Tra il borgo di Albisola i cui confini si spingono verso l'entroterra e il comune di Stella che scende dall'Appennino verso la pianura, vi erano boschi e terreni dai confini incerti e quindi contesi caparbiamente dalle due Comunità. E, come ordinariamente succede quando ognuno crede di essere nel giusto, gli abitanti di Albisola e di Stella, invece di cercare una soluzione ragionata, si indurirono sempre più nei loro pretesi diritti. I loro capi non seppero e spesso non vollero incontrarsi per trovare una via pacifica alla controversia; i podestà di Savona e di Varazze non riuscirono a calmare gli animi; furono respinti i provvedimenti del Senato di Genova; mons. Pietro Gara, vescovo di Savona e il parroco di San Nicolò mons. Domenico Borzero, scelti come pacificatori, furono sospettati di partigianeria, essendo, il primo, oriundo di Albisola.
Tutto questo accadeva, in modo più violento, tra il 1478 e il 1482, anni in cui si ebbero scontri con feriti e morti. Fatale è stato il 4 ottobre del 1482 in cui si contarono sette vittime e tre feriti. Le due Comunità vennero allora ad una decisione drastica: risolvere la vertenza con il ricorso alle armi.
Allo scopo, vennero fissati il tempo e il luogo: il 18 ottobre 1482 nella piana dove appunto sorge ora il Santuario.
Il racconto del Poggi
Giovan Bernardo Poggi, contemporaneo all'Evento (morto nel 1497), nel manoscritto delle "Memorie", ha così descritto il fatto con forti pennellate di colore e di entusiasmo popolare: “Un vastissimo castagneto, diviso circa il mezzo da un rivo d'acqua (il Riobasco), fu il luogo destinato al conflitto. Gli armati, ivi giunti, si schierarono in più colonne e furono alla destra quelli di Albisola, a sinistra quelli di Stella, avendo gli uni e gli altri alla testa, i rispettivi sindaci.
Due ore prima del mezzogiorno si avanzarono due colonne di quei di Albisola che attaccarono i nemici, ritirandosi tosto con poche perdite da una parte e dall'altra. Cominciò quindi l'attacco formale che fu sanguinoso ed ebbe varia sorte.
Sgombro totalmente di nubi era in quel giorno il cielo, quando ad un'ora circa meridiana, dalla parte orientale una nuvoletta candidissima apparve all'istante, di tanta luce e splendore quasi in essa fatto avessero riflesso i raggi tutti del sole. E levassi tosto e venne a fissarsi sovresso il luogo del conflitto. Abbagliati i combattenti sospesero la zuffa e chiaramente intesero una celeste, dolcissima voce che per ben tre volte replicò la parola "pace". Dopo di che la nuvoletta dileguassi e scomparve.
I combattenti rimasero per alcuni istanti con lo sguardo rivolto al cielo; poi chi devotamente stese verso quello le mani, chi riverente prostrassi a terra; chi si percosse il petto in segno di pentimento gridando "pace, pace". Altri gettano a terra le armi, altri le infrangono.
Ed ecco attraversare il campo e percorrere la fronte delle rispettive schiere i sindaci e i capi delle due parti, i quali, esclamando: "sia pace tra noi! Ognuno dia segno di riconciliazione", si vanno incontro a braccia aperte, stringendosi cordialmente al petto. Tutti seguono il loro esempio e quel luogo da campo di vendetta e di strage, si cambiò tosto in altro di pace e di amicizia”.
La presenza di Maria
Gli scontri che si erano avuti precedentemente, specie nel mese di settembre e ad inizio ottobre di quell'anno, avevano indotto il parroco di S. Nicolò di Albisola Domenico Borzero, ad implorare con una novena e con digiuni l'intercessione della Beata Vergine Maria, perché fosse ristabilita la pace.
In più nello stesso giorno del prefissato scontro, il 18 ottobre, le cronache dicono che “i sacerdoti e le persone non atte alle armi erano ricorsi alla preghiera pubblica e privata e, in Albisola, Monsignore Domenico Borzero aveva esposto il Santissimo, avevano celebrato, esso e i suoi sacerdoti, la Messa in cui, alle altre orazioni, avevano unita quella pro pace; indi avevano recitato il santo Rosario di Maria e cantate le di lei litanie per la tranquillità di quel loro popolo e la concordia con l'altro della Stella”.
La "dolcissima voce" portò alla convinzione che la Madonna avesse ascoltato tante suppliche accorate e fosse quindi intervenuta per riconciliare quegli animi eccitati.
Una conferma
Si può avere una conferma della mediazione pacificatrice della Vergine Maria anche da ciò che accadde nell'anno 1573. Fino a quella data i rapporti tra le due Comunità erano andati sempre in buona armonia. Ma in quell'anno riemersero le vecchie contese tra le due popolazioni.
“I pastori d'anime, allora - scrive lo storico Spotorno - ricorsero di nuovo al mezzo della preghiera. Il dì 25 marzo i fedeli di Albisola e di Stella andarono con devota processione a supplicare la Madre di Pace ed Ella ottenne che, deposti gli odi, tornassero all'unione e tranquillità primitiva”. E da allora la pace fu davvero duratura
Ma anche altre circostanze servirono a suscitare maggiormente nelle genti di Albisola, di Stella e dei paesi vicini l'amore alla Madonna della Pace e il ricorso fiducioso a Lei nei momenti più pericolosi e negli avvenimenti più temibili, in specifico nell'epidemia del 1485 e nei diversi episodi di peste (1504, 1523, 1528, 1656-1657). Le cronache del tempo attestano che fu sensibile la protezione di Maria, Madre di Pace.
Nelle "Memorie" di Giovan Bernardo Poggi si possono leggere queste affermazioni: "A Savona nel 1504 fu così fiero il contagio che ci morirono ottomila persone, ma niuno in Albisola che pur tanto è vicina, contrasse la pestilenza"... "Nel 1528 la peste desolò Genova e l'Italia. In questa occasione, siccome erano più fervide e sincere le suppliche del popolo di Albisola alla sua Protettrice, cosi merito che il morbo trascorresse senza recare nocumento veruno".
Per la peste del 1656-57 "nei registri fani compilare dal governo di Savona e Genova, non si trovano nominati i luoghi di Albisola e di Stella, argomento che essi avventurosamente furono salvati da quella infezione".
La delibera dei Consigli Comunali
Il Comune di Albisola, dopo aver decretato la costruzione di un vero Santuario (1578) al posto della piccola Cappella del 1482, volle che diventasse vera e ricercata meta di pellegrini e di devoti che, alla Madre di Pace, venissero a chiedere grazie, deporre affanni, rinsaldare propositi di bene e soprattutto ringraziare per tutti i benefici ottenuti.
Significativa allo scopo e invitante la frase che a quei tempi veniva posta al Santuario:
"Qui dimessa la fronte,
o passegger, t'arresta;
qui delle grazie è fonte,
di Dio la Madre è questa.
Mirala: prega, ch'Ella a devoti suoi Grazie non nega".
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