Dal libro del Qoèlet - Qo 1,2-11
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,vanità delle vanità: tutto è vanità.Quale guadagno viene all’uomoper tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?Una generazione se ne va e un’altra arriva,ma la terra resta sempre la stessa.Il sole sorge, il sole tramontae si affretta a tornare là dove rinasce.Il vento va verso sud e piega verso nord.Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.Tutti i fiumi scorrono verso il mare,eppure il mare non è mai pieno:al luogo dove i fiumi scorrono,continuano a scorrere.Tutte le parole si esaurisconoe nessuno è in grado di esprimersi a fondo.Non si sazia l’occhio di guardarené l’orecchio è mai sazio di udire.Quel che è stato saràe quel che si è fatto si rifarà;non c’è niente di nuovo sotto il sole.C’è forse qualcosa di cui si possa dire:«Ecco, questa è una novità»?Proprio questa è già avvenutanei secoli che ci hanno preceduto.Nessun ricordo resta degli antichi,ma neppure di coloro che sarannosi conserverà memoriapresso quelli che verranno in seguito.
1. Tutto è vanità! Tutto è vento! NIENTE SEMBRA AVERE CONSISTENZA E POTER RESISTERE ALLA REGOLA DELLA VANIFICAZIONE. La ricchezza, il potere, la fama, la bellezza, … tutto questo È CONDANNATO ALL’EVANESCENZA O A SFUGGIRCI DI MANO. Anche le cose nuove, in realtà, nuove non sono, e delle cose passate non rimane la memoria.
2. E ALLORA? SIAMO CONDANNATI A VIVERE IN QUESTA VANITÀ? Qoélet ci ricorda che È POSSIBILE RIDURRE LA PROPRIA VITA A QUESTO perché non c’è nulla intorno a noi che ci può garantire, che può dare consistenza al nostro vivere.
3. E allora? Cosa rimane per cui valga la pena vivere? Bella domanda. SOLO NEL DONO DI NOI STESSI NOI POSSIAMO RISCATTARE LA NOSTRA VITA DALLA VANITÀ. Solo vivendo nell’amore e ponendo il fondamento della nostra vita nel dono che ne possiamo fare agli altri, noi POSSIAMO SALVARE LA NOSTRA VITA DALL’INSIGNIFICANZA E DALL’INCONSISTENZA.
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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,7-9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
La domanda "Chi è dunque Costui?" mostra come Gesù superi ogni definizione umana. Anche Erode, pur desiderando vederlo, non trae beneficio perché il suo cuore non si apre a Lui, oppresso dai problemi terreni. Così, la nostra attrazione verso Gesù può portare alla salvezza o alla perdizione, a seconda di come rispondiamo. È importante chiedersi quanto abbiamo aperto il nostro cuore a Gesù e se siamo orientati verso la salvezza o la perdizione nel nostro cammino quotidiano.
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Erode cerca di vedere Gesù. Così come Zaccheo (Lc 19), come i Greci (Gv 12,20) ma lo sguardo non è lo stesso. La curiosità è umana, quindi sempre ambigua: cosa cerchiamo quando cerchiamo?
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