Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési - Col 3,1-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria;a motivo di queste cose l’ira di Dio viene su coloro che gli disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca.Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
1. SIAMO RISORTI CON CRISTO di conseguenza dice l'apostolo CERCATE LE COSE DI LASSÙ. Alzate lo sguardo, tenete lo sguardo fisso su Gesù che è seduto alla destra di Dio. GUARDATE A LUI, PENSATE COME LUI, ALZATE IL LIVELLO ALLE COSE DEL CIELO.
2. Ciò significa VALORIZZARE tutto quello che abbiamo sulla terra nella prospettiva dei beni eterni. Ciò significa FAR MORIRE ciò che appartiene alla Terra (impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria) per DARE VITA a un rapporto nuovo con le cose, in vista del bene, costruendo relazioni che permangono.
3. Se c'è una tale unione a Cristo, non vi è più distinzione tra Greco o Giudeo, circonciso e incirconciso, tra barbaro, Scita, schiavo, libero, ma CRISTO È TUTTO E IN TUTTI. QUELLO CHE CONTA È ESSERE NUOVA CREATURA IN CRISTO aderire al Signore Gesù.
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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 6,20-26
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Gesù sa che cosa rende felice l’uomo e che cosa lo porta a rovina: non solo rispetto alla sorte futura, ma anche per la vita di ogni giorno. La costruzione della nostra autosufficienza non basta a nulla. Solo la domanda del povero, la fiducia dell’affamato, l’affidamento di chi piange, la fede di chi è disposto a dare la vita per Lui, apre il cuore alla semplicità e verità e ci consegna nelle mani del Padre che ama e guarda i suoi figli.Ma noi vogliamo davvero la santità? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo ma senza esagerare? Insomma, o santità o niente! Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, che qua non hanno avuto mezze misure e da là “tifano” per noi, perché scegliamo Dio, l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perché ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra.
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Le beatitudini: il ribaltamento totale. La nostra “morale” viene rovesciata, capovolta. Cosa avranno compreso quegli uomini che ascoltarono queste parole per la prima volta? Cosa comprendiamo noi?
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