Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 4,1-8
Fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più.Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito.Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito.
1. Paolo esorta con vigore, ammonisce i tessalonicesi a VIVERE IN SANTITÀ secondo il comando del Signore, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo. La santificazione non è il frutto di ascetismo, ma il risultato di una relazione intensa con il Signore Gesù. È DAL RAPPORTO CON LUI CHE SCATURISCE LA VITA NUOVA.
2. DIO CHIAMA ALLA SANTITÀ, è volontà di Dio la santità. Quel che Paolo prescrive l'ha ricevuto da Dio per mezzo di Cristo. Gesù ci insegna la via per piacere a Dio, lo Spirito Santo dà la forza. LA SANTIFICAZIONE È LA RISPOSTA POSITIVA AL PROGETTO SALVIFICO DI DIO.
3. Paolo segnala DUE CATEGORIE DI PECCATI DOMINANTI in Tessalonica e relativi alle relazioni sessuali tra uomo e donna e a quelle di affari tra uomo e uomo. ASTENERSI DALL’IMPUDICIZIA, DALLA FORNICAZIONE e trattare il proprio corpo con santità e rispetto, ESSERE ONESTI NEGLI AFFARI, non offendere o ingannare il proprio fratello. DIO NON CI HA CHIAMATI ALL’IMPURITÀ, MA ALLA SANTIFICAZIONE…
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+ Dal vangelo secondo Matteo. - Mt 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
La parabola delle dieci vergini intende rispondere alla domanda sul ritardo della venuta del Signore, che i primi cristiani pensavano prossima al loro tempo. Essa invita a non profittare del ritardo dilazionato crogiolandosi nella vita insensata fatta di consumi, disimpegno e pigrizia, né a rimanere delusi, senza «educarsi» ad avere la pazienza di attendere a lungo il suo ritorno.
Non è questione di oggi o domani, del ritorno del Signore, prossimo o dilazionato, che rende significativo il tempo nel quale viviamo. Nell’impegno e nell’operosità tutto il tempo della Chiesa e del cristiano è ricco di possibilità di salvezza. La saggezza delle vergini intelligenti è stata prevedere con oculatezza il possibile ritardo dello sposo.
Facciamo nostro l'invito di oggi di vegliare perché non sappiamo né il giorno né l’ora. Impariamo ad attendere senza appuntamento, con l’unica certezza che lo Sposo giungerà. Procuriamoci quell'olio per alimentare i giorni più bui e sostenere il nostro cammino. Solo così incontreremo lo Sposo e la sua gioia. Buon cammino...
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Il Cielo come un matrimonio, come festa nuziale. Niente di più gioioso e giocoso, niente di più serio. Tutto sta a prepararsi: siamo pronti a giocare (senza scherzare)?
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