mercoledì 24 dicembre 2025

24.12 SANTA PAOLA ELISABETTA (COSTANZA) CERIOLI

PAOLA ELISABETTA CERIOLI

 Paola Elisabetta Cerioli, nata Costanza Cerioli nel 1816 a Soncino (Cremona), crebbe in una famiglia devota e obbediente. A undici anni fu mandata a studiare in un educandato salesiano ad Alzano (Bergamo): un’esperienza segnata da solitudine e sofferenza, attraverso cui imparò a confidare profondamente in Dio. Tornata a casa, seguì docilmente i desideri dei genitori e a diciannove anni sposò un uomo molto più anziano, di cinquantotto anni, residente a Comonte di Seriate. Dal matrimonio nacquero quattro figli, tre morti precocemente; l’unico sopravvissuto più a lungo, Carlo, morì a sedici anni lasciandole parole profetiche: «Dio ti darà tanti altri figli».

 La morte del figlio e poi del marito la precipitarono, a trentanove anni, in una profonda crisi interiore. Tuttavia, guidata da Mons. Alessandro Valsecchi e poi dal vescovo Pietro Luigi Speranza, intraprese un autentico discernimento spirituale, trasformando la sua sofferenza in ricerca del senso e nella domanda su ciò che Dio volesse da lei. Nelle sue lettere parla di sé come di una “pecorella traviata” desiderosa di «riparare a una vita fredda e indifferente» dopo il castigo del dolore.

 La contemplazione della Santa Famiglia e dell’Addolorata, insieme alla protezione spirituale di san Giuseppe, illuminarono le parole del figlio morente: non altri figli biologici, ma una maternità più grande e universale. Questa intuizione generò in lei una nuova carità: soccorreva quotidianamente poveri e malati, mentre maturava il desiderio di dedicarsi ai bambini più soli e abbandonati. La sua azione, sempre più intensa e organizzata, sfociò nella nascita delle prime esperienze comunitarie e nell’accoglienza dei piccoli “senza avvenire”, come nella casa di Gromo.

 Paola Elisabetta comprese presto che non bastava salvare, bisognava anche educare. Per questo mise al centro la famiglia come luogo di crescita e di prevenzione della miseria morale e materiale. Indicò alle sue religiose l’alta responsabilità educativa: essere madri e maestre, formando le bambine e i bambini con amore, saggezza e fermezza cristiana. Intorno a lei, le case e le scuole delle Suore e dei Fratelli della Sacra Famiglia crebbero con lo scopo di ricostruire la società a partire dai suoi legami più vulnerabili.

 Dopo dieci anni di intensa attività caritativa, educativa e fondativa, morì il 24 dicembre 1865, non ancora cinquantenne. Aveva appena avviato le sue opere, ma aveva già posto le fondamenta di una maternità sociale ed ecclesiale che, fedele alla profezia del figlio Carlo, avrebbe generato “tanti altri figli”, i più poveri e dimenticati della sua epoca.

 

PER NOI OGGI

 La sofferenza ci chiude o ci apre? Madre Cerioli non ha trasformato il dolore in vittimismo, ma in missione. Oggi, siamo capaci di lasciarci convertire dalle nostre ferite?

 Crediamo ancora nel potere educativo della famiglia? Lei ha ricostruito vite cambiando il modo di essere genitori, maestri, adulti. Noi, che spesso deleghiamo tutto, sappiamo ancora educare con responsabilità e amore?

 Chi sono i “figli” che Dio ci affida oggi? Forse non quelli che scegliamo, ma quelli che la vita ci mette davanti: soli, poveri, invisibili. Li riconosciamo o li lasciamo ai margini?


Laica, madre di famiglia, morti prematuramente tutti i figli e rimasta poi vedova, impegnò risorse e forze nell’istruzione dei figli dei contadini e degli orfani senza speranza di futuro e visse nel Signore le gioie di madre, fondando a Bergamo l’Istituto delle Suore e la Congregazione dei Padri e dei Fratelli della Sacra Famiglia



A Roma, commemorazione di santa Tarsilla, vergine, della quale san Gregorio Magno, suo nipote, loda l’assidua preghiera, il rigore di vita e il singolare spirito di penitenza.

 http://www.santiebeati.it/dettaglio/83050


📲 I MIEI SOCIAL:

Nessun commento:

Posta un commento