Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 2,1-11
Chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio contro quelli che commettono tali cose è secondo verità.Tu che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità; ira e sdegno contro coloro che, per ribellione, disobbediscono alla verità e obbediscono all’ingiustizia.Tribolazione e angoscia su ogni uomo che opera il male, sul Giudeo, prima, come sul Greco; gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo, prima, come per il Greco: Dio infatti non fa preferenza di persone.
1. Paolo chiama in causa più direttamente gli ebrei e le loro scelte di vita. Le accuse generalizzate di immoralità e degrado sociale rivolte ai pagani trovavano facile accoglienza tra gli ebrei, perché giustificavano la loro certezza di essere migliori degli altri. Era difficile per Paolo CONVINCERLI CHE ANCHE LORO ERANO PECCATORI COME TUTTI. Paolo vuole smantellare l’idea che basta essere credenti nel vero Dio per essere apposto. NON BASTA CREDERE, BISOGNA ANCHE VIVERE! Il giudizio di Dio sarà sull’amore, non sulla fede.2. Paolo mette sotto ACCUSA L’ATTEGGIAMENTO DI SENTIRSI APPOSTO CON DIO, DI RITENERSI AUTORIZZATI A GIUDICARE GLI ALTRI. Solo Dio è giudice delle persone e tutti siamo sottoposti al suo giudizio, nessuno escluso. CHI SI SENTE APPOSTO È COSÌ DURO NEI GIUDIZI VERSO CHI SBAGLIA da arrivare ad accusare Dio di essere troppo buono e indulgente.3. La sicurezza di essere nel giusto, l’arroganza di sentirsi detentori e difensori della verità e della morale, può portare fino al punto di giudicare e disprezzare anche Dio, oltre che il fratello. CHI GIUDICA NON CERCA IL CAMBIAMENTO DEL FRATELLO, ma la conferma della sua bontà e la punizione di chi sbaglia. DIO INVECE NON CERCA IL MALE DELL’UOMO, MA CHE SI CONVERTA E VIVA…
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