IL GENITORE INTERIORE
Quando chi amo diventa “un ostacolo” al cammino verso il mio Sé, verso la mia strada, verso la mia realizzazione, quando chi amo disapprova il mio seguire il Signore, allora ci si trova di fronte ad un bivio: seguo i miei cari e così non perdo il loro amore e la loro approvazione? Ma così faccio di loro il mio Dio. O seguo il Signore e perdo il loro amore e la loro approvazione? E lascio che solo Dio sia il mio Dio?Tutti noi dobbiamo staccarci dal genitore interiore, chiunque esso sia (moglie, marito, figli, padre, madre, capo, Chiesa, colleghi, amici, Super-Io, ecc). Il genitore interiore comanda la nostra vita e dice: “Questo non si fa (e tu non lo fai; se lo fai ti senti in colpa o ti vergogni o ti punisci); vergognati (e tu ti senti uno schifo); ti ho detto di no (e tu per paura delle ritorsioni non lo fai); ma sai quanto mi fai star male (per paura di far soffrire qualcuno che ci usa per sé noi ci tratteniamo); e la gente cosa dirà (per il timore di essere sottoposti a giudizio ci tratteniamo), ecc”.Finché il genitore interiore comanda le nostre vite noi non siamo liberi. Il vangelo dice questa cosa dicendo: “Se uno mi vuol seguire deve odiare, cioè non seguire questi genitori interni”.Questa è la prima regola per seguire Gesù: Gesù è più della famiglia (dove per famiglia si intende: la propria famiglia, genitori, gruppo, clan, società, cultura, interessi della categoria). Il punto è che spesso tutto questo è inconscio o poco consapevole.Allora tutti questi “legami”, questi genitori interiorizzati, questo Super-Io dentro di noi, queste autorità che ci sono dentro di noi, come dei giudici, come dei tiranni, ci costringono a fare e a vivere delle cose che non vogliamo e che non sono per noi.Una famiglia da varie generazioni ha un’osteria che adesso è un rinomato ristorante, che il padre porta avanti con grande successo e soddisfazione. Il figlio unico è l’incaricato a portare avanti l’attività: ma lui è un’artista, è un compositore di musica. Il padre non gli ha mai detto niente (e credo, visto che un po’ lo conosco, che ci starebbe male ma che capirebbe) ma il figlio si sente in dovere di continuare l’attività dei genitori. Sa che se non lo fa, li deluderebbe (è così!). Sa che lì avrebbe un posto e un lavoro sicuro e già fatto, ma non è il suo posto e non si è creato lui quel lavoro!Deve proprio odiare il “genitore interiore” per essere libero altrimenti per tutta la vita farà quello che gli altri si aspettano da lui e ciò che è peggio perderà se stesso. Se non taglia, se non “odia”, vivrà non la sua vita ma quella di altri.
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