mercoledì 10 dicembre 2025

10.12 BEATA VERGINE MARIA DI LORETO

BEATA VERGINE MARIA DI LORETO

 La memoria liturgica del 10 dicembre celebra la traslazione miracolosa della Santa Casa di Nazaret, che secondo la tradizione nel 1294 fu trasportata dagli angeli nel territorio delle Marche, allora parte dello Stato Pontificio. L’evento non fu isolato: la Casa aveva già lasciato Nazaret nel 1291, quando la Palestina era sotto i Turchi Selgiuchidi, i quali minacciavano gravemente sia i cristiani sia i luoghi santi. Per proteggere la dimora in cui Maria era nata e dove avvenne l’Annunciazione — il punto preciso dell’Incarnazione del Verbo — gli angeli la traslarono prima a Tersatto, in Dalmazia, dove rimase per tre anni e sette mesi, e poi nelle Marche.

 Tra il 1294 e il 1296 la Casa venne spostata più volte nel raggio di pochi chilometri, a causa sia dei briganti sia delle pretese di due nobili che cercavano di appropriarsene. Alla fine gli angeli la posero al centro della strada che da Recanati conduceva al porto, costringendo le autorità civili a deviare il tracciato. Su quel luogo sorse Loreto, attorno alla Santa Casa che da oltre sette secoli è meta di un flusso ininterrotto di pellegrinaggi, fino a farne uno dei principali santuari mariani del mondo.

 L’evento della traslazione è stato oggetto di molti studi archeologici, storici e scientifici condotti sia a Nazaret sia a Loreto. Le ricerche del francescano Bellarmino Bagatti, dell’archeologo Nereo Alfieri, dell’ingegnere Nanni Monelli e di altri studiosi hanno messo in luce elementi difficilmente spiegabili senza un intervento soprannaturale. La Santa Casa, infatti, è composta da tre pareti che combaciano perfettamente con le fondazioni rimaste a Nazaret, dove per secoli i cristiani venerarono la dimora della Vergine. Le pietre sono palestinesi, lavorate con tecniche locali del primo secolo; in Italia non esistevano cave di quella pietra, né l’uso edilizio della porta sul lato lungo o l’orientamento caratteristico delle abitazioni giudaiche.

 Particolarmente significativo è lo studio sulla malta che unisce le pietre: si tratta di un composto di gesso e carbone di legna tipico della Palestina e mai utilizzato nelle Marche. La sua perfetta uniformità in ogni punto esclude che le pietre siano state smontate e riassemblate da mano umana, poiché si sarebbe rilevata una differenza nella composizione chimica. Sulle pietre, inoltre, sono incisi graffiti e iscrizioni cristologiche simili a quelli ritrovati a Nazaret risalenti ai primissimi secoli.

 Questi dati, insieme alla continuità della tradizione e alla testimonianza secolare del popolo cristiano, portano a una conclusione sostenuta dalla fede illuminata dalla ragione: la Santa Casa di Loreto è realmente la casa di Nazaret, traslata miracolosamente. Davanti a questo segno straordinario — la casa stessa dell’Incarnazione — Giovanni Paolo II ricordava che essa è “la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio”, un luogo che tocca la storia di ogni uomo.

 

PER NOI OGGI

 Crediamo ancora che Dio possa intervenire nella storia in modo reale e non solo simbolico? La traslazione della Santa Casa mette in crisi la nostra fede assuefatta al razionalismo.

 Viviamo l’Incarnazione come un mistero concreto o come una semplice verità religiosa? Se Dio ha abitato una casa, allora vuole abitare anche la nostra vita quotidiana, così com’è.

 Siamo capaci di custodire i luoghi santi della nostra fede come ha fatto la Tradizione, o abbiamo perso il senso del sacro? Loreto ci domanda se trattiamo ancora il cristianesimo come una storia vera o solo come un patrimonio culturale.


Il Santuario di Loreto è sorto nel luogo in cui, secondo la leggenda, la dimora di Maria Vergine sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli. Questo santuario risale al IV secolo, ed è uno dei più antichi. Anche oggi questa basilica è meta di continui pellegrinaggi, e considerata la “Lourdes italiana. La convinzione di questa miracolosa traslazione ha spinto papa Benedetto XV a costituire la Beata Vergine di Loreto “Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronautici”.

 

NELLO STESSO GIORNO:
BEATO ARSENIO DA TRIGOLO (GIUSEPPE ANTONIO MIGLIAVACCA) SACERDOTE CAPPUCCINO, FONDATORE
Trigolo, Cremona, 13 giugno 1849 – Bergamo, 10 dicembre 1909
Giuseppe Antonio Migliavacca, nato a Trigolo in provincia di Cremona, entrò nel seminario diocesano di Cremona nel 1863 e fu ordinato sacerdote nel 1874. L’anno successivo passò alla Compagnia di Gesù, ma fu costretto a lasciarla per ordine dei superiori. Nel 1892 fu incaricato dall’arcivescovo di Torino di seguire un gruppo di aspiranti suore: fu quello il nucleo delle Suore di Maria SS. Consolatrice, che dal 1898 ebbero il noviziato e la Casa madre a Milano. Dopo ulteriori traversie, padre Migliavacca dovette dimettersi dal governo della sua fondazione: entrò quindi tra i Cappuccini col nome di padre Arsenio Maria. Ammalato di arteriosclerosi, morì il 10 dicembre 1909 nell’infermeria del convento cappuccino di Bergamo, a 60 anni.


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