venerdì 24 gennaio 2025

"LA DIGNITÀ UMANA NON SI SPEGNE, NEANCHE NELL'OSCURITÀ."

 "LA DIGNITÀ UMANA NON SI SPEGNE, NEANCHE NELL'OSCURITÀ."

Carissimi AMICI,

Vi propongo una breve sintesi dell’OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO SECONDO PRESSO IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AUSCHWITZ-BIRKENAU.

Il mio riassunto si concentra su tre temi principali, mantenendo il messaggio di speranza e il richiamo della responsabilità alla umana.


1. La vittoria della fede e dell'amore nella sofferenza

“Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede”. Queste parole della Lettera di San Giovanni risuonano profondamente ad Auschwitz, dove la fede ha trionfato nel luogo della negazione totale della dignità umana. Auschwitz, costruito sull'odio, sul disprezzo e sulla crudeltà, ha visto brillare la luce di uomini come San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote cattolico e figlio di San Francesco, che offrì volontariamente la sua vita per salvare un fratello, riportando una vittoria spirituale simile a quella di Cristo. 

La fede e l'amore hanno trovato espressione in molte vittorie silenziose, anche di coloro che non condividevano necessariamente la stessa fede, ma che in questo luogo di orrore hanno testimoniato l'umanità più alta. Tra queste figure, emerge anche suor Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, una donna ebrea, filosofa e carmelitana, morta in un forno crematorio. Questi esempi, e tanti altri anonimi, testimoniano che nel cuore del male più estremo la fede e l'amore possono prevalere.


2. Il peso della memoria e l'impegno per la pace

Il Papa si inginocchia su questo “Golgota del mondo contemporaneo”, dove Auschwitz diventa un muto richiamo alla coscienza dell'umanità. Davanti alle lapidi in diverse lingue, egli ricorda le sofferenze di ogni popolo: quella ebraica, destinata allo sterminio totale, quella russa, simbolo del sacrificio durante la guerra, e quella polacca, che ha perso sei milioni di vite. Ogni lapide è una testimonianza che grida il valore della dignità umana e la necessità di preservarla a ogni costo.

Auschwitz non è solo un luogo della memoria, ma un monitor contro l'odio e la guerra, che nascono dall'ideologia e dall'egoismo umano. Come affermava Paolo sesto: “Non più la guerra, non più la guerra! La pace deve guidare le sorti dei popoli”. Questa pace, ricorda Giovanni Paolo II, non può essere costruita senza il rispetto della dignità di ogni persona, senza dialogo e amore reciproco. Ogni uomo porta nel cuore il comandamento dell'amore, che ci chiama a vedere ogni persona come un fratello.


3. Conclusione e supplica per la pace

Il Papa conclude il suo discorso invitando a riflettere sulle vittime, ma anche sulla necessità di impegnarsi per il bene dell'uomo, affinché queste tragedie non si ripetano. Chiede a tutti di pregare per la pace e la riconciliazione, invocando Dio con le parole: “Santo Dio, Santo Potente, Santo e Immortale, liberaci dalla guerra”. Un messaggio universale, che ci ricorda che la vera vittoria non sta nella forza, ma nell'amore che salva e riconcilia.

 

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