LA MADONNA SISTINA
In un mondo dilaniato dalla brama di potere e dalla corsa all'egemonia, il dramma della sofferenza innocente emerge con forza. Bambini vengono sacrificati in Ucraina da bombardamenti indiscriminati, diventando vittime degli interessi politici e ideologici che sembrano trascendere la compassione umana; bambini vittime dell’azione terroristica di Hamas volutamente diretta contro civili inermi e bambini colpiti dalla risposta militare israeliana senza limiti. Indifesi senza colpa, insomma, che vengono sacrificati dal Minotauro cieco.
“Niente può giustificare la sofferenza di un solo innocente: né una volontà imperialistica, né un azzardo irrazionale, né una necessità morale. Il cuore di ogni uomo sente, infatti, una profonda ribellione e ripugnanza per la sofferenza imposta dall’assurdo ai piccoli”. Così Ivan Karamazov nei “fratelli Karamazov” e Il dottor Rieux ne “La Peste” di Albert Camus si oppongono alla logica del male e alla logica del bene superiore, arrivando a una rivolta morale e metafisica completa.
La rivolta morale di Ivan Karamazov e di Rieux non tiene conto fino in fondo della domanda che la sofferenza innocente suscita: non basta restituire il proprio biglietto a Dio, è necessario tutt’altro.
E l’esperienza di Vasilij Grossman con la Madonna Sistina di Raffaello apre uno spiraglio di speranza in questo panorama cupo. La descrizione della visione di Raffaello, ispirata da una preghiera notturna, trasmette un senso di rivelazione profonda.
Grossman ci guida attraverso la sua personale epifania, in cui la Madonna Sistina diventa un ponte tra il divino e l'umano. Il volto della Madonna, illuminato da un fulgore mite, diventa l'anima stessa, e la sua presenza offre un conforto misterioso di fronte all'incomprensibile crudeltà umana. La narrazione si sposta verso il campo di sterminio di Treblinka, dove il dipinto di Raffaello acquisisce un significato ancora più profondo, collegando le sofferenze della madre e del figlio a quelle dei deportati sconvolti dal terrore.
La figura della madre e del figlio nella Madonna Sistina diventa un simbolo di resilienza umana di fronte alle atrocità. È uno sguardo triste e dolente in cui l’uomo si rivede, riconoscendo la sua croce e sentendo “il suo legame con tutti coloro che vivono nel suo tempo, con chi ha già vissuto ed è scomparso e con quelli che verranno”. E la memoria dello scrittore, perciò, improvvisamente, torna a Treblinka: l’esperienza dell’insopportabile, del peso dell’inconcepibile crudeltà nell’anima. Erano come Lei e suo Figlio “le madri e i bambini a Treblinka”. E come Lei erano i deportati sconvolti dal terrore, con un dolore straziante. “E scopersi il segreto di quei volti, li aveva dipinti Raffaello quattro secoli fa; così l’essere umano va incontro al suo destino”. Grossman riflette sulla serenità che traspare dai loro volti, una serenità che sopravvive anche alle epoche più terribili. Questa serenità non è una consolazione superficiale, ma piuttosto una partecipazione misteriosa alla vita che si manifesta attraverso le lacrime, offrendo un sostegno profondo a coloro che soffrono.
Grossman conclude con un messaggio di speranza, affermando che la forza della vita e dell'umanità è enorme. Nemmeno la violenza più feroce può sottometterla; può solo ucciderla. La Madonna e il figlio diventano testimoni di una vita più grande, indomabile di fronte alle tirannie del potere. Tutti siamo invitati a contemplare la Madonna Sistina come una fede nella connessione indissolubile tra vita e libertà, incoraggiando a preservare l'umanità in eterno.
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