giovedì 11 settembre 2025

HO IMPARATO A CADERE

“HO IMPARATO A CADERE”

Di fronte al mondo che guarda solo la medaglia, io scelgo di raccontare le cadute. Quelle che non si vedono, ma che ti costruiscono dentro. Quelle che ti fanno diventare persona, prima ancora che atleta.

 Faccio snowboard da quando avevo sette anni. Oggi ne ho trenta. Ho partecipato a tre Olimpiadi, vinto un oro olimpico, tre Coppe del Mondo e – finalmente – anche il titolo iridato nello snowboard cross. Ma quello che nessuno vede è il percorso invisibile, quello fatto di scelte difficili, legamenti rotti, paure taciute e sogni che sembrano troppo grandi per essere detti ad alta voce.

 La prima volta a Sochi, nel 2014, ero una ragazzina. Diciotto anni, la tavola ai piedi e il cuore troppo piccolo per contenere tutta quella pressione. Volevo solo gareggiare, vincere. Ma ho imparato presto che le Olimpiadi sono un’altra cosa: sono un mondo intero che ti guarda, una vibrazione collettiva. Non ero pronta. E il mio ginocchio, esploso all’ultimo salto della finale, ha urlato quello che non riuscivo a dire: che avevo paura.

Perché non possiamo essere fragili, quando tutto il mondo ci vuole forti?

 “Una medaglia non ti definisce. Ma può cambiarti.”

 A PyeongChang, nel 2018, sono tornata. Non solo guarita: trasformata. Più consapevole, più partecipe, più presente. Ho vinto l’oro. Ma, soprattutto, ho sentito per la prima volta che era mio. Non per caso, non per fortuna. Me lo ero costruito.

 Quattro anni dopo, a Pechino, sono stata portabandiera. Un onore enorme. Ma anche una responsabilità enorme. Dovevo “difendere l’oro”. Ma cosa vuol dire difendere qualcosa che hai già vissuto? Come si può correre con leggerezza, quando hai sulle spalle non solo la tua tavola, ma anche le aspettative di un’intera nazione?

 Non è andata come volevo. Ma una medaglia l’ho portata a casa lo stesso, nella prova a squadre con Omar Visintin. E ho capito che accettare la propria vulnerabilità è il primo passo per superarla.

 Siamo tutti campioni... finché la vita non ci mette alla prova davvero.

E tu, riesci a trasformare la paura in forza?

 “Non si vince solo sul podio”

 Nel mezzo, la pandemia. A Bergamo, nella mia Alzano Lombardo, è stato un tempo durissimo. Ma anche lì, lo sport è stato ancora una volta rifugio e reazione. E oggi sono qui, con la mente rivolta a Milano-Cortina 2026. Giocherò in casa, sulla pista di Livigno. Le Olimpiadi della maturità. Forse le ultime, forse no.

 Intanto mi preparo. Con rispetto per il mio corpo. Con ascolto. Con la forza silenziosa che ti dà solo l’esperienza. Sto studiando, mi mancano tre esami per laurearmi in Scienze Motorie. E sogno, un giorno non lontano, di diventare madre. Perché anche quello è un atto di coraggio. Di fiducia. Di trasformazione.

Quando smettiamo di rincorrere il risultato e iniziamo a vivere il percorso, allora possiamo dire di aver vinto davvero.
E tu, cosa scegli di essere oltre ciò che fai?

 “Con la testa dura. Da bergamasca.”

 Non so ancora se mi fermerò nel 2026. Ma una cosa la so: non sarò più quella ragazza impaurita di Sochi. Ogni curva, ogni salto, ogni ostacolo mi ha insegnato qualcosa. E ogni caduta mi ha riportata più in alto.

Faccio snowboard, sì. Ma in fondo faccio altro: trasformo la fatica in libertà, la paura in scelta, il limite in possibilità.

E forse è questa la vera vittoria.

Lo sport è un viaggio dentro te stessa. Tu, hai già iniziato il tuo?

 

Michela Moioli campionessa olimpica e mondiale di snowboard.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

Nessun commento:

Posta un commento