martedì 14 ottobre 2025

PENSA, NON DELEGARE: L’INTELLIGENZA PIÙ POTENTE SEI TU.

PENSA, NON DELEGARE: L’INTELLIGENZA PIÙ POTENTE SEI TU.

Negli ultimi anni, l'intelligenza artificiale ha fatto irruzione nel mondo dell'istruzione, portando con sé opportunità straordinarie ma anche nuove responsabilità. Jean Pouly, esperto di mediazione digitale, descrive l’arrivo di strumenti come ChatGPT come uno tsunami educativo, capace di trasformare radicalmente il rapporto tra studenti, insegnanti e conoscenza. La facilità con cui oggi gli studenti possono ottenere risposte a qualsiasi domanda ha certamente un valore immediato, ma solleva questioni profonde sullo sviluppo delle capacità cognitive e sul modo in cui pensiamo e apprendiamo.

 L'uso sistematico dell'intelligenza artificiale rischia di modificare il modo in cui il cervello elabora le informazioni. Quando ogni dubbio trova immediata soluzione tramite ChatGPT, la naturale fatica del ragionamento e della ricerca personale può venir meno. Pouly sottolinea che i bambini che delegano costantemente il pensiero a una macchina possono sviluppare una sorta di “protesi digitale”, dove la tecnologia sostituisce funzioni cognitive invece di potenziarle. L’analogia con una calcolatrice è illuminante: per un esperto matematico è uno strumento che amplifica le capacità, per chi non conosce i concetti di base diventa un sostituto del pensiero. Allo stesso modo, l’Intelligenza Artificiale può essere un ortesi cognitiva se integrata correttamente, ma rischia di diventare un freno allo sviluppo se usata come scorciatoia costante.

 Di fronte a questa rivoluzione, gli insegnanti non perdono il loro ruolo: cambiano semplicemente le modalità e le responsabilità. Il monopolio della conoscenza non esiste più; ciò che conta è la capacità di guidare, stimolare, motivare e supportare gli studenti nel costruire competenze che l’Intelligenza Artificiale non può sostituire, come il pensiero critico, la riflessione personale, la gestione delle emozioni e la creatività. Inoltre, conoscere e utilizzare correttamente l’Intelligenza Artificiale richiede abilità nuove, come scrivere prompt efficaci, selezionare fonti affidabili, integrare le informazioni con il pensiero umano: competenze preziose, ma da coltivare con equilibrio.

 Questo scenario apre anche un interrogativo più ampio: che tipo di persone stiamo formando? L’apprendimento rapido e personalizzato tramite Intelligenza Artificiale può produrre risultati concreti, ma può anche generare un’abitudine alla superficialità, alla delega e alla ricerca di scorciatoie. La sfida educativa non è solo insegnare contenuti, ma educare alla saggezza digitale, imparando a discernere quando uno strumento è utile e quando rischia di sostituire il pensiero critico. È un invito a ricordare che la conoscenza ha valore solo se è interiorizzata, analizzata e collegata ad altre idee.

 In questo contesto, genitori e insegnanti hanno un ruolo cruciale. Non si tratta di vietare la tecnologia, ma di guidarne l’uso. Leggere libri, discutere, riflettere insieme e incoraggiare la curiosità critica sono antidoti potenti contro l’atrofia cognitiva. Pouly ci ricorda che delegare costantemente al digitale significa rischiare di perdere parti essenziali del nostro pensiero: la capacità di sintetizzare, dedurre, memorizzare e orientarsi nel mondo.

In definitiva, l’avvento di ChatGPT e dell’intelligenza artificiale non è solo una questione tecnologica: è una sfida antropologica e educativa. Ci invita a riflettere su chi vogliamo diventare e su quali strumenti scegliamo di usare per crescere. L’Intelligenza Artificiale può essere un potente alleato se impariamo a usarla con consapevolezza, ma la nostra mente e il nostro pensiero rimangono, e devono rimanere, la vera fonte della nostra intelligenza. Il futuro non è solo nelle macchine: è nella capacità di mantenere vivo e attivo ciò che ci rende umani.

 

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