giovedì 3 ottobre 2024

03.10.2024 - Gb 19,21-27 - Mt 18,1-5.10 - Lc 10,1-12 - La vostra pace scenderà su di lui.

Dal libro di Giobbe - Gb 19,21-27b

Giobbe disse:
«Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

1. Giobbe esprime il suo dolore e la sua frustrazione verso i suoi amici, che invece di offrirgli conforto, SI ACCANISCONO CONTRO DI LUI COME SE FOSSERO DIO. Questo mostra quanto sia IMPORTANTE LA COMPASSIONE E L'EMPATIA verso chi soffre, piuttosto che giudicare o criticare.
2. Giobbe desidera che le sue parole siano incise per sempre, esprimendo il bisogno umano di lasciare un segno duraturo, soprattutto nei momenti di grande sofferenza. VUOLE CHE IL SUO GRIDO DI DOLORE E LA SUA FEDE SIANO RICORDATI PER SEMPRE.
3. Nonostante la sua sofferenza, GIOBBE AFFERMA CON CERTEZZA CHE IL SUO REDENTORE È VIVO E CHE, DOPO LA SUA MORTE, LO VEDRÀ CON I PROPRI OCCHI. Questa dichiarazione potente di fede e speranza nella risurrezione sottolinea la convinzione che, nonostante le prove terrene, vi è una redenzione e un incontro finale con Dio.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 10,1-12
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

 

Nell'inviare i settantadue discepoli, Gesù sottolinea che la missione si fonda sulla preghiera, richiede distacco e povertà, e porta pace e guarigione come segni del Regno di Dio. La missione deve essere annunciata con franchezza e libertà, senza condanne. Gesù avverte che i discepoli saranno come agnelli in mezzo ai lupi, ma la loro forza viene da Lui, l'Agnello di Dio. Vivere il Vangelo richiede una forza che nessuno ha da solo; è lo Spirito Santo che rende possibile questo compito, sostenendo e guidando ogni discepolo. Il regno di Dio va “detto” con la vita, esercitando la vicinanza. Che senso avrebbe dire, da lontano, di essere vicini?

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La missione è difficile, ma il messaggio è semplice: «È vicino a voi il regno di Dio». E questo va “detto” con la vita, esercitando la vicinanza. Che senso avrebbe dire, da lontano, di essere vicini?

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