mercoledì 2 ottobre 2024

02.10.2024 - Gb 9,1-12.14-16 - Mt 18,1-5.10 - I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

Dal libro di Giobbe - Gb 9,1-12.14-16

Giobbe rispose ai suoi amici e prese a dire:
«In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione dinanzi a Dio?
Se uno volesse disputare con lui,
non sarebbe in grado di rispondere una volta su mille.
Egli è saggio di mente, potente di forza:
chi si è opposto a lui ed è rimasto salvo?
Egli sposta le montagne ed esse non lo sanno,
nella sua ira egli le sconvolge.
Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
Comanda al sole ed esso non sorge
e mette sotto sigillo le stelle.
Lui solo dispiega i cieli
e cammina sulle onde del mare.
Crea l’Orsa e l’Orione,
le Plèiadi e le costellazioni del cielo australe.
Fa cose tanto grandi che non si possono indagare,
meraviglie che non si possono contare.
Se mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non mi accorgo.
Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: “Cosa fai?”.
Tanto meno potrei rispondergli io,
scegliendo le parole da dirgli;
io, anche se avessi ragione, non potrei rispondergli,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
Se lo chiamassi e mi rispondesse,
non credo che darebbe ascolto alla mia voce».

1. Giobbe vede Dio talmente in alto che non si cura delle sue obiezioni o delle sue questioni. IL “DIO DI GIOBBE” È UN DIO CHE RIMANE STACCATO DALL’UOMO, che non condivide la sua sofferenza e la sua gioia; È UN DIO QUASI INDIFFERENTE ALLA PASSIONE DELL’UOMO: per questo, secondo Giobbe, è inutile discutere con lui.
2. Il rapporto con Dio è impari, del tutto squilibrato; non pare in realtà esserci neanche un vero rapporto, ma solo una sudditanza dell’uomo, che NON PUÒ FARE ALTRO CHE SUBIRE IL VOLERE DIVINO IMPOSTOGLI. In fondo IL RAPPORTO È SÌ IMPARI, MA LO È NELL’AMORE, un amore che non siamo in grado di capire fino in fondo e che ci richiede fiducia, pazienza e umiltà.
3. Giobbe desidera instaurare un rapporto con il suo Dio; LO VORREBBE PIÙ VICINO E PRESENTE. In qualche modo lo prega, gli chiede ascolto, aspetta la sua risposta. IN GESÙ AVREMO UN DIO TALMENTE APPASSIONATO DELL’UOMO CHE SI DONA TUTTO A LUI.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 18,1-5.10
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». 

I bambini ci ricordano che nei primi anni di vita siamo stati completamente dipendenti dagli altri, e anche il Figlio di Dio ha vissuto questa esperienza. Sono una ricchezza per l’umanità e la Chiesa, poiché ci insegnano l’umiltà e la necessità di aiuto, amore e perdono. Ricordano che siamo sempre figli e che la vita è un dono ricevuto, non creato da noi stessi. Dio ci ha donato l'Angelo custode, che ci accompagna nella crescita, simile ai nonni che con pazienza e saggezza guidano i nipoti verso la vita. Preghiamo oggi per tutti i nonni!

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I bambini non si annoiano a guardare lo splendore del mondo. Noi adulti abbiamo un altro gioco, fare classifiche, che Gesù fa saltare chiedendoci: ma non vi annoiate a dire sempre chi è il più grande?

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