non è un cuore luminoso: sarà tenebroso!».
Chiediti sinceramente: a cosa sono davvero attaccato?

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Il nostro cuore sta «dov’è il tuo tesoro». E allora qual è il nostro tesoro? Alla fine si saprà, perché già siamo semplici, trasparenti, come le nostre pupille. Ma quanto è difficile questa semplicità? 

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20.06 - BEATA VERGINE MARIA CONSOLATRICE (LA CONSOLATA)

Miracolo del 20 giugno 1104

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NELLO STESSO GIORNO:

BEATO GIOVANNI BATTISTA ZOLA Sacerdote gesuita, fondatore - BRESCIA

Brescia, 1575 – Nagasaki, Giappone, 20 giugno 1626

Il beato Giovanni Battista Zola, fa parte di un gruppo di gesuiti martirizzati in Giappone il 20 giugno 1626. Indirizzato all’attività missionaria, nel 1602 è in India, dove rimane fino al 1606. In seguito è in Giappone. Si stabilisce nella regione del Tacacu, esercitando per circa 20 anni il proprio ministero apostolico. Scoppiata una violenta persecuzione anticristiana, insieme ad altri otto compagni viene arso vivo sulle colline di Nagasaki, dopo una prigionia prolungatasi vari mesi.


SANT' URSICINO di Pavia Vescovo - PAVIA

Non vi sono dubbi sulla sua esistenza, ma della sua vita si sa solo una narrazione leggendaria che come dice G. Henskens negli “Acta Sanctorum” può adattarsi a qualsiasi vescovo antico.
Si sa che nel secolo XIV chierici e popolo pavesi, si recavano in processione nella chiesa di s. Giovanni in Borgo, oggi distrutta, dov’era il suo sepolcro per festeggiarlo nella sua ricorrenza liturgica. Nella diocesi di Pavia la sua memoria si celebra il 20 giugno.

giovedì 19 giugno 2025

19.06.2025 - 2Cor 11,1-11 - Mt 6,7-15 Voi dunque pregate così.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 11,1-11

Fratelli, se soltanto poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.
Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi “super apostoli”! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a voi.
O forse commisi una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunciato gratuitamente il vangelo di Dio? Ho impoverito altre Chiese accettando il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. E, trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato di peso ad alcuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. Cristo mi è testimone: nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acàia! Perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!

1. La preoccupazione dell’Apostolo era dovuta al fatto che la Chiesa corinzia stava correndo il rischio di essere sedotta, COME “EVA FU ADESCATA DAL SERPENTE”. Proprio perché esiste un solo vangelo, i Corinzi, dando volentieri retta ai suoi rivali, NON TRADISCONO TANTO PAOLO, QUANTO PIUTTOSTO GESÙ CRISTO.

2. “Chi viene a sedurvi” i cosiddetti “SUPERAPOSTOLI”, sono BRAVI NELL’ARTE ORATORIA, ma Paolo è ben preparato sotto il profilo dottrinale. Fanno riferimento a “PRESUNTI INTERESSI ECONOMICI soggiacenti alla sua attività apostolica”, ma Paolo dichiara di non aver mai pesato in passato sulla comunità di Corinto e di non volerlo fare nemmeno in futuro.

3. La sua autonomia economica dalle comunità cristiane dell’Acaia è un vero e proprio motivo di vanto. MA NON È UN VANTO DI CHI DISPREZZA GLI ALTRI. Voi lo sapete! FORSE NON VI AMO?” Paolo chiama a testimone Dio: “Lo sa Dio!”

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Non c’è bisogno di sprecare tante parole per pregare: il Signore sa quello che vogliamo dirgli. Meglio pregare con le parole che Gesù ci regala: una strada aperta, un binario sicuro, un progetto di vita.
Quando abbiamo metabolizzato bene la preghiera insegnata da Gesù, facendola nostra con il cuore, allora anche le nostre ‘preghiere spontanee’ affiorano da  terreno buono e crescono su una pianta sana. L’importante è che la prima parola della nostra preghiera sia «Padre», colui che ci ha generato. Ma non solo: bisogna pregare il Padre "nostro" colui che ci ama di amore infinito. A Lui ci rivolgiamo chiedendo l'avvento del suo regno, il compimento della sua volontà. Arriviamo poi, alla nostra vita, al pane, al nostro debito, alla tentazione, al male, al perdono. Domandiamo di essere custoditi e salvati ogni giorno!

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Gesù ci dice che Dio «sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate». Allora perchè preghiamo? Forse per cambiare e agire? E prima ancora, per diventare amici di Dio? 

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19.06 - SAN ROMUALDO ABATE

Ravenna, ca. 952 - Val di Castro (Marche), 19 giugno 1027

NELLO STESSO GIORNO:

SANTI GERVASIO E PROTASIO MARTIRI

sec. II-III

 A chi visita la basilica milanese di Sant'Ambrogio il nome di Gervaso e Protaso, martiri del II secolo, potrà dire poco. Ma se si scende nella cripta ecco le loro reliquie accanto alla tomba del vescovo. Fu infatti Ambrogio a far scavare davanti alla basilica dei santi Nabore e Felice, a Porta Vercellina. E lì rinvenne i resti dei due martiri vissuti due secoli prima e quasi dimenticati. Dopo la traslazione nella basilica sono diventati "pietre angolari" della diocesi.



MISTICA IN CORSIA: QUANDO LA MUSICA DIVENTA PREGHIERA

MISTICA IN CORSIA: QUANDO LA MUSICA DIVENTA PREGHIERA

Il Mieloma in Do Maggiore

 Giovanni Allevi è tornato. E non nel modo prevedibile, non con un melodico “tutto bene” o con un tour motivazionale da malato VIP. No. È tornato trasformando il cancro in un concerto, e facendo della malattia una sinfonia. Letteralmente.

Il 20 giugno alle Terme di Caracalla, dirigerà “MM22”, un’opera per violoncello e orchestra nata mentre lui, ridotto a flebo e tremori, si domandava se avrebbe mai più camminato, suonato o semplicemente... respirato. Eppure, a sentire lui, “respirare” oggi è il suo più grande lusso. Più del pianoforte, più del successo. Più del dolore. Respirare è la vera standing ovation.

«Ho tradotto in musica la parola mieloma», dice con la calma di chi ha ballato col buio. E viene da pensare: è follia? Presunzione? O forse è solo la cosa più sensata da fare quando la vita ti morde la schiena e la diagnosi ti disintegra l’ego?

Non è uno scherzo: la parola mieloma ha ispirato una melodia. DO – LA – MI – SI – RE – DO – DO. Bach-style. Perché se la morte bussa, Allevi la affronta con le stesse armi che l’hanno sempre definito: armonia, struttura, disobbedienza.

 

L’Eresia del Dolore: Musica come Offesa o Offerta?

 Dio nel dolore? È un tema che scotta. Ma Allevi lo affronta senza vergogna, a costo di scandalizzare chi vorrebbe solo una musica leggera o una malattia tragica. “Nel dolore ho visto la magnificenza di Dio”, dice, e ci mette pure Platone e Kant, come se la chemio fosse diventata metafisica in vena.

Eppure, c’è una brutalità sconcertante nel modo in cui racconta il reparto d’ematologia: come una terra santa. Un paziente gli dice: “Qui siamo tutti uguali”. Tradotto: il cancro livella i divi. E forse è lì che Giovanni ha davvero capito che l’arte senza maschere è l’unica che vale la pena di suonare.

In “I Nove Doni”, il suo libro, dice che la malattia gli ha regalato la libertà dal giudizio e la scoperta della poesia nella quotidianità. Ma è lecito chiedersi: quale prezzo costa questa “libertà”? Quanti devono passare dal calvario per accorgersi che il tramonto è bello? È il cancro il nuovo guru spirituale?

“Questo concerto non è per dimostrare nulla. Solo gioia.” Una frase che può suonare beffarda. O autentica. Dipende da quanto siamo pronti a guardare il dolore non come scandalo, ma come porta sull’infinito.

Allevi non si illude: la malattia è cronica. Non ne esce “vittorioso”. Ma prova a salire sul podio, a dirigere con mani che hanno tremato di paura, a scrivere con dita che temevano di non sentire più il pianoforte. È questo un atto di fede o un’eresia artistica?

 In fondo, Allevi ci ricorda che anche la croce più dura può diventare seme di bellezza. Nel dolore, se accolto, si dischiude una grazia che supera la logica umana. La musica, come la fede, nasce spesso dal silenzio e dalla frattura. E lì, dove tutto sembra finito, Dio si manifesta come pienezza.

 

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mercoledì 18 giugno 2025

18.06.2025 - 2Cor 9,6-11 - Mt 6,1-6.16-18 - Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 9,6-11

Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.
Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:
«Ha largheggiato, ha dato ai poveri,
la sua giustizia dura in eterno».
Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro.
1. La necessità di concludere la raccolta di fondi viene ora motivata da Paolo con una ragione più profonda. In questa iniziativa di solidarietà è IN GIOCO LO STESSO RAPPORTO DEI CRISTIANI CON DIO, perché COLORO CHE DONANO CON GIOIA SONO DA LUI AMATI E COLMATI DI GRAZIE…

2. “Dio ama un donatore gioioso”. D’altronde, non è forse Dio che somministra la semente al seminatore e il pane per il nutrimento? DIO DONA SIA I SEMI SIA I FRUTTI: È AL CONTEMPO LA FONTE DEI BENI E IL RIMUNERATORE DI CHI LI HA CONDIVISI CON I PIÙ INDIGENTI. Abbi fede in Lui…

3. L’Apostolo insiste soprattutto sugli ATTEGGIAMENTI INTERIORI CON CUI FARE L’OFFERTA. I Corinzi offrano, dunque, il loro contributo SPONTANEAMENTE E CON GIOIA. Si sentano liberi di dare quanto hanno deciso in cuor loro. DIO SICURAMENTE NON FARÀ MANCARE IL NECESSARIO PER VIVERE A CHI DONA CON GIOIA.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,1-6.16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

 

La vita non è uno spettacolo, ma un cammino di ritorno a Dio. Non si vive per il pubblico, ma per il Signore. Questo ci conduce a vivere con verità e autenticità, e ci permette di  realizzare il nostro bene. L’ostentazione ci rende falsi, superficiali, gonfiati. Finiamo con il non piacere nemmeno a noi stessi e non facciamo il bene di nessuno. 
«Ritornate a me – dice il Signore – ritornate con tutto il cuore»: non solo con qualche atto esterno, ma dal profondo di noi stessi. Gesù ci chiama a vivere la preghiera, la carità e la penitenza con coerenza e autenticità, vincendo l’ipocrisia. Mettiamoci in cammino tenendo fisso lo sguardo su Gesù. Egli, amandoci, ci invita a lasciarci riconciliare con Dio e a ritornare a Lui, per ritrovare noi stessi.

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Si tratta di essere visti. Lo vogliamo, dagli altri, non lo vogliamo, da Dio. Ma solo Dio “vede nel segreto”. Allora chiediamoci: ci basta uno sguardo superficiale degli altri o cerchiamo di più?

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18.06 - SAN GREGORIO GIOVANNI BARBARIGO

Venezia, 16 settembre 1625 - Padova, 18 giugno 1697

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NELLO STESSO GIORNO:

SANT' IMERIO di Amelia Vescovo - CREMONA

Bruzio, V secolo – Amelia, VI secolo

Sant' Imerio fu un religioso italiano che divenne vescovo di Amelia intorno al 520; è venerato tra i santi della Chiesa cattolica e dalle comunità di rito ortodosso occidentale. Di Amelia, Sant’Imerio è rimasto sempre uno dei compatroni e la sua memoria liturgica si celebra il 18 giugno nella diocesi di Cremona.


BEATA OSANNA ANDREASI da Mantova Vergine domenicana - MANTOVA

Mantova, 17 gennaio 1449 - 18 giugno 1505

A Mantova, beata Osanna Andreasi, vergine, che, vestito l’abito delle Suore della Penitenza di San Domenico, unì con mirabile sapienza la contemplazione delle cose divine con le occupazioni terrene e la cura delle buone opere.

martedì 17 giugno 2025

17.06.2025 - 2Cor 8,1-9 - Mt 5,43-48 - Amate i vostri nemici.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 8,1-9

Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedònia, perché, nella grande prova della tribolazione, la loro gioia sovrabbondante e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità.
Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con molta insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a vantaggio dei santi. Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; cosicché abbiamo pregato Tito che, come l’aveva cominciata, così portasse a compimento fra voi quest’opera generosa.
E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
1. l’Apostolo presenta, come MODELLO DI GENEROSITÀ, le chiese povere e indigenti della Macedonia, generose nella colletta per i poveri di Gerusalemme, e nel sostenere Paolo nella sua opera di evangelizzazione. A queste Chiese veniva data la grazia divina di TRASFORMARE LA RISTRETTEZZA ECONOMICA IN GIOIA E LA POVERTÀ IN RICCHEZZA.

2. L’esempio della generosità delle Chiese Macedoni doveva servire a far breccia nell’animo dei Corinzi sollecitando il loro SPIRITO DI EMULAZIONE.

3. Ma per Paolo il vero criterio dell’agire cristiano non nasce dall’emulazione degli altri, pur necessaria, ma DALL’IMITAZIONE DI CRISTO. Per questo Paolo aggiunge la motivazione teologica: CRISTO, INFATTI, DA RICCO CHE ERA, SI È FATTO POVERO PER VOI, PERCHÉ VOI DIVENTASTE RICCHI PER MEZZO DELLA SUA POVERTÀ.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

 

L’amore del nemico costituisce il nucleo della ‘rivoluzione cristiana’. L’amore del nemico non poggia sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Quest'amore fa miracoli, cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’, che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita.
In ciò consiste la perfezione di Dio: “Voi siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” . Chi potrà raggiungere una meta tanto alta? Ogni giorno, ogni giorno della vita possiamo fare qualche passo per convertire il nostro cuore e le nostre azioni alla misura di Dio...

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Gesù chiede un amore “contro natura”, per i nemici, usando un’immagine naturalistica: il Padre che «fa sorgere il suo sole e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». L’amore quindi è soltanto divino?

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