sabato 9 dicembre 2023

COLTIVA LA SPERANZA…

COLTIVA LA SPERANZA…

L’ Avvento è un cammino animato dal desiderio di raggiungere la meta: l’incontro con il Signore Gesù che viene per riaccendere nel cuore la fiducia. La speranza coltivata è seme dirompente che ci consente di camminare in avanti, una gravitazione sul futuro, verso una pienezza di senso e di libertà che ci permette di scegliere ogni giorno la via della vita. La speranza coltivata crea nell’uomo un atteggiamento attivo, nutrito di coraggio e di fortezza d’animo, che alimenta la resistenza nella sofferenza e la tensione nella lotta. Essa dà un respiro ampio all’uomo e lo attiva a vivere il suo impegno nel mondo, non perché rimanga quello che è, ma perché si trasformi e diventi ciò che gli è promesso che diventerà: amico di Dio. Natale è Dio nell’uomo, per l’uomo, con l’uomo. Chi accoglie questa verità vive un’esistenza pacificata.

La visione del nostro tempo ci presenta un vissuto esistenziale nel quale si è rotta non solo l’unità di un mondo, di un modello culturale, ma si è rotta in modo più fondamentale anche l’unità della persona.

La protagonista Gristiane, di uno dei testi teatrali del filosofo e drammaturgo G. Marcel, nell’opera "Il Mondo in frantumi", mette in evidenza la realtà di un mondo, il suo, e quello degli altri, che è sempre in frantumi, non c’è più un centro, non c’è più neanche vita: «Cristiane dice: Non hai l’impressione, qualche volta, che noi viviamo… se questo può chiamarsi vivere…in un mondo rotto? Si rotto, come un orologio rotto. La molla non funziona più. Apparentemente non c’è niente di cambiato. Tutto è perfettamente a posto. Ma se si porta l’orologio all’orecchio… non si sente più niente. Capisci, il mondo, ciò che noi chiamiamo il mondo, il mondo degli uomini…una volta doveva avere un cuore. Ma si direbbe che questo cuore ha cessato di battere…».

Un cuore che ha cessato di battere dice la mancanza di vita e di speranza. Tornare a sperare vuol dire porre le condizioni perché questo cuore riprenda a battere di nuovo…un cuore cioè capace di pensare, di sentire e di amare.

Un uomo che spera è perciò stesso un uomo capace di stare dentro la storia, che non vive in fuga, ma senza clamore e chiasso opera il bene in modo molto concreto nelle trame della propria esistenza quotidiana. Sperare è saper guardare come guarda Dio, raggiungere il tempo, la storia, gli altri come Lui li ha raggiunti e continuamente li raggiunge.

Senza forti motivazioni si spegne nel cuore la forza della speranza. Eppure Cristo viene sostanzialmente per darci speranza. Egli viene ad insegnare a tutti gli uomini a vivere una vita nuova: vissuta nella fede, animata dalla carità, guidata dalla sobrietà. È una vera e propria rivoluzione che ci chiede il Natale: la rivoluzione interiore del nostro cuore, dei nostri pensieri, delle nostre decisioni. Ed è da questa rivoluzione interiore che scaturirà la gioia di vivere in pienezza la vita, come dono di Dio a noi e da parte nostra ai fratelli e alle sorelle che incontriamo nel nostro cammino.

In questo viaggio verso l’incontro con il Signore che viene lasciamoci prendere per mano dai pastori semplici ed umili, nostri modelli e amici; loro sanno perché ci dicono: «Andiamo a Betlemme!».

Nessun commento:

Posta un commento