domenica 14 dicembre 2025

14.12 SAN GIOVANNI DELLA CROCE

SAN GIOVANNI DELLA CROCE, SACERDOTE E DOTTORE DELLA CHIESA, CARMELITANO SCALZO

 San Giovanni della Croce (1542-1591), definito «il più santo dei poeti e il più poeta dei santi» e noto come Doctor Mysticus, è uno dei più grandi maestri della mistica cristiana. La sua dottrina unisce profondità contemplativa e concretezza evangelica, maturata attraverso la collaborazione con santa Teresa d’Avila nella riforma del Carmelo e attraverso prove durissime che lo plasmarono interiormente.

 Nato in una famiglia poverissima della Castiglia, Giovanni sperimentò fin da giovane la fatica della vita: orfano di padre, sostenne la madre con piccoli lavori finché poté studiare con i gesuiti a Medina del Campo. Nel 1563 entrò tra i Carmelitani e studiò teologia a Salamanca, ma rimase inquieto per la mitigazione della regola carmelitana. Stava pensando di farsi certosino quando, nel 1567, incontrò Teresa d’Avila. L’incontro fu decisivo: Teresa vide in lui un’anima di grande profondità e lo invitò a unirsi alla riforma del ramo maschile «per la maggior gloria di Dio». Giovanni aderì e ne divenne un pilastro, tanto che Teresa stessa affermò: «Era così buono che ero io a dover imparare da lui».

 La fondazione dei Carmelitani Scalzi provocò tensioni con i Carmelitani “calzati”, legati alla regola mitigata. Nel 1577 le ostilità degenerarono: Giovanni fu arrestato ingiustamente e rinchiuso in un duro carcere per otto mesi. Lì subì violenze, privazioni e umiliazioni, ma proprio in quella notte fisica e spirituale nacquero alcune delle sue opere più alte: poesie mistiche e il nucleo del Cantico spirituale, in cui l’anima, cercando lo Sposo, attraversa le purificazioni che conducono al «possesso di Dio».

 Dopo la liberazione, Giovanni continuò l’opera riformatrice e completò i commenti al Cantico spirituale, alla Salita del Monte Carmelo e alla Notte Oscura. In queste opere descrive come l’anima venga trasformata da Dio attraverso due purificazioni: la «notte dei sensi», che consiste nel distacco da ciò che impedisce l’amore, e la più profonda «notte dello spirito», dove Dio stesso purifica l’intelletto, la memoria e la volontà tramite la fede, la speranza e la carità. Solo chi accetta di essere lavorato dalla grazia può giungere alla cima del Monte Carmelo, simbolo della piena unione con Dio.

 La mistica di Giovanni è centrata sulla Trinità e sull’Incarnazione: «Il Padre pronunciò una Parola, che fu suo Figlio, e sempre la ripete in un eterno silenzio». Perciò l’anima deve imparare a fare spazio, a custodire il silenzio, ad ascoltare. La santità per Giovanni non è fuga dal mondo, ma trasfigurazione: un sì radicale che permette allo Spirito Santo di compiere l’opera più vera.

 Morto nel 1591, fu proclamato dottore della Chiesa nel 1926. È patrono dei poeti spagnoli e dei mistici, e continua a guidare chi cerca Dio attraverso la fede nuda, il silenzio interiore e il coraggio di attraversare le proprie notti.

 

PER NOI OGGI

 Forse non cresciamo nella fede perché fuggiamo ogni “notte”. Giovanni ci dice che le oscurità non vanno evitate ma abitate con fiducia: oggi siamo capaci di restare quando tutto si fa buio?

 Siamo pieni di parole, ma incapaci di ascoltare il Silenzio che parla. Viviamo immersi nel rumore: quale spazio reale lasciamo alla Parola pronunciata dal Padre, che chiede solo di essere ascoltata nell’interiorità?

 Cerchiamo una religione consolante, non trasformante. Giovanni ci ricorda che la santità costa: richiede rinunce, purificazioni, verità su noi stessi. Siamo ancora disposti a un cammino che brucia ciò che è superfluo per farci diventare liberi?


Memoria di san Giovanni della Croce, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e dottore della Chiesa, che, su invito di santa Teresa di Gesù, fu il primo tra i frati ad aggregarsi alla riforma dell’Ordine, da lui sostenuta tra innumerevoli fatiche, opere e aspre tribolazioni. Come attestano i suoi scritti, ascese attraverso la notte oscura dell’anima alla montagna di Dio, cercando una vita di interiore nascondimento in Cristo e lasciandosi ardere dalla fiamma dell’amore di Dio. A Ubeda in Spagna riposò, infine, nel Signore.

 

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