Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 9,6-10
Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:«Ha largheggiato, ha dato ai poveri,la sua giustizia dura in eterno».Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.
1. La necessità di concludere la raccolta di fondi viene ora motivata da Paolo con una ragione più profonda. In questa iniziativa di solidarietà è IN GIOCO LO STESSO RAPPORTO DEI CRISTIANI CON DIO, perché COLORO CHE DONANO CON GIOIA SONO DA LUI AMATI E COLMATI DI GRAZIE…
2. “Dio ama un donatore gioioso”. D’altronde, non è forse Dio che somministra la semente al seminatore e il pane per il nutrimento? DIO DONA SIA I SEMI SIA I FRUTTI: È AL CONTEMPO LA FONTE DEI BENI E IL RIMUNERATORE DI CHI LI HA CONDIVISI CON I PIÙ INDIGENTI. Abbi fede in Lui…
3. L’Apostolo insiste soprattutto sugli ATTEGGIAMENTI INTERIORI CON CUI FARE L’OFFERTA. I Corinzi offrano, dunque, il loro contributo SPONTANEAMENTE E CON GIOIA. Si sentano liberi di dare quanto hanno deciso in cuor loro. DIO SICURAMENTE NON FARÀ MANCARE IL NECESSARIO PER VIVERE A CHI DONA CON GIOIA.
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+ Dal vangelo secondo Giovanni - Gv 12,24-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
Gesù ha portato nel mondo una speranza nuova e lo ha fatto alla maniera del seme: si è fatto piccolo piccolo, come un chicco di grano; ha lasciato la sua gloria celeste per venire tra noi: è “caduto in terra”. Ma non bastava ancora.
Per portare frutto Gesù ha vissuto l’amore fino in fondo, lasciandosi spezzare dalla morte come un seme si lascia spezzare sotto terra. Proprio lì, nel punto estremo del suo abbassamento – che è anche il punto più alto dell’amore – è germogliata la speranza”.
Siamo chiamati come Gesù a "perdere la nostra vita", a liberarci interiormente da tanti condizionamenti che ci costringono a vivere sempre e solo nel calcolo, siamo chiamati a seguire Gesù, a diventare suoi servitore, sperimentando la gioia più bella che sgorga da una vita in cui non ci sono interessi da tutelare, ricchezze da proteggere. Una vita con l’unico obiettivo di amare Dio e il prossimo e di lasciarsi amare da Lui e dalle persone che ci vivono attorno. Essere a servizio di Gesù significa essere a servizio dell’uomo. E se uno decide di servire Gesù, il Padre lo onorerà.
Una vita così non si perde, ma la si acquista, diventa un’esplosione di vita...
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Paradosso dei paradossi: chi non muore rimane solo. Chi ama la propria vita la perde...cosa ci sta dicendo Gesù? Lo intuiamo, che c’è una grande verità in queste parole, ma abbiamo il coraggio di morire?
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