Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 9,1-5
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
1. C’è in Paolo una grande tristezza, una continua sofferenza che lo coinvolge direttamente come ebreo: PERCHÉ GLI EBREI NON HANNO ACCETTATO GESÙ CRISTO E IL SUO VANGELO?2. Paolo afferma che vorrebbe essere lui stesso “ANATEMA” a vantaggio dei suoi fratelli. IL SUO DOLORE, testimoniato dallo Spirito Santo, È PROPRIO UN’OFFERTA DELLA SUA VITA per la salvezza dei suoi fratelli.3. Il loro rifiuto nei confronti del Figlio di Dio NON CANCELLA NULLA DELLA LORO ELEZIONE e quindi della loro posizione e missione nei confronti di tutti i popoli del mondo. Da loro proviene Cristo secondo la carne. “Egli è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli”. GESÙ È DIO…
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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 14,1-6Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Gesù non cambia la legge del sabato, ma ne denuncia la formalità e l’improprio appesantimento. Per questo, non solo Egli custodisce il precetto, ma anche lo illumina, collegandolo al principio fondamentale dell’etica cristiana, che è la carità.
È su questa strada "dall’amore alla giustizia", che dobbiamo camminare perché porta a Dio. Invece, l’altra strada, quella di essere attaccati alla legge, alle regole, dà sicurezza ma porta alla chiusura, porta all’egoismo.
Entriamo nella logica di Dio, liberiamoci dalla religiosità e dal formalismo. Facciamoci vicini a chi ha bisogno proprio come Gesù col malato di idropisia. Ricordiamoci sempre che il bene va fatto: il bene è la legge suprema che supera l’osservanza formale del sabato, anzi ne dà il senso vero.
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Gesù fa domande, prende lui l’iniziativa, pone questioni, inquieta. E spesso ci lascia senza parole, incapaci di rispondere. Forse perché amiamo le discussioni dialettiche che rimangono in superficie?
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