mercoledì 29 ottobre 2025

29.10 BEATA CHIARA LUCE BADANO

 

BEATA CHIARA LUCE BADANO (1971 - 1990)

 Chiara Luce Badano, morta a soli 17 anni a causa di un osteosarcoma, è ricordata per la straordinaria testimonianza di fede e gioia cristiana. Cresciuta a Sassello, in provincia di Savona, in una famiglia profondamente cattolica, fin da piccola fu educata alla preghiera e alla dedizione a Gesù, trovando ispirazione nella Madonna e nell’amore familiare. La sua adesione al movimento dei Focolari, iniziata intorno ai nove anni, consolidò in lei i valori di unità, misericordia e servizio verso gli altri.

 Sin da bambina Chiara dimostrò sensibilità verso i più bisognosi, compiendo piccoli gesti di carità e rinunce quotidiane, vedendo in ogni povero o malato la presenza di Gesù. La sua spiritualità si affinò nel corso degli anni, affrontando le difficoltà scolastiche e le incomprensioni familiari con pazienza e disponibilità. Quando a 17 anni le fu diagnosticato il tumore, Chiara reagì con un sorriso e una fiducia incrollabile in Dio, trasformando la sofferenza in un cammino di luce e di amore verso chi le stava accanto.

 La sua malattia divenne così un calvario luminoso: pur nelle sofferenze estreme, Chiara continuò a offrire conforto agli amici e alla famiglia, vivendo ogni attimo nella pienezza di Dio e preparando il proprio funerale come un incontro nuziale con Cristo. La sua morte, il 7 ottobre 1990, non segnò una sconfitta ma un trionfo della vita spirituale, testimoniando che la morte può essere superata dalla luce della risurrezione. Beatificata a Roma il 25 settembre 2010, Chiara Luce rimane esempio per i giovani di gioia, coraggio e fede autentica, mostrando come la vita, anche breve e segnata dalla sofferenza, possa essere un dono luminoso per gli altri.

 

Per noi oggi:

 La sofferenza può essere scelta come alleata, non come nemica: Chiara trasforma il dolore in luce; ci sfida a domandarci se anche noi sappiamo vedere la croce come opportunità di amore e crescita, invece che come ostacolo da evitare.

La gioia autentica nasce dal dare, non dal ricevere: la sua felicità non dipendeva dalle circostanze, ma dalla capacità di donarsi agli altri. Ci provoca a riflettere: quanto di ciò che possediamo o siamo è realmente al servizio del prossimo?

La vita breve può lasciare un’eredità eterna: Chiara dimostra che non servono decenni per cambiare il mondo; basta coerenza, amore e coraggio. Ci sfida a chiederci se stiamo vivendo come se avessimo tempo infinito, o se ogni giorno lo trasformiamo in dono.


L’importante è fare la volontà di Dio...è stare al suo gioco...
 Visse a Sassello con il padre Ruggero, camionista, e la madre Maria Teresa, casalinga. A nove anni conosce i ‘Focolarini’ di Chiara Lubich ed entra a fare parte dei ‘Gen’. Terminate le medie a Sassello si trasferisce a Savona dove frequenta il liceo classico. A sedici anni, durante una partita a tennis, avverte i primi lancinanti dolori ad una spalla: callo osseo la prima diagnosi, osteosarcoma dopo analisi più approfondite. Inutili interventi alla spina dorsale, chemioterapia, spasmi, paralisi alle gambe. Rifiuta la morfina che le toglierebbe lucidità. Si informa di tutto, non perde mai il suo abituale sorriso. Alcuni medici, non praticanti, si riavvicinano a Dio. La sua cameretta, in ospedale prima e a casa poi, diventa una piccola chiesa, luogo di incontro e di apostolato. Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con ‘lo Sposo’ e si sceglie l’abito bianco, molto semplice, con una fascia rosa. Spiega anche alla mamma come dovrà essere pettinata e con quali fiori dovrà essere addobbata la chiesa; suggerisce i canti e le letture della Messa. Vuole che il rito sia una festa. Le ultime sue parole: "Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!". Muore all’alba del 7 ottobre 1990.

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