SANT’AMBROGIO (340-397)
Sant’Ambrogio (340-397), uno dei primi quattro Dottori della Chiesa insieme ad Agostino, Girolamo e Gregorio Magno, fu una figura decisiva per la Chiesa di Milano e per tutta la cristianità. La sua elezione a vescovo avvenne in modo sorprendente: nel 374, mentre tentava di pacificare cattolici e ariani, in conflitto dopo la morte del vescovo Aussenzio, un bambino gridò «Ambrogio vescovo!» e tutto il popolo lo acclamò. Sebbene fosse ancora catecumeno e riluttante ad accettare l’incarico, Ambrogio comprese in quel consenso la volontà di Dio e accettò.
Una volta consacrato il 7 dicembre, iniziò un intenso cammino di studio per colmare la sua formazione teologica: si immersì nelle Scritture, ispirandosi a Origene, Atanasio e Basilio Magno, e sviluppò un metodo che univa preghiera, lectio divina e insegnamento morale. Per lui la Bibbia era un “mare” inesauribile, da accostare con cuore orante. Questo stile attrasse profondamente Agostino, che arrivò a Milano scettico ma fu conquistato dalla predicazione e dalla testimonianza del vescovo e della comunità unita attorno a lui.
Ambrogio divenne anche un difensore intrepido della fede cattolica di fronte alla pressione degli ariani. Celebre fu il suo scontro con l’imperatore Valentiniano II e la madre Giustina: quando tentarono di requisire una basilica per concederla agli ariani, Ambrogio si barricò all’interno con i fedeli, pronto a dare la vita pur di non cedere la chiesa. Durante quei giorni introdusse il canto antifonale, una delle sue innovazioni liturgiche che segnò per sempre il Rito ambrosiano.
La sua fermezza non era frutto di rigidezza, ma di profonda carità. Aveva donato ai poveri i suoi beni e non esitava a richiamare anche i potenti: lo fece con l’imperatore Teodosio, responsabile della strage di Tessalonica, che accettò la penitenza pubblica indicata dal vescovo. Ambrogio ribadì sempre l’autorità della Chiesa fondata su Pietro e fu decisivo nella difesa del papa Damaso.
Nei suoi scritti espresse una teologia cristocentrica e una grande devozione mariana, invitando i fedeli a imitare la fede della Vergine: “tutte le anime generano Cristo”, diceva, sottolineando che la Parola deve essere accolta nella vita. Morì nel Sabato Santo del 397, pregando con le braccia aperte in forma di croce. È patrono di apicoltori, prefetti, vescovi, della Lombardia e di Milano.
PER NOI OGGI
Chi guida la Chiesa oggi è disposto, come Ambrogio, a perdere prestigio, sicurezza e consenso pur di difendere la verità e la comunità? La sua fermezza davanti a un imperatore mette in crisi ogni forma di clericalismo o di ricerca del quieto vivere.
Le nostre comunità saprebbero ancora restare unite, pronte a “barricarsi insieme” non per difendere muri, ma la fede e la fraternità? L’episodio della basilica occupata rivela una Chiesa che vive come un solo corpo.
Cosa rimane della lectio divina nella vita dei cristiani? Ambrogio ricorda che senza preghiera e ascolto della Parola non c’è vera conversione, né per i fedeli né per i pastori.
Memoria di sant’Ambrogio, vescovo di Milano e dottore della Chiesa, che si addormentò nel Signore il 4 aprile, ma è venerato in particolare in questo giorno, nel quale ricevette, ancora catecumeno, l’episcopato di questa celebre sede, mentre era prefetto della città. Vero pastore e maestro dei fedeli, fu pieno di carità verso tutti, difese strenuamente la libertà della Chiesa e la retta dottrina della fede contro l’arianesimo e istruì nella devozione il popolo con commentari e inni per il canto.
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