giovedì 4 aprile 2024

LA GOGNA SOCIAL…

LA GOGNA SOCIAL…

Da anni vengono giustamente denunciati i processi mediatici, vale a dire i frequenti esempi di rappresentazione televisiva delle vicende giudiziarie all’insegna della spettacolarizzazione. Negli studi tv si discute di un processo in corso, ma non ci si limita a commentare la cronaca. La pretesa è quella di pronunciare un verdetto da dare in pasto all’opinione pubblica, senza aspettare la sentenza del tribunale. Nonostante il Codice proposto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni quindici anni fa e firmato da tutte le emittenti radiotelevisive e dai vertici dei giornalisti, l’andazzo è rimasto quello.
Oggi emerge una nuova emergenza, la "gogna social", che minaccia i diritti degli indagati, imputati e condannati non ancora in via definitiva. Si tratta di una forma di condanna virtuale, alimentata da un impeto collettivo di indignazione, spesso basata su informazioni parziali o fuorvianti. Le vicende giudiziarie, una volta riservate agli ambienti legali, si sono ora trasformate in spettacoli online in cui la presunzione di innocenza può essere rapidamente e brutalmente compromessa.
Il Procuratore Generale di Cassazione, Luigi Salvato, ha lanciato l'allarme riguardo a questa forma di condanna virtuale alimentata dalla rabbia collettiva su piattaforme online. Ha sottolineato come la valutazione delle attività del pubblico ministero e della magistratura non debba essere influenzata da giudizi mediatici, ma dovrebbe essere basata sui fatti e sul diritto.
Uno dei fattori chiave nell'amplificare le vicende giudiziarie sui social è la velocità con cui le informazioni si diffondono, potenzialmente creando un'opinione pubblica distorta. Questa rapidità può portare a semplificazioni eccessive dei fatti, minacciando la presunzione di innocenza e comprimendo i diritti delle persone coinvolte.
Il Procuratore Generale ha sottolineato il ruolo dell'intelligenza artificiale (IA) in questo contesto evidenziando che «l’intelligenza artificiale è una tecnologia che plasma e diffonde forme non umane di logica; gli algoritmi non sempre sono trasparenti, spiegabili o interpretabili. Alto è il rischio della lesione dei diritti fondamentali e dell’alterazione dell’essenza del processo; alta deve essere attenzione e prudenza nell’applicarla». 
Di qui la necessità che le autorità giudiziarie e le piattaforme social lavorino in sinergia per sviluppare strumenti e politiche che possano mitigare gli effetti dannosi di questa amplificazione sensazionalistica online delle vicende giudiziarie nello spazio virtuale.

E per tutti il compito di rispettare le regole e saper riconoscere i limiti e le conseguenze del nostro agire che spesso colpisce i più fragili attraverso la “gogna” mediatica. E’ bene «Educare tutti alla responsabilità». 

 


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