BEATA MARIA VERGINE DI GUADALUPE
La devozione a Nostra Signora di Guadalupe nasce dalle apparizioni avvenute nel dicembre 1531 al povero indio Juan Diego Cuauhtlatoatzin, sul colle del Tepeyac, vicino a Città del Messico. Il 12 dicembre, giorno decisivo degli eventi, l’immagine della Vergine si impresse miracolosamente sulla tilma di Juan Diego nel momento in cui egli, su richiesta della Santa Madre, la dispiegò davanti al vescovo Juan de Zumárraga. Da quel giorno la tilma, fatta di fibre d’agave e teoricamente destinata a deteriorarsi in poche decine d’anni, è rimasta intatta e custodita nel santuario guadalupano, diventato uno dei più visitati al mondo e centro spirituale dell’identità del popolo messicano.
Maria chiese di essere venerata con il nome di “Santa Maria di Guadalupe”, nome già presente nella tradizione spagnola e familiare ai missionari iberici. In questo si intravede un disegno provvidenziale: unire il Vecchio e il Nuovo Mondo nella fede, favorendo l’accoglienza del messaggio cristiano sia da parte degli indigeni sia da parte degli evangelizzatori. Il volto meticcio della Vergine, apparso in un tempo in cui i meticci erano quasi inesistenti, rappresenta una profezia sulla nascita del popolo messicano e, più in generale, sull’incontro tra culture chiamate a diventare un solo popolo in Cristo.
La tilma mostra Maria vestita di una tunica rosa ricoperta di fiori, cinta da una fascia scura che presso gli aztechi indicava la gravidanza: un messaggio immediato che annunciava il Figlio di Dio a un popolo che non conosceva ancora il Vangelo. Il manto azzurro, pieno di stelle, e la donna rivestita di sole con la luna sotto i suoi piedi richiamano il capitolo 12 dell’Apocalisse. L’immagine è un compendio di evangelizzazione attraverso i simboli, un capolavoro di inculturazione.
Numerosi studi scientifici, dal XVII secolo a oggi, hanno avvalorato il carattere acheropita dell’immagine, cioè non prodotta da mano umana. Nel 1666 un’équipe di pittori e studiosi verificò l’assenza di fondo pittorico sul tessuto, fatto che rendeva impossibile la sopravvivenza di un dipinto esposto per oltre un secolo e senza adeguate protezioni. Nel 1756 Miguel Cabrera confermò che l’immagine non risulta dipinta con alcuna tecnica nota e che i colori sembrano incorporati nelle fibre. Esperimenti successivi, come quello del 1788 con una copia su agave deteriorata in otto anni, evidenziarono la singolarità della tilma originale.
Nel 1936, il futuro Nobel Richard Kuhn analizzò due fili della tilma, scoprendo l’assenza totale di pigmenti di origine animale, vegetale o minerale. Studi a infrarossi del 1979 realizzati da Philip Serna Callahan mostrarono che gli unici ritocchi umani riguardano elementi accessori (argento, oro, nuvole), mentre il volto, il manto e la tunica risultano inspiegabili per la scienza. Nello stesso anno José Aste Tonsmann ingrandì digitalmente gli occhi della Vergine, ritrovandovi l’immagine riflessa della scena del miracolo: Juan Diego, il vescovo e i presenti, visibili nelle iridi secondo il principio ottico dell’occhio umano.
Un ulteriore studio astronomico dell’osservatorio Laplace di Città del Messico mostrò che le stelle del manto corrispondono esattamente alla volta celeste del solstizio d’inverno del 1531, ma viste da una prospettiva “esterna”, cioè come se l’osservatore fosse al di sopra del cielo stesso.
Nostra Signora di Guadalupe è oggi patrona del Messico e di tutta l’America. La sua immagine continua a essere un richiamo a Dio, un segno di tenerezza materna e un invito alla conversione.
PER NOI OGGI
La scienza può aprire spiragli alla fede, se non ha paura della verità. La tilma sfida ogni spiegazione naturale: siamo disposti a lasciarci interrogare dai segni di Dio, invece di neutralizzarli con lo scetticismo?
Maria evangelizza più con la bellezza che con le parole. In un tempo in cui tutto diventa dibattito sterile, la Vergine propone un annuncio che parla al cuore, non al rumore mediatico. Quanto spazio diamo alla bellezza nel nostro cammino di fede e nella missione?
Guadalupe è un appello all’unità dei popoli e della Chiesa. Il volto meticcio della Madre ci provoca: siamo davvero comunità che includono, che abbracciano, che fanno spazio all’altro? O preferiamo proteggere identità chiuse e confini spirituali?
Beata Maria Vergine di Guadalupe in Messico, il cui materno aiuto il popolo dei fedeli implora umilmente numeroso sul colle Tepeyac vicino a Città del Messico, dove ella apparve, salutandola con fiducia come stella dell’evangelizzazione dei popoli e sostegno degli indigeni e dei poveri.
📲 I MIEI SOCIAL:
Instagram: https://www.instagram.com/rzambotti/ Facebook: https://www.facebook.com/renzo.zambotti.12/ Blogspot: https://renzozambotti.blogspot.com/ TikTok: https://www.tiktok.com/@renzozambotti
Nessun commento:
Posta un commento