TU E SOLO TU SEI RESPONSABILE
DELLA TUA VITA.
Anch'io posso essere la porta delle mie pecore.
E cosa sono le mie pecore? Le mie pecore sono i segreti mai raccontati, le vergogne nascoste, i miei dolori, le mie sofferenze, le mie capacità inespresse, sepolte, i miei sogni mai ascoltati: bisogna entrare lì.
Ci sono molte persone che hanno sentito parlare di psicologia, di inconscio e si giustificano: "Non ha senso occuparsi di sé, meglio far qualcosa per gli altri"; oppure: "E' tutta psicologia questo, dov'è la fede qui? Non è meglio dire un rosario o andare a messa?".
Cos'è che temono? Dobbiamo capirli: hanno un'immagine di sé e se aprissero certe porte cadrebbe l'immagine di sé e vedrebbero una persona che non conoscono.
Temono ciò che c'è dentro: pianto, dolore, paura. Temono di essere travolti dalle emozioni. Temono di non essere capiti. Temono di dire certe cose perché - pensano - metterebbe in cattiva luce la loro famiglia. Temono le conseguenze dei cambiamenti.
Il Vangelo ci dona un grande aiuto e invito: "Io sono la porta". Prenditi cura delle tue pecore, ascoltale, tirale fuori dal recinto, amale, perché sono la cosa più preziosa che hai.
La fede non è evasione dalla nostra vita ma immersione nella nostra vita.
Tu e solo tu sei responsabile della tua vita. Tu sei il pastore delle tue pecore. Il vangelo dice: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvo" (10,9).
Il vangelo è chiaro: "Se vuoi essere salvo (=vivo, felice, traboccante; "vita in abbondanza" 10,10) sai cosa devi fare e sai cosa non devi fare. Non dare la colpa agli altri".
Se tu non ti guardi mai dentro, se non ti conosci, se neppure sai le doti o i doni che hai, se non ascolti i tuoi bisogni, le tue chiamate, i tuoi sogni, come pensi di poter vivere "in abbondanza"? Se ti adatti per non essere diverso, se vivi nella superficie perché guardarsi dentro "è difficile", se non scegli perché temi le conseguenze, se non osi perché temi di sbagliare, se lasci stare perché deluderesti qualcuno, se obbedisci alle pretese degli altri per essere riconosciuto, ecc, cosa pretendi?
Sei responsabile della tua vita. La nostra società, come dice il filosofo francese Bruckner, soffre di infantilismo. La colpa è sempre degli altri. Se io sono infelice, è colpa dei miei genitori, della società, della chiesa, dei politici, dell'azienda, del capo. Così le persone rimangono degli eterni bambini: "Non ci posso far niente.... Se gli altri cambiassero allora sì che sarei felice. Se mia moglie... se mio marito... se mi capisse... se lui fosse diverso".
Così le persone aspettano (e pretendono) che siano gli altri a cambiare... così loro sì allora sarebbero felici.
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